Il leggendario film che consacrò definitivamente la carriera di Eddie Murphy compie 40 ed ebbe uno sviluppo del tutto particolare

Un reportage di difficile collocazione a FreeTopix Magazine, oggi. Non è la prima volta, d’altronde, e non sarà l’ultima. Eppure, come potrete ben notare già da questa prima parte, questo ennesimo appuntamento, diviso come sempre in più parti, trova la sua origine in diversi ‘generi’, per non dire in diverse rubriche, del nostro giornale online. Il punto, però, è un altro: questo reportage anticipa, indirettamente, l’inaugurazione di un altro enorme contenitore che, tradizionalmente, prende il via il mese che sta per arrivare.

Avete già intuito di cosa si tratta, ma questa volta vogliamo rimanere sul vago per non svelare subito tutto e farvi rimanere nella suspense più totale, come sempre; perché anche in questo senso, rispetto all’anno passato, ci sono innumerevoli variazioni. Ma adesso, però, mettetevi comodi perché, come sempre, andremo con ordine, partendo, però, da un presupposto.

Da una sorta di giusta premessa o anche di giusta considerazione introduttiva e, allo stesso tempo, anche interrogativa: sapete una cosa, cari lettori? Questa storia di cinema ha davvero dell’incredibile e trae la sua origine da un quesito semplice e che, allo stesso tempo, contempla una situazione quasi impossibile, una sorta di vero paradosso del grande schermo.

Ossia: è veramente possibile che lo sviluppo di un soggetto cinematografico determini la realizzazione di ben due film distinti e separati? Due opere cinematografiche che, nello stesso tempo, hanno fatto storia, diventando assoluti manifesti di un decennio in particolare? Da queste due domande la risposta che emerge è imprevedibilmente positiva. Due quesiti che, qualche tempo addietro, avrebbero dovuto innescare o per meglio dire inaugurare uno dei primi appuntamenti per una sotto rubrica appartenente a ‘Forever 80s’.

Infatti, in alcuni punti la storia che vi stiamo per raccontare, in quello che doveva essere il primissimo e ulteriore appuntamento introduttivo di ‘1987: Un’ottima annata’, veniva svelata o, per coloro che già la conoscono, quanto meno ricordata. Alla fine ‘1987: Un’ottima annata’ non proseguì, tranne per questo incontro di idee prettamente cinematografiche.

Scherzando si potrebbe iniziare con la famosa frase di apertura: ‘Tutto ebbe inizio’ nell’anno 1977; dunque, negli indimenticabili anni ’70. Siamo a Hollywood e si sa che sotto quella collina tutto, ma proprio tutto, può diventare possibile. Forse è anche per questo che i due film prendono forma attraverso la stessa idea. Il 1977, d’altronde, è anche l’anno di altrettante iconiche pellicole: ‘La Febbre del sabato sera’ e ‘Guerre Stellari’, il primo in assoluto della saga ideata da George Lucas.

In quei dodici mesi venne sviluppato il soggetto di un film che, inizialmente, avrebbe dovuto intitolarsi ‘Beverly Drive’, il cui sviluppo della sceneggiatura terminò solamente quattro anni più tardi, nel 1981. Lo script passò tra le mani di due persone in particolare, due produttori; uno di loro oggi è conosciutissimo anche nel mondo delle serie tv. La loro carriera ebbe inizio, rispettivamente, in epoche differenti e a quanto sembra, andando a ritroso nel tempo, le loro forze si unirono per poter permettere la realizzazione di un blockbuster musicale diventato un vero e proprio cult del decennio del 1980, si tratta di: Don Simpson, che scomparve nel 1996 in seguito ad un attacco di cuore, e di Jerry Bruckheimer, il futuro produttore della fortunatissima serie ‘Csi- Scena del crimine’.

Se il secondo fece il suo esordio, nel mondo della produzione cinematografica, con la trasposizione del romando di Raymond Chandler, ‘Addio mia amata’, nel 1975 e dal titolo: Marlowe, Investigatore Privato, in cui l’iconico antieroe, ideato dallo scrittore statunitense scomparso nel 1959, aveva il volto di Robert Mitchum; Don Simpson, invece, legò il suo nome, insieme al collega, nel mondo della produzione cinematografica, direttamente nel 1983 con ‘Flashdance’, dopo una piccola parentesi di attore e sceneggiatore. Parentesi durante verso la seconda metà degli anni ’70 l’inizio del decennio successivo con titoli come: ‘Cannonball’ e ‘Aloha, Bobby and Rose’.

E per quanto concerne Jerry Bruckheimeir? Dopo il 1975 quali altri film produsse prima di ‘Flashdance’: La Bandera – Marcia o muori, del 1977; American Gigolò, del 1980; Strade violente, del 1981, e L’ospedale più pazzo del mondo, del 1982. Come avete notato, tra questi quattro titoli spicca il famoso film con Richard Gere.

Ma torniamo alla sceneggiatura: dopo una prima lettura i due decisero, quasi nell’immediato, che il ruolo da protagonista sarebbe dovuto andare a Mickey Rourke, ancora lontano dal successo mondiale di ‘Nove settimane e mezzo’; nonostante ciò, si era fatto notare con pellicole come ‘1941 – Allarme a Hollywood’, ‘Dissolvenza in nero’ e ‘I cancelli del cielo’. Mickey accettò firmando un contratto in esclusiva per 400.000 dollari e a questo punto, chiederete voi, tutto fatto? No.

Non si conosce il motivo, ma i tempi di lavoro si allungarono il più del dovuto e il buon Mickey diede il benservito ai due produttori. Sganciandosi dall’impegno preso e accettando un altro progetto cinematografico più veloce da realizzare: ‘Brivido caldo’.

Fu proprio a causa dell’uscita di scena dello stesso Rourke che da un soggetto vennero realizzati due opere cinematografiche totalmente differenti l’una dell’altra; un fatto curioso, un fatto prodromico per la nascita dell’altro film che più avanti sveleremo. Capitò che per gioco, non si sa se dovuto alla goliardia di Simpson o del suo collega Bruckheimer o addirittura della stessa Paramount che distribuì il futuro progetto, che venne contattato per scherzo nientepopodimeno che Sylvester Stallone.

L’attore italo-americano, in quel periodo, era già leggenda vivente per i tre film di Rocky, per il primo Rambo e che si stava apprestando a preparare, sempre per la saga dedicata al pugile di Philadelphia, il quarto episodio, quello più iconico di tutto il franchise. Per sorpresa sia di Don Simpson, sia di Jerry Brucheimer e della stessa Paramount, Sly accettò.

Accettando di prendere parte al progetto, Stallone, non solo mostrò tutto il suo impegno professionale ma decise, senza mezzi termini, di modificare diverse sequenze scritte all’interno della sceneggiatura. Risultato? L’elemento principale, quello della commedia, sparì completamente. Il ruolo di alcuni personaggi, chiave, all’interno della trama furono radicalmente modificati. Persino il cognome del protagonista venne mutato radicalmente. Diciamo che l’attore nato il 6 luglio del 1946 non era nuovo a questo tipo di episodi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *