Continua la nostra tappa di avvicinamento al giorno del compleanno di Bud Spencer

Nel celebrare i novantacinque anni del nostro mito non basta, però, soffermarsi sulle dichiarazioni di Giuseppe Pedersoli, non basta ricordare per filo e per segno tutte le tappe fondamentali di una lunga vita in cui il successo, personale ovviamente, è stato costruito pezzo dopo pezzo, passo dopo passo, raggiungendo anche certi traguardi forse neanche mai pensati; mai neanche ipotizzati durante i suoi primi anni di vita. Per esempio, l’idea di una carriera cinematografica non lo aveva mai sfiorato seriamente.

La leggenda è ormai risaputa: all’inizio si avvicinò a quel mondo, molto probabilmente, per semplice curiosità, poi si ritrovò a pagare alcune cambiali e per questo si ritrovò a recitare, prima solo come comparsa, e poi come attore protagonista nel film che, alla fine, gli cambiò la vita. Prima di tutto questo, però, prima delle commedie con le risse, prima dell’avvento di Terence Hill, prima del girovagare anche in giro per il mondo, facendo i lavori più disparati, tra cui anche il bibliotecario in un paese Sudamerica, ciò che gli cambiò la vita, molto probabilmente, fu l’attività sportiva.

Esattamente, quell’attività agonistica legata al nuoto che tantissime soddisfazioni gli fece conquistare negli anni ’50. Di lui, in tutti questi anni e soprattutto come egli non perdeva occasione di ricordare durante le interviste con domande che andavano a far riemergere quel suo passato, non è stato solamente un campione di nuoto, per ben due volte olimpico, ma anche un giocatore di pallanuoto. Su questo Giuseppe Pedersoli ci risponde così:

Da quello che diceva papà l’esperienza e la carriera sportiva era stata la parte più importante della sua vita. Senza nostalgia diceva che i venti anni di sport gli avevano dato la struttura non solo fisica, ma anche psicologica e morale per poi mettere le basi per tutta la sua vita e anche per il lavoro successivo. Ovviamente era stato importante non solo da un punto di vista fisico, ma anche per quanto riguarda gli sport di squadra, sia quello della pallanuoto e sia quello del rugby che aveva fatto molti anni ottenendo grandi successi era riuscito a comprendere quali erano i segreti dello sport che poi erano i fondamenti della vita futura, che poi la carriera di uno sportivo finisce relativamente presto e abbiamo tanti esempi di tante star dello sport che a trenta, trentacinque anni non hanno più uno scopo, non sanno più dove andare e magari sbandano. Lui, invece ha potuto applicare sia fisicamente e sia in maniera etica i principi dello sport nel lavoro che ha fatto successivamente nel cinema e diceva che per lui era la cosa più importante. Poi soprattutto sosteneva che i successi nello sport sono quelli meritati dallo sportivo, quelli del cinema e della televisione sono quelli che ti decreta il pubblico che un giorno può passare ad un altro mito e che si possono dimenticare di te. Per fortuna non si sono ancora dimenticati”.

Noi ovviamente aggiungiamo che vista la popolarità che ha conquistato nel tempo sarà molto, ma molto difficile che le persone comuni si dimenticheranno di Bud Spencer o di Carlo Pedersoli e cosa è stato in vita e dentro allo schermo cinematografico. Ormai, è un’icona, è un mito, una leggenda che, rispetto a tanti altri che sono diventati punti di riferimento ma che ad un certo punto si sono persi per strada, comprovate e anche e soprattutto dalle parole del figlio, lui è stato, di sicuro in maniera del tutto involontaria, un esempio da tener presente e da seguire.

Nelle risposte precedenti si è anche fatto menzione a come lui si identificava o comunque si autodefiniva: ‘non sono un attore, sono un personaggio’, le cui caratteristiche sono state ampiamente ricordate e specificate da Giuseppe Pedersoli; caratteristiche che sono emerse nel corso degli anni, sia con piccole comparsate e sia con ruoli sempre più importanti, che hanno fatto si di considerarlo come un ‘attore anomalo’. Un attore capace, dunque, di essere sé stesso prendendo spunto dal suo lato più ‘giocherellone’.

Eppure, se quando pensiamo a Bud Spencer, la prima cosa che ci viene in mente sono, appunto, le indimenticabili risse da cartone animato, non bisogna dimenticare che ha preso parte, all’inizio della sua carriera anche a pellicole, come si diceva un tempo, cosiddette serie:

Beh nella realtà ne ha fatti alcuni, forse nella realtà non era entrato nella coscienza di cosa significava il suo personaggio per il pubblico perché fece ‘Torino Nera’ con Lizzani; 4 mosche di velluto grigio di Dario Argento e ha fatto un film con Montalto e poi a fine carriera ha fatto ‘Cantando dietro i paraventi’ di Ermanno Olmi che per lui è stata una bellissima esperienza e che ha permesso sia a lui, che a Terence, di ricevere, dopo tanti anni, un David di Donatello alla carriera che è stato molto emozionante per loro e anche per Olmi”.

Anche la risposta successiva è abbastanza esaustiva in tal senso:

Ma papà usava sempre quello slogan ironico (con il quale abbiamo aperto il reportage) ma aveva fatto tanti mestieri mai pensando di diventare nel ’67, anche avendo fatto qualche breve e piccola esperienza in gioventù perché aveva lavorato in ‘Siiluri umani’ quando era ancora un nuotatore, addirittura aveva fatto anche un piccolo ruolo in ‘Annibale’ nel 1959, in cui c’era anche Terence ma non si erano mai incontrati e conosciuti. Quindi di mestieri ne aveva fatti tanti e la fortuna ha voluto che la telefonata di Colizzi avvenne in un periodo estivo in cui, evidentemente, tutte le altre attività erano rallentate, e anche grazie alle insistenze dello stesso Giuseppe Colizzi, il quale lo aveva ammirato per la sua attività sportiva perché se lo ricordava come un grande, grosso e prestante, alla fine cedette alla pressione di Colizzi in quello che fu il primo film che fu ‘Dio perdona e io no’ che fu un grandissimo successo abbastanza inaspettato e che non apparteneva alla commedia di Barboni e che aprì una trilogia formata da ‘Dio perdona e io no’, ‘I quattro dell’ave Maria’ e ‘La collina degli stivali’ già con Terence Hill perché c’era stato quell’incidente in Almeria, dove Terence Hill prese il posto di un altro attore che si era infortunato e così nacque per un bellissimo scherzo del destino una coppia indimenticabile”.

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