Era il 31 ottobre del 1929 a Napoli nel quartiere di Santa Lucia, nella sua vita aveva fatto tutto

Durante una delle ultime interviste disse di sé stesso: ‘Nella vita ho fatto tutto, tutto; tranne due cose: il ballerino d’opera e il fantino d’ippica’. Non aveva tutti i torti, se si osserva attentamente il suo lunghissimo percorso professionale il campione di nuoto olimpico Carlo Perdersoli, che ad un certo punto della sua vita decise di non rovinare il suo nome nel mondo del cinema scegliendo l’altrettanto e leggendario pseudonimo Bud Spencer, aveva veramente fatto di tutto. In merito a questa sua dichiarazione ci teniamo ad aggiungere che sembra una frase fatta, un pensiero condito di retorica, ma sappiamo e sapete anche voi cari lettori che non è così.

Per tornare a parlare di lui, della sua storia, del suo mito e della sua leggenda, però, non ci piace partire dalla fine; dagli ultimi anni o dal suo ultimo periodo di vita, no. Pensiamo che sia più giusto iniziare questo lungo racconto, questo lungo reportage da una data in particolare, un giorno in cui è diventato importante anche per il nostro cinema e quello internazionale; una giornata che ci ha convinto fin da subito nel realizzare questa nuova serie di appuntamenti dedicata al nostro beniamino più famoso e che non vogliamo smettere di ricordare, Bud Spencer, appunto.

Per essere precisi, però, si tratta di una data o di una giornata fortemente legata ad un anniversario particolare e voi sapete, cari lettori, quanto, a FreeTopix Magazine, ci teniamo per gli anniversari; specialmente e soprattutto quando un personaggio così tanto amato avrebbe raggiunto, nella settimana che si sta per affacciare, quota 95 anni.

Carlo Pedersoli o Bud Spencer, come meglio preferite, era nato il 31 ottobre del 1929 a Napoli, nel quartiere di Santa Lucia, dietro alla celebre Piazza Plebiscito. La leggenda, le cronache dell’epoca, vogliono che in quello stesso quartiere venne al mondo anche un altro grande napoletano, Luciano de Crescenzo. Ma questa, però, è anche un’altra storia che vi racconteremo più avanti e che, per sommi capi e in qualche modo, si incrociano per un momento per poi imboccare direzione diverse.

Ma questo viaggio nel tempo non potevamo farlo da soli, non potevamo realizzare questo reportage senza aver incontrato qualcuno che Bud Spencer, in modo particolare e in vita, ha avuto la fortuna di conoscerlo bene, di lavorarci insieme e che, in altre occasioni, abbiamo anche avuto la fortuna d’incontrare, come anche questa volta occasione, che si è concesso pazientemente alle nostre domande, alla nostra voglia di ricordare quello che è stato semplicemente per lui suo padre: il produttore, regista e sceneggiatore Giuseppe Pedersoli.

È naturale, per dire anche logico e scontato chiedergli, inaugurando l’intervista, che ricordi avesse di lui, rischiando, quasi sicuramente, di entrare nel privato, di varcare quella soglia che, solitamente, noi del giornale, non facciamo mai e poi mai. Non è solo la curiosità e anche un modo per cercare di scoprire un Bud Spencer lontano da quel mondo in cui si è fatto conoscere e in cui lo abbiamo ammirato un’infinità di volte attraverso i suoi film, attraverso le sue celeberrime scazzottate. Ma Giuseppe Pedersoli, nel risponderci, va ben oltre quello che vogliamo farvi scoprire noi a poco a poco a partire già da questo primo appuntamento:

Di ricordi ne ho tantissimi ovviamente, molti privati e familiari, molti, per fortuna anche di lavoro, perché ad un certo punto dagli anni ’90 in poi ho iniziato a lavorare con lui come produttore, prima avevo fatto la gavetta da assistente, aiuto regista e da organizzatore di film dove lavorava lui, ma l’esperienza più diretta l’ho avuta nel 1989 quando, insieme a Claudio Bonivento, ho prodotto ‘Un Piede in Paradiso’ diretto da Enzo Barboni ‘Clucher’ e diciamo che fu una riunione di papà con Enzo Barboni, che lo aveva diretto nei due Trinità, in ‘Due Superpiedi quasi piatti’ e in Brasile con ‘Non c’è due Senza Quattro’. Quindi dopo alcuni anni ci fu la possibilità di lavorare con lui e fu una bellissima esperienza a Miami, che poi è stato un lungo periodo di lavoro con mio padre che è proseguito con le due serie di Extralarge, in Costarica e di nuovo negli Stati Uniti in cui insieme a Terence Hill girammo ‘Botte di Natale’. Quindi ricordi tantissimi, un periodo bellissimo di lavoro e ancora oggi con Terence è piacevole risentirsi e ricordare quei bei momenti”.

Come detto ha anticipato molti temi, molte tappe che non sfioreremo anzi, affronteremo nel celebrare quello che sarebbe stato il suo 95° compleanno ma è anche normale, mossi dalla più semplice curiosità, cercare di scoprire se c’era un confine tra quello che vedevamo noi nei film e com’era lui nella vita reale. Anche in questa risposta, Pedersoli, non ci spiazza, anzi ci dà conferma della nostra semplice sensazione istintiva:

No, no, papà era abbastanza simile così come era stato rappresentato nei film perché lui diceva sempre ‘io non sono un attore, sono me stesso, sono un personaggio’ e quindi metteva in scena quelle che erano tutte le sue caratteristiche. Ammirava gli attori: Alberto Sordi, Manfredi, Tognazzi, Gassman ma diceva ‘io quel lavoro non lo potrei mai fare perché non riuscirei ad immergermi in differenti ruoli fingendo di fare quello che non so fare, perché non ho mai fatto una scuola di recitazione perché la recitazione non mi viene spontanea. Invece è riuscito a trasmettere alcuni lati di infantilismo, altri di assoluta simpatia è riuscito ad entrare nel cuore delle persone sorprendentemente perché era spontaneo, non recitava, non fingeva. Gli attori invece sono costretti anche per la loro capacità e il loro privilegio di fare quello che non sono. No, papà in famiglia e in privato era molto simile a com’era nei film”.

Se questa ultima frase, dunque, non ci ha più di tanto sorpreso dobbiamo, però, soffermarci su quella che ha ripetuto, durante la risposta, Giuseppe Pedersoli: non sono un attore, sono un personaggio. In effetti, al di là del nostro essere di parte, Bud Spencer, non aveva tutti i torti. Il suo modo di porsi è totalmente differente rispetto a chi aveva studiato recitazione. Nel suo modo di porsi aveva trovato il modo, del tutto involontario, di conquistare la gente.

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