Primo editoriale del giornale diviso in due parti che ci accompagnerà per tutto questo weekend
Durante la prima parte di ieri avevamo precisato, che ad un certo punto del testo, saremmo ritornati a parlarvi di Israele, cosa che poi non abbiamo fatto. Questa volta è capitato, ci siamo persi per altri ‘meandri’ dei concetti e delle cose che volevamo dire per poi divagare troppo e perdere il filo del discorso, anche se non è proprio così. Le cose che stiamo riportando, nella loro essenza, sono collegate anche se, in base ad una primissima impressione, non sembra proprio così. Dunque, parlare di Israele e della sua guerra ‘personale’ al terrorismo sembra quasi, ormai, un’impresa impossibile. Una direzione difficile da spiegare.
Nonostante tutto il mondo non è una polveriera solo in quelle aeree del mondo che da decenni si definiscono destabilizzanti per la comunità internazionale. Da un paio di anni a questa parte anche l’Ucraina, quindi in Europa, l’attività bellica ha iniziato ad invadere la nostra tranquillità dopo decenni di pace assoluta, almeno proprio nel nostro continente. Quello più antico, quello che dovrebbe essere saggio ma che di fatto non lo è e forse non lo è mai stato con sé stesso. In tutto questo il giornale o comunque un giornale come si dovrebbe comportare? Come dovrebbe trattare le notizie?
Focalizzarsi sulle notizie che giungono nell’immediato o focalizzarsi sugli speciali? D’altronde, proprio per quanto riguarda entrambi i conflitti, abbiamo sviluppato sia speciale che addirittura, un podcast qualche anno fa, ma era, per lo più, sulla guerra in Ucraina. Per quello che sta succedendo in Medioriente ancora nulla di simile. Mai dire mai comunque; lasciamo sempre una porta aperta a tutto.
Come lasciamo la porta aperta anche ad una rubrica abbastanza sfortunata, nella sua essenza, ma che, fin dalle prime battute, stava riscuotendo un notevole successo. Abbiamo cambiato argomento, nel frattempo, e stiamo facendo riferimento alla rubrica ‘Novanta minuti’.
Una rubrica davvero interessante, quanto utile, per certi versi. No, tranquilli, non c’è la stiamo cantando e suonando da soli, ci mancherebbe, anche se l’autostima serve sempre in determinate occasioni, senza esagerare sia chiaro. Comunque, dicevamo che l’idea di ‘Novanta Minuti’ è, nella sua essenza, perfetta. Il punto, però, è un altro e non possiamo far finta di nulla. Si gioca troppo, ci sono troppi impegni per gli stessi calciatori che, come si è sempre sostenuto da che mondo è mondo, svolgono il lavoro più bello del mondo, in fondo chi è che non vorrebbe essere pagato per giocare a calcio?
Bene, la risposta la conosciamo tutti ed è anche abbastanza scontata e, rispetto a quello che sta accadendo nel mondo, siamo ben consci che quello del ‘pallone’ non sono problemi reali o quantomeno gravi da indurre a discuterne come se fossero tragedie. Che i calciatori guadagnano tanto, anche troppo, è cosa risaputa, ecco perché alla domanda che vi abbiamo posto la risposta è, di fatto scontata. La prospettiva sulla quale vogliamo indirizzarci, però, è un’altra e, comunque, non può e non deve essere in alcun modo sottovalutata. Ovvero quella che i giocatori sono usati più robot che come essere umani. Sforzando oltremodo il proprio limite fisico.
D’altronde più di qualche avvisaglia in questi primi ventiquattro anni, quasi venticinque, del nuovo millennio, ne abbiamo avuta. Si pensi ai continui infortuni, si pensi alle drammatiche morti che si sono susseguite in campo. Ora, di fatto, non vogliamo per forza trovare una correlazione, eppure qualcosa che non torna ci sta.
Non a caso anche pezzi grossi del mondo ‘pallonaro’ stanno iniziando a far sentire la loro voce e non potrebbe essere altrimenti. Il gioco del calcio è appunto un gioco, invece trasformandolo eccessivamente in un affare non si sta rischiando di rovinare il giocattolo, anzi, il giocattolo è già rotto e a quanto sembra molti stanno facendo finta di nulla.
Ma come specificato questi non sono i reali problemi. Sono ben altri, di difficile risoluzione i cui interessi ne determinano la reale entità. Anche qui torniamo sempre ad indicare l’Ucraina e il Medioriente come due spauracchi insormontabili, due situazioni intricate da cui è complicato uscirne fuori e, senza troppi giri di parola nonostante sembri un controsenso, provocate dalla stessa diplomazia che doveva evitare che si arrivasse a ciò; una vera e proprio sconfitta che non sta facendo intuire che si deve, in tutto e per tutto, cambiare registro, che si deve cambiare modo e prospettiva.
In tutto questo il giornale osserva e registra, appunto, informazioni, mutamenti, fatti, anche piccoli dettagli che possono essere utili, soprattutto in questi casi, agli approfondimenti. Tutto questo per un motivo: se il mondo che ci circonda è in continuo mutamento noi dobbiamo essere attenti a coglierne le singole sfaccettature e pieghe.
Vero, FreeTopix Magazine, dal canto suo, sembra puntare maggiormente sul vintage, su un passato assicurato e molto probabilmente non si sbaglia mai seguendo questa scia; ciò non toglie che quando serve è sempre bene affrontare temi di notevole attualità non tanto per farsi belli, essere belli o tanto per scrivere e pubblicare qualcosa, ma solo quando è effettivamente necessario; senza mai e poi mai cavalcare la notizia.
Ovviamente si tratta di scelte editoriali che variano da giornale a giornale nel momento in cui si batte sempre sulla stessa cosa, ma così si rischia di non dare più importanza; nel senso che è proprio il lettore a non darne più. anche se tutto dipende dalla notizia stessa e quanto valore e presa abbia nei confronti del lettore di tutti i giorni. Infine, siamo arrivati all’ultimo punto di questo lungo editoriale. Si due parti per un articolo del genere lo rende effettivamente lungo e chissà se oggi è solo una tantum oppure rappresenterà un’abitudine? Chi lo sa, noi lo sappiamo ma, come sempre, non ve lo sveliamo.
E prima di chiudere, definitivamente, segnaliamo la nuova rubrica, partita questa settimana, dal nome ‘Occhio Sul Mondo’, in cui abbiamo parlato di elezioni americane e la questione mediorientale e una possibile novità: molto probabilmente ogni parte di speciale e di reportage presenterà un titolo ben specifico rispetto a quanto pubblicato fino adesso. Il titolo precederà il numero della parte pubblicata in quello stesso giorno.