Manca esattamente un mese al giorno in cui gli Usa andranno a votare il nuovo Presidente

Ci potremmo soffermare dal punto di vista storico riguardo all’emendamento riportato ieri, finiremmo, però, col perdere il vero obiettivo di questo piccolo mini-speciale che sa di introduzione; ennesima introduzione di un evento che giustificherà ancora per poco questa serie di appuntamenti. Dunque, manca un mese al 5 novembre. Ricordarlo non è tanto per cercare di capire chi dei due sia in testa ai sondaggi o, quantomeno, nelle convinzioni di chi andrà a votare. Il punto è un altro, ricordarlo significa arrivare a tale appuntamento preparati dal punto di vista della procedura, nel senso di come si sia realmente formata nel corso della storia degli Stati Uniti d’America.

La prima vera elezione è avvenuta nel il 4 febbraio del 1789. Anno in cui George Washington diventò il primo Presidente della storia. ma sicuramente non ci inoltreremo nell’elencare tutti i suoi successori, non è ancora il momento. In questa seconda ed ultima parte ci interessa scoprire, solo ed esclusivamente, o quantomeno ricordare e precisare quali siano i veri requisiti per poter ambire e, quindi per poter essere eletti Commander in Chief della nazione più potente del mondo.

Sono tre i requisiti: possedere la cittadinanza statunitense al momento della nascita; avere almeno 35 anni di età e aver avuto la residenza sul suolo statunitense per almeno quattordici anni. Dopo ai requisiti passiamo, sempre in maniera celere e senza ulteriore perdita di tempo, con i criteri che riguardano il mandato stesso del Presidente degli Stati Uniti.

Come ben si sa rimane in carica per ben quattro anni e può essere rieletto solo per una seconda volta; il mandato presidenziale, per non dire l’ufficio del Presidente ha inizio il 20 gennaio dell’anno successivo al giorno dell’elezioni; in caso di morte o di dimissioni dello stesso, il compito di completare il mandato spetta al vicepresidente.

Prima di andare avanti specifichiamo del motivo per cui si è arrivati al vincolo del doppio mandato, ovvero oltre quella soglia non è più possibile essere eletti oltre. Tale situazione si presentò già con la prima presidenza, quella di Washington. Quest’ultimo voleva evitare la cosiddetta ‘Monarchia elettiva’.

Era l’anno 1796, quando il primo presidente degli Stati Uniti, già in carica per due mandati, volle rinunciare a quella che sarebbe stata la sua terza elezione. Nella storia delle presidenziali americane, però, ci fu solamente un altro Presidente che oltrepassò quella soglia: Franklin Delano Roosevelt. Giunse al quarto mandato, che non riuscì a terminare a causa di morte nel 1945. Il limite al secondo mandato venne sancito due anni dopo la morte di Roosevelt con l’emendamento numero 22.

Per quanto riguarda i casi dimissione o di morte quelli più famosi, oltre a quello già citato e che risale a quasi ottanta anni fa, ci sarebbe da ricordare lo scandalo che portò le dimissioni di Nixon nel 1974, ricordato quasi due mesi fa con un nostro apposito speciale, e quello di nove anni prima: 22 novembre 1963 a Dallas, quando venne assassinato il Presidente John Fitzgerald Kennedy. I due vice che si ritrovarono ad essere protagonisti di entrambe le sostituzioni furono, rispettivamente, Lyndon Johnson, nel 1963, e Gerald Ford, nel 1974.

Attenzione, però, rimanendo ancora nell’ambito del limite del secondo mandato ci fu solo un presidente che venne eletto per ben due volte ma non consecutive: si tratta di Grover Cleveland. Infatti, quest’ultimo viene considerato come il 22° e 24° presidente. Proprio quello che potrebbe accadere allo stesso Donald Trump se venisse rieletto dopo la vittoria ottenuta nel 2016, per poi esser stato sconfitto quattro anni più tardi dall’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden.

A questo punto arriviamo al giungiamo a quello viene indicato come l’argomento fondamentale vero di questo mini-speciale: come si elegge il Presidente degli Stati Uniti d’America? Inizialmente la nostra intenzione era quella di partire dalla procedura delle convention ma, ormai essendo fuori tempo massimo, questo tema, comunque, sarà recuperato in un altro speciale che ci sarà nelle prossime settimane; proprio per approfondire ancor di più la tematica e senza lasciare nulla al caso.

Per molti l’elezione del Presidente degli Stati Uniti avviene direttamente rispetto a quella del nostro Presidente della Repubblica. In teoria sarebbe così, ma in pratica no. C’è un altro dettaglio che garantisce la diretta elezione del Presidente ed ha un nome ben preciso: stiamo facendo riferimento alla procedura conosciuta dei ‘Grandi Elettori’ ed è di fatto una procedura davvero particolare, in cui trasforma l’elezione del Presidente non proprio di primo grado ma di secondo grado.

Per ‘Grandi Elettori’ si intendono i rappresentanti per ogni Stato e che vengono eletti a partire dalle primarie durante le convention di entrambi i partiti, Repubblicano e Democratici, senza dimenticare anche i caucus. Ma questo meccanismo verrà spiegato meglio in un altro speciale, che fungerà da tappa di avvicinamento al 5 novembre.

Dunque, i Grandi Elettori sono eletti su base statale e per poter permettere al futuro Presidente e al suo vice di vincere le elezioni devono raggiungere la soglia dei 538 delegati. Una cifra suddivisa non proprio equamente tra i Senatori e i Deputati. 100 per quanto riguarda i primi e 438 per quanto riguarda i secondi. Una prassi abbastanza articolata e di difficile comprensione, alle volte.

Da qui, però, ci sarebbe anche tutto un linguaggio giuridico e consuetudinario che si è consolidato nel tempo. Per esempio, quando si fa riferimento ai cosiddetti ‘Swing State’ a quegli stati che storicamente sono in bilico e sono di difficile conquista per l’uno o per l’altro candidato.

Per il momento ci fermiamo qui, dandovi appuntamento al prossimo speciale. difficile stabilire se già da adesso sarà mini, diviso in tre parti o addirittura un vero e proprio reportage completo. Sta di fatto che questa elezione, se non ci fosse mai stato il passo indietro di Joe Biden, non sarebbe stata interessante. Sarebbe stata sì seguita ma con tale incertezza che regna sovrana fra i due candidati. Ovviamente, come detto a più riprese e fino alla noia, non entriamo in merito alle questioni spinose. Per il momento ci accontentiamo di fare una rapida ripassata sul meccanismo delle elezioni americane.

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