Il 6 ottobre di 100 anni fa ci furono le prime trasmissioni radiofoniche della storia
In questa seconda parte ebbene, fin da subito, effettuare una precisazione sul finale della prima parte di ieri: abbiamo affermato che il 6 ottobre del 1924 è la giornata mondiale della radio e, per altri versi, è anche un secolo del nostro servizio pubblico, fin qui tutto giusto. Eppure, sembra in ambito storico, si registra un’altra data che ci dovrebbe far tornare indietro nel tempo di quasi venti anni ancora, diciotto per l’esattezza. Per la precisione: il giorno 24 dicembre del 1906. Attenzione, però, quella prima vera trasmissione radiofonica, che i primi radioascoltatori poterono incominciare a sentire, venne effettuata da Reginald Fessenden.
Quella prima diffusione nell’etere ebbe, come punto di partenza, la cittadina di Brant Rock, nello Stato del Massachusetts negli Stati Uniti d’America. quel giorno già particolare di suo, i radioascoltatori non udirono solamente la voce di quello che, molto probabilmente, era il primo speaker radiofonico della storia, no. Ascoltarono anche della musica.
Logicamente la nostra storia, però, quella tutta italiana ebbe inizio nella giornata più volte citata in questo scorcio di speciale. a questo punto andiamo a scoprire in che modo, nella nostra penisola, vennero inaugurate le prime trasmissione radiofoniche e quali furono le prime voci che gli italiani stessi ascoltarono per la prima volta.
Semmai fosse la scena di un film o l’incipit di un primo capitolo l’espressione giusta per incominciare a raccontare sarebbe questa: era la sera del 6 ottobre del 1924, per la prima volta nella loro vita l’intera nazione italiana era in grado di udire, attraverso uno strano apparecchio tecnologico che proprio in quegli anni stava iniziando a diffondersi in tutto il mondo, di una voce femminile dal nome Maria Luisa Boncompagni.
Erano le nove di sera quando, colei che si potrebbe identificare come la prima speaker radiofonica della storia italiana, esordì con queste semplici parole: Unione Radiofonica italiana, stazione di Roma Uno, trasmissione del concerto inaugurale. Ma come sempre andiamo con ordine, perché le cronache dell’epoca ci narrano su una sorta di disputa su chi avesse effettuato, per prima, quell’annuncio entrato nella storia.
Se per un certo periodo di tempo la versione ufficiale ci ha riportato il solo nome della Boncompagni, negli anni successivi è emerso che anche un’altra donna, che portava il nome di Ines Viviani Donarelli pronunciò, seppure con parole leggermente differenti, lo stesso annuncio. Tutto questo perché? cosa accadde realmente?
Lo schema di quella prima messa in onda era questo: quello del primo annuncio e poi, a seguire, la prima vera trasmissione, la prima vera diretta che avrebbe fatto da apripista per tutti gli altri contenitori proposti nel corso del tempo. Uno schema che, guarda caso, si ritroverà anche trent’anni dopo; proprio il quel famoso 3 gennaio del 1954, ma con la televisione.
Ritornando a quel giorno storico, a quel lontano 6 ottobre di cento anni orsono, di fatto ci sarebbero stati due annunci, quello della Boncompagni, e quello, a seguire, della Viviani la quale, però, introdusse il concerto che sarebbe dovuto andare in onda qualche minuto dopo alla voce di Maria Luisa.
E queste furono le sue parole: URI (Unione Radiofonica Italiana). 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e ‘il nostro buonasera’. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto “Opera 7”, I e II tempo.
Il concerto durò, in tutto un’ora e mezza. In quel lasso di tempo vennero informati a radioascoltatori sulle previsioni del tempo e anche su notizie relative alla borsa di Milano. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, il tutto avvenne un po’ in sordina. Nel senso che si diede la relativa importanza con ulteriori annunci precedenti per attirare un maggior numero di persone in merito a quello che è, di fatto, un vero e proprio evento storico.
Alla fine, come si risolse tale diatriba? Come si risolse tale controversia? Molto probabilmente, per non scontentare nessuna delle due, la stessa Rai, grazie anche alle proprie teche, attribuisce alle due donne la maternità del primo annuncio radiofonico, in due momenti distinti e separati.
E dopo cosa accadde? Accadde la stessa Uri, Unione radiofonica italiana, nata nell’agosto di quello stesso anno ottenne dal governo la concessione, in esclusiva, del servizio delle radioaudizioni per una durata di ben sei anni. Cosa in realtà volesse significare tutto ciò? Che la stessa Uri, era l’unico emittente radiofonica ad avere la possibilità di diffondere notizie, con il placet dello stesso governo.
Il tutto venne sancito attraverso un decreto-legge del 27 novembre del 1924. Pochi mesi dopo, diciamo un paio di mesi ed esattamente il 18 gennaio del 1925 venne lanciato per la prima volta: Radiorario, una rivista settimanale che ufficializzava il palinsesto delle trasmissioni diffondendo, al tempo stesso, l’utilizzo del nuovo mezzo di comunicazione, rendendo, così, edotti, contemporaneamente il pubblico e crearlo nel corso del tempo.
Tutto ciò avvenne dai cosiddetti studi di Roma. Qualche mese successivo, per non dire alla fine di quello stesso 1925, venne inaugurata una stazione radiofonica a Milano. Era l’8 dicembre del 1925. Mentre l’anno successivo ancora, a Napoli nel 1926, una seconda stazione radiofonica. Sempre nello stesso periodo iniziò ad affacciarsi, grazie alla Sipra, le prime pubblicità. Infatti, l’ente menzionato, ovvero la società per azioni della Rai, vendeva il tempo in cui la pubblicità stessa doveva essere lanciata tra le varie trasmissioni radiofoniche. Trasmissioni, appunto, programmi che si sono susseguiti nel corso di questi lunghi cento anni.
Che ne hanno scritto la storia, che l’hanno forgiata, che hanno scandito e accompagnato le nostre giornate lavorative, di relax e di viaggio in tutti i modi. Soprattutto anche quando non c’era il modo di vedere un evento, un programma, una partita di calcio, la radio c’è stata ancor prima della televisione, c’è stata ancor prima delle pay-tv e delle piattaforme streaming. Ma a questo ci arriveremo un passo alla volta.