Primo appuntamento con le colonne sonore del telefilm cult degli anni 2000

C’è stato un tempo in cui tre serie poliziesche americane monopolizzò le serate degli appassionati non solo dei telefilm, come si diceva un tempo, ma anche del genere in questione. Tre progetti televisivi di grande successo che, rispetto a quanto si potrebbe pensare, non erano indipendenti l’uno degli altri. Anzi, al contrario: erano, allo stesso, collegati e paralleli per poi unirsi in importanti episodi speciali che, nel vecchio gergo legato a quello che un tempo era il tubo catodico, aumentava di molto l’audience. Tre telefilm, tre serie tv conosciute come: Csi – Crime Scene Investigation; Csi: Miami e Csi: New York.

Tutte e tre del nuovo millennio, tutte e tre definite cult dagli amanti del genere. Tutte e tre raccontavano le indagini delle tre squadre della scientifica della città di Las Vegas, Miami e New York. Tutte e tre con a capo personaggi interpretati da attori più o meno famosi: William Petersen, per ‘Csi: Las Vegas’; David Caruso per Csi – Miami e Gary Sinise per quella la serie ambientata nella Grande Mela.

Ideata da Anthony Zucker e prodotta da Simpson e Bruckheimer, i tre telefilm sono stati prodotti a partire dal 2000, 2002 e 2004. Sono terminati, esattamente e rispettivamente, tra il 2012, il 2013 ed il 2015. Paradossalmente quella che è durata di più fu proprio quella ambientata nella città del vizio, Las Vegas, per ben quindici lunghi anni.

Gli altri due, essendo comunque una sorta di copia con delle variazioni dettate anche dall’ambientazione di città differente, ebbero una durata di otto o massimo dieci anni. Soprattutto, in questo primo giorno della settimana, che coincide anche con l’ultimo giorno del mese, il nostro interesse ricade, proprio, sul secondo spinoff; il quale ebbe inizio nel quasi lontano 22 settembre del 2014. Giusto dieci anni fa. Un interesse che, proprio perché si tratta di lunedì, legato ad un famoso singolo inciso e pubblicato anni prima rispetto alla realizzazione di questa serie televisiva.

Difatti, ad aprire la settimana che ci porta al passaggio tra il mese di settembre ed il mese di ottobre ci pensa una canzone molto particolare. Attenzione, come ormai sta avvenendo diversi mesi, in questo primo appuntamento non ci soffermeremo solo ed esclusivamente su un singolo, semmai anche su altri due brani. Ma come sempre andiamo con ordine.

Chi si ricorda molto bene i tre telefilm, i titoli di testa erano aperti, rispettivamente, da una canzone molto famosa e del passato. tutti e tre i brani, tutte e tre le sigle televisive, diciamo così, ebbero un unico autore involontario che, nella storia della musica, ha segnato una piccola epoca da non sottovalutare affatto. Ma, senza troppi giri di parole, andiamo a scoprire la canzone di questo appuntamento a metà strada tra il mondo della musica e, appunto, il mondo delle serie tv.

Il brano, nella sua essenza più profonda, presenta, quasi, una struttura non convenzionale per quanto riguarda la composizione, e già questo dettaglio è solamente l’inizio delle stranezze che andremo a scoprire oggi. Un titolo che, a sua volta, apre non aver niente a che vedere con il testo e con il classico schema composto dai due elementi strofa e ritornello, non mantenuto in maniera ordinaria. L’apertura è affidata, in maniera diretta, ad un sintetizzatore. Ed è un inizio lungo, molto lungo; quasi infinito.

A rivelare questa strana incisione diventata storia della musica e delle sigle televisive fu lo stesso leader della band conosciuta con il nome di ‘Who’, Peter Towhsend, il quale nelle sue intenzioni c’erano quelle di riprendere le parole del guru spirituale, indiano, Meher Baba e riportare le musiche con sonorità non troppo ripetitive. Di genere Hard rock e rock elettronico, il brano tende ad affrontare, in via generale, la tematica del disagio giovanile.

Infatti, in alcune frasi si sente intonare da parte del frontman del gruppo musicale: non piangere, non alzare gli occhi, è solo disagio giovanile. Il singolo, compreso nell’album ‘Who’s next’, uscito il 14 agosto del 1971, permise alla band britannica di ottenere due dischi di Platino, di cui uno in patria, quindi in Inghilterra, e l’altro in Italia.

Dopo oltre cinquanta anni dalla pubblicazione ‘Baba O’Riley’, questo è di fatto il titolo particolare della canzone, è stata oggetto di numerose cover: dai Nirvana ai Green Day, da Mr. Big ad Elio e le storie tese, dai Pearl Jam, soprattutto durante i loro live, ai Deluxe. L’originale, però, rimane l’originale con il suo sound aggressivo che emerge pian piano, fino ad essere una vera e propria esplosione di adrenalina pura. Non a caso l’abbiamo scelto per la nostra rubrica: ‘La canzone del Lunedì’, la quale ormai si ritrova sempre collegata ad altre rubriche di vario genere ma sempre collegate alla musica.

All’inizio del nuovo millennio, come già specificato in precedenza, questo stesso brano venne usato per sfruttarlo come colonna sonora di apertura del secondo spin-off della celebre serie televisiva ‘Csi – Scena del crimine’, Csi: New York. La squadra di scienziati/agenti della scientifica che erano chiamati ad indagare su ogni tipo di caso che avveniva sul territorio della Grande Mela era capitanata del capo detective Mac Taylor e aveva il volto, conosciutissimo, dell’attore caratterista Gary Sinise; interprete divenuto famoso per il ruolo del mitico Tenete Dunn in Forrest Gump con Tom Hanks.

Prodotto dall’etichetta musica Decca Records, Baba O’Riley è compreso, in quel 33 girei di oltre cinquanta anni fa, insieme ad altre otto canzoni: Bargain; Love Ain’t for Keeping; My Wife; Teh song is over; Getting in tune; Going Mobile; Behind Blue Eyes e Won’t Get Fooled again.

In definitiva il suono, prima, del piano, con accordi suonati in modo veloce e ritmato e che attirano maniera diretta chi ascolta, senza dimenticare la batteria, ci immergono in quello che è, di fatto, uno dei brani più insoliti della storia della musica, ma non per questo meno famoso di altri. Quasi sicuramente aver usato il brano per la serie tv ha aiutato ancor di più la diffusione dello stesso. Un singolo in cui la fase di composizione non è mai giunta al completamento, appunto una delle tante stranezze.

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