Un viaggio musicale per celebrare il 78° anniversario della nascita di Freddie Mercury
Dopo aver celebrato il compleanno della Regina del Pop e dopo ricordato anche quello del Re del Pop poteva mancare lui all’appello? Ma anche no. In effetti, Farroukh Bulsara, meglio conosciuto come Freddie Mercury non è stato sempre celebrato, per i motivi più disparati, da FreeTopix Magazine. In verità neanche Maria Veronica Ciccone, nonostante con la trilogia di appuntamenti, qualche settimana fa, abbiamo cercato di rimediare, di aggiustare il tiro. Questa volta cosa cambia, vi starete chiedendo cari lettori, con il frontman del Queen? La risposta che ne deriva non è per nulla scontata.
Fino adesso ci siamo concentrati su una serie di appuntamenti che trattava, singolarmente la vita in generale, che parlava di tre canzoni, una per ogni appuntamento, anche la retrospettiva di un disco intero ma mai, direttamente, due raccolte di canzoni inedite nello stesso speciale, per non dire nello stesso reportage.
Di solito, quando sussisteva un doppio anniversario dell’uscita di due dischi diversi abbiamo sempre diviso gli speciali. Cosa, però, succede se si tratta di due anniversari di uscite di due dischi, in cui vengono celebrati, rispettivamente, quaranta e trentacinque anni dalla pubblicazione? Semplice, si festeggia quello che sarebbe stato il 78° compleanno di Freddie Mercury, che cade proprio questa settimana il prossimo 5 settembre, con due storici long play.
Il primo uscito il 27 febbraio del 1984; mentre il secondo il 22 maggio del 1989. Dunque, entrambi degli anni ’80 e rispettivamente intitolati: The Works e The Miracle. Due dischi, due raccolti di inediti che hanno fatto la storia della musica e, soprattutto, che hanno segnato in un modo nell’altro la storia stessa, musicale, non solo di Freddie Mercury, ma degli stessi Queen.
In due precedenti occasioni ci eravamo già occupati, in maniera indiretta, dei due 33 giri, in modo particolare attraverso le due canzoni rappresentative degli stessi dischi e di cui non sveliamo subito i titoli. Canzoni che hanno contribuito a forgiare il mito della band britannica non solo in quel magico decennio, ma anche a causa per la fine tragica dello stesso leader del gruppo musicale giunta quasi un decennio più tardi dalla pubblicazione di ‘The Works’.
Composto da ben nove tracce, il disco appena indicato significava, per gli stessi Queen il ritorno dopo un biennio di silenzio e, soprattutto, per effetto dal quasi insuccesso commerciale del precedente disco: Hot Space. Non è un caso, tra l’altro, che l’espressione che attribuisce il titolo al disco è in realtà tratta da una sorta di incitamento per tutto il gruppo.
A pronunciarlo fu il batterista del gruppo Roger Taylor il quale, nel primo giorno di lavoro, nel primo giorno negli studi di registrazione disse: Let’s give them the works. Una frase inequivocabile e che portò, ufficialmente, alla registrazione delle nove tracce che componevano il disco. Canzoni di mero hard rock e pop rock; una sorta di ridimensionato nel numero dei generi musicali fruiti rispetto al disco precedente.
È vero che una canzone di questo album ve l’abbiamo svelata qui sopra, condividendola da Youtube, ma non può mancare l’immancabile elenco dei titoli delle tracce che hanno formato questo disco. Attenzione, però: quella con la quale chiuderemo questa prima parte non sarà indicata in questo elenco.
Dunque, partiamo con la già ascoltata Tear it up, per poi proseguire con It’s Hard Life e Man of the Prowl. Ancora, Machines; I want you break free; Keep Passing The Open Windows; Hammer To Hall e Is this the world We Created? Ma adesso scopriamo la vera canzone che chiuderà questa prima parte.
Partiamo, però, da un presupposto ben preciso: può un verso di un bambino ispirare una hit di successo? O meglio: può una parola detta da un bambino, inconsciamente, ispirare dei grandi musicisti e cantanti nella realizzazione di una hit di successo? Certo che sì, specie quando la band è conosciuta, appunto, con il dei Queen e il suo leader, l’indiscusso frontman, si chiama Freddie Mercury.
A questo punto vi poniamo un’altra domanda: nella settimana in cui vengono celebrati settantotto anni dalla sua nascita, la rubrica ‘La canzone del Lunedì’ poteva rimanere a guardare insieme a ‘Retrospettive in musica’ per questa prima parte di speciale? Ma anche no. Abbiamo scelto una canzone che nello stesso tempo, questa volta, non solo da carica; non solo instilla la voglia di affrontare la prima giornata della settimana, la prima del mese di settembre, ma che porta comunque anche un po’ di malinconia.
Una malinconia lunga quasi 33 anni da quel triste 24 novembre del 1991, quando Freddie Mercury lasciò questo mondo a soli quarantasei anni a causa delle complicazioni di una polmonite sopraggiunta per l’Aids. Un trauma per il mondo della musica e un trauma per tutti i suoi fans.
Dicevamo del brano compreso nel 33 giri ‘The works’ del 1984. Ispirato, appunto, da alcuni versi del figlio di proprio di Roger Taylor, il componente della band che aveva dato la carica, guarda caso, prima delle registrazioni effettive ed ufficiali del disco. Il titolo che venne scelto fu opera dello stesso Mercury e richiamava un po’ i versi del bambino: Radio Ga Ga.
Il batterista Roger Taylor scrisse il testo parlando della malinconia, appunto anche in questo caso, relativa al periodo d’oro delle radio e, allo stesso tempo, del potere mediatico esercitato dai nuovi canali musicali, in primis Mtv, i quali avevano tolto il primato alla stessa come mezzo di diffusione e promozione della musica. Paradossalmente furono gli stessi Queen a ridefinire la rilevanza dei video musicali.
Il singolo uscì il 23 gennaio di quell’anno, anticipando di un mese e qualche giorno l’uscita del disco, riportando la stessa band ai vertici delle varie classifiche dopo l’insuccesso del precedente ‘Hot Space’ del 1982, come già accennato in precedenza. Il video, composto da immagini di repertorio e altre tratte del primo film di fantascienza ‘Metropolis’ del 1927. Tre anni più tardi la vita di Freddie Mercury avrebbe iniziato ad avere in un tragico bivio, una tragica e lenta fine, ma di questo non vogliamo parlare. In questa settimana vogliamo solamente celebrare la sua nascita.