Per festeggiare il suo compleanno, che cadrà il prossimo 29 agosto, ricordiamo il leggendario concerto che realizzò a Bucarest nel 1992
La storia della musica è composta di tante date, di tanti momenti rimasti nell’immaginario collettivo grazie ad un videoclip, ad una canzone, a un disco o un cd o, ancora, alla scomparsa di un protagonista delle sette note tanto amato. Diverse volte a FreeTopix Magazine, ci siamo ritrovati a dedicare speciali e reportage ad eventi di questa portata e dunque di questa natura. Ma mai ci siamo occupati di un live, di un concerto; di un evento in cui un particolare interrogativo sorge spontaneo, parafrasando l’indimenticato Antonio Lubrano.
Una domanda a cui, questa volta, la risposta c’è ma non è tanto rilevante esternarla in senso oggettivo. No, al contrario: si può anche trarre un riscontro di carattere meramente soggettivo. Tutto dipende, dunque, da come la si vede in merito a quella che un tempo veniva identificata con l’espressione ‘esibizione dal vivo’.
E non ce ne vogliate se il suo nome torna sempre tra le nostre pagine virtuali, non ce n’è vogliate se lo ricordiamo ad ogni anniversario, com’è capitato a giugno o per l’uscita di un suo disco, non ce n’è vogliate se anche quest’anno, con l’avvicinarsi di quello che sarebbe stato il suo 66° compleanno, se ricordiamo non tanto i suoi concerti realizzati nel corso della sua carriera, ma quel live in particolare. Quello datato 1° ottobre 1992, quello che rientrava nel ‘Dangerous World Tour’; il concerto per antonomasia di Michael Jackson.
Il 1° ottobre del 1992 fu un giorno che cambiò radicalmente, molto probabilmente in via definitiva, il concetto di live. Mutò a tal punto che ancora oggi ci chiediamo, nel rivedere quella performance dal vivo, se fosse effettivamente solo un concerto o uno spettacolo? Ecco la risposta: entrambe le modalità d’intrattenimento sapientemente miscelate, ovviamente questa è la nostra convinzione.
D’altronde è risaputo che il Re del Pop aveva sempre voglia di stupire il suo pubblico e in quella nuova serie di concerti, che comprendeva la data di Bucarest, non volle essere da meno, aprendo lo spettacolo musicale in un modo del tutto innovativo. Ma come sempre andiamo con ordine dandovi un po’ di numeri che hanno arricchito la leggenda di quell’intero tour di Micheal Jackson e partendo da un presupposto da cui non si può prescindere.
Ovvero che quel tour musicale non era proprio il terzo in ordine cronologico, semmai il secondo. Il primo fu il Bad World Tour e per un semplice motivo: il tour mondiale per promuovere il suo album, Thriller, non venne mai realizzato. Tra il 1981 ed il 1984, Michael Jackson cantava, in live, ancora con i fratelli e non era ancora riuscito a staccarsi come mero cantante solista, nonostante lo stesso Thriller era il quarto album che aveva inciso in proprio.
Dunque, quel ‘Dangerous World Tour’ partì il 27 giugno del 1992, in Germania a Monaco di Baviera, e si chiuse l’11 novembre del 1993 a Città del Messico. In tutto furono 69 serate in cui il Re del Pop fece il pienone ad ogni stadio in cui si svolgevano le date del suo tour. Da ricordare le quattro serate in Italia: il 4 luglio a Roma e il 6, il 7 e l’8 a Monza.
In quel periodo lo stesso Jackson si era ormai consolidato come star planetaria della musica pop, come abbiamo più volte detto anche in altre circostanze, e era il sovrano indiscusso ed era, a sua volta, lontana, anche se per poco, la sua fase decadente. Ciò di cui furono testimoni i 90.000 spettatori all’Arena Nationala della città fu di uno spettacolo irripetibile. Non solo, i diritti del concerto furono venduti in ben sessanta paesi del mondo, così poterono ammirare questa apertura del concerto.
Il salto che fece il Re del Pop, come avete potuto ammirare, non solo mandò in visibilio i presenti nello stadio, ma ancora oggi è ritenuto come la miglior apertura di un concerto nella storia dei live. Purtroppo, tale momento non venne ripreso a dovere nella versione relativa al nostro passaggio televisivo, il 4 ottobre del 1992, introdotto da Linus, in cui le telecamere, a causa di evidenti tagli, indugiarono sulla folla senza prestare attenzione a ciò che sarebbe successo sul palco prima dell’esibizione.
Esibizione, appunto. Una performance, quella di Jackson, che venne inaugurata dal brano di apertura dell’ultimo long play, Jam. Un pezzo a metà strada tra il pop ed uno dei suoi derivati l’hip – pop. Micheal Jackson, da quel momento in poi, contando anche dal minuto in cui è apparso sul palco assumendo, in seguito, una posizione statuaria prima di togliersi le lenti scure e gettarle nello stesso punto da dove fosse sbucato all’improvviso, regalò agli stessi 90.000 e a tutto il mondo un il primo quarto d’ora di assoluto show musicale.
Tra mosse veloci, ben coordinate con i ballerini che lo supportavano, ritmo irresistibile e non solo per ‘Jam’, ma anche grazie al brano successivo; sempre una canzone di apertura di un altro disco, quello pubblicato dieci prima, quello storico, quello conosciuto con il titolo di ‘Wanna Be Startin Something’.
Se con ‘Jam’ lo stesso Michael Jackson ha sempre voluto instillare nella gente un forte messaggio di unita e di affrontare la vita, in generale, nonostante i problemi, nonostante le sventure, nonostante le singole difficoltà che attanagliano l’individuo, a testa alta e di essere sempre positivi, qualsiasi cosa sarebbe successo. In quell’occasione, il Re del Pop, alzò il tiro, riferendosi di andare oltre anche ai problemi sia politici che sociali.
Nella seconda canzone in scaletta, quella del 1982, lo stesso Re del Pop, sembra lanciare lo stesso messaggio ma in modo totalmente differente, essendo lo scopo comunque uguale: spingere la gente a reagire alle avversità. In ‘Wanna Be Startin Something’, difatti il cantante, invita alle persone a reagire alle dicerie, alle malelingue, alle persone che parlano male in qualsiasi modo. Il coro sul finale è, nei fatti, un mero incitamento, impreziosito, nella versione live di Bucarest da un evidente ritmo brasiliano su parole proveniente da un idioma tipicamente africano. Un’apertura quella di Micheal Jackson che termina con l’unione con i propri ballerini per poi ripartire che la terza canzone in scaletta.