La prima parte del nostro lungo omaggio dedicato a Pino Daniele

C’è un detto popolare in cui si dice che le ciambelle non sempre vengono col buco e anche a noi, di FreeTopix Magazine, è capitato di steccare o saltare un appuntamento o una celebrazione. Questa volta non è tanto nella dimenticanza o nella impossibilità di celebrare un evento; semmai il non riuscire a mantenere l’ordine di pubblicazione di una serie di appuntamenti come quella che sarebbe stata, già alla base, una sorta di sostituzione di ciò che avrebbe dovuto essere fin dal principio, per poi ritornare sui nostri passi. Da un reportage celebrativo ad una serie di articoli celebrativi per poi, appunto, ritornare con la struttura ormai tradizionale del reportage.

Perché in definitiva e in origine, per il Grandissimo e mai dimenticato Pino Daniele, nella sostanza, era proprio questa l’idea di partenza. Cosa è successo poi? Ve lo raccontiamo brevemente: una volta accorti che non era possibile realizzare in poco tempo uno speciale per il decennale della sua scomparsa, avevamo virato verso la serie di articoli proprio con lo scopo di coprire il triste anniversario per poi giungere alla data che si sta per avvicinare: proprio quella del 19 marzo che, in questo 2025, avrebbe rappresentato per lui, il traguardo dei 70 anni.

A questo punto, cari lettori, vi chiederete, in questa che è di fatto la prima parte di questo lungo reportage, se riprenderemo il nostro racconto dal punto esatto in cui ci siamo fermati l’ultima volta? La risposta è negativa e non può essere altrimenti, ma d’altronde sappiamo che sia giusto così. Una scelta, questa, non solo dettata dalla logica ma anche mossa dalla motivazione di approfondire alcuni dettagli, iniziali, che non siamo riusciti a rendere chiari in fase di apertura della serie di articoli.

Soprattutto non sarebbe stato neanche tanto coerente da parte nostra, considerando il modo in cui, in questo reportage, andremo a ricordarvi la sua leggenda terrena che rappresenta, nella sua essenza e parafrasando il titolo di una delle sue canzoni famose: è tutta n’ata storia.

Perché, in effetti, con Pino Daniele deve essere, in tutta la sua sostanza, tutta un’altra storia; una storia che emerge attraverso gli aneddoti, piccoli e grandi, apparentemente insignificanti e no, della sua vita, intesa sia come esperienza personale e sia come esperienza professionale.

Ripartire dal principio significa, allo stesso tempo, esser ancor più precisi in uno spazio limitato; d’altronde ormai conoscete il nostro modus operandi nell’organizzazione degli speciali o dei reportage. Uno spazio limitato, dunque, in cui i tanti piccoli dettagli non propriamente approfonditi come si deve, ma solamente sfiorati, fanno la differenza, come noterete ben presto. Partendo, a sua volta, da una base ben specifica rappresentata dalla città più bella del mondo, ovvero Napoli.

Già la città che sorge sotto all’ombra del Vesuvio ha una storia tutta sua. Una storia fatta di fatti, eventi, misteri, tradizioni e, perché no, anche credenze popolari, di cui alcune dimenticate ed altre fortemente rimaste nel tempo, le quali continuano ad alimentare non solo il suo mito ma anche la sua leggenda come metropoli rispetto agli agglomerati urbani del mondo.

Dunque, per raccontare nuovamente l’inizio della storia di Pino Daniele, non basta solamente farsi un giro nella sua città natale ma, come una prima tappa di un lungo viaggio, bisogna doverosamente fare una precisazione che neanche in precedenza siamo riusciti a focalizzare negli appuntamenti precedenti, ossia quella relativa al termine crossover o più semplicemente incrocio.

Un incrocio, a sua volta, tutto da scoprire e da contestualizzare nella sua essenza. Un incrocio che prende vita, esattamente, il 19 marzo del 1955 nel quartiere Porto, della città partenopea, e ancor più precisamente a via Saverio Francesco Gargiulo, numero 20, anche conosciuto come ex vico Foglie a Santa Chiara.

Una favola musicale che ha inizio sotto l’ombra della chiesa della Santa originaria di Assisi. Una zona che pregnante di storia quella in cui è nato Giuseppe Daniele. Una zona della città che secondo i molti miti e le molte leggende, sarebbe, addirittura, abitata da uno spirito benevolo, conosciuto con il nome di O’Munaciello.

Non è tutto, perché, sempre secondo la leggenda e le cronache dell’epoca, il futuro bluesman partenopeo venne al mondo tra le ore 14 e le ore 15 di quel sabato del giorno, proprio, di San Giuseppe in cui, quello stesso orario risiederebbe un’ulteriore entità benevola, ovvero quella conosciuta come la cosiddetta ‘Bella Imbriana’. Vi dice nulla quest’altra espressione? Ma certo che vi dice qualcosa e su questo ci ritorneremo più avanti.

Fermiamoci, per un momento, su quest’ultima espressione e sull’origine del nome della strada. Abbiamo detto che si tratta di un’altra entità protettrice napoletana che tendeva a vegliare su chi? O sarebbe meglio dire a vegliare su cosa? Alle case partenopee, alle case napoletane. Dunque, Pino Daniele venne al mondo durante una strana aura magica che lo avrebbe contraddistinto per sempre durante il suo percorso.

Ed esattamente, sempre in quel primo pomeriggio Giuseppe Daniele, più avanti si farà conoscere con il diminutivo di Pino, venendo al mondo in un sottoscala di un palazzo la già menzionata via Francesco Saverio Gargiulo, è dedicata ad un giurista sorrentino; il primo ad insegnare all’Università Federico II di Napoli.

Eppure, già da questi primi pregnanti dettagli, bisogna già fermarsi e andare con ordine. Il motivo è semplice e, allo stesso tempo, anche scontato: la storia di Pino Daniele è legata, indissolubilmente, a quella di Napoli e non può essere altrimenti. Affermiamo ciò, nonostante proponesse, attraverso le sue canzoni, sonorità tipicamente americane e non solo era indubbio che i testi dei suoi brani fossero ispirati dalla realtà di tutti i giorni, da piccoli dettagli, appunto, e tradizioni che riguardavano anche la sua stessa famiglia.

In poche parole, a tutto ciò che lo circondava. Per esempio, tornando al momento della sua nascita, approfondendola, la cosiddetta controra, meglio conosciuta anche come il termine di ‘meridiana’, lo stesso Pino Daniele, anni più tardi scriverà un brano dal titolo ‘Bella ‘mbriana’, proprio in riferimento ad uno dei due spiriti benevoli visti in precedenza.

Questo, però, non sarà l’unico esempio, si pensi anche all’intero disco del 1985 e di cui fra non molto si celebreranno anche i quaranta anni dalla pubblicazione, dal titolo molto evocativo ‘FerryBoat’…

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