Per la prima volta insieme ‘Usa’, Parole Schiette’ e ‘Occhio sul mondo’ per una riflessione più volte espressa dal Magazine
In fondo lo abbiamo sottolineato proprio nella puntata numero 10 di Free Podcast Variety, pubblicata ieri sul nostro canale Youtube: se non ci siede ed un tavolo per confrontarsi da questo stallo internazionale non se ne esce più. d’altronde, all’interno di FreeTopix Magazine, mediante le singole rubriche, ‘Parole Schiette’ prima e la rinnovata ‘Usa’ poi, abbiamo sempre sostenuto la tesi secondo cui il cosiddetto ‘Tifo da stadio’, la radicalizzazione, prima, e la polarizzazione, poi, delle singole posizioni, non avrebbe portato proprio a nulla. solamente, e non tanto in senso metaforico, allo scontro frontale su determinati principi, alcuni dei quali sono stati messi in discussione.
Cosa è servito tutto ciò? Perché invece di costruire, da ben venticinque lunghi anni, si è svolta, chissà quanto involontariamente, l’operazione di distruzione o comunque di demolizione di quello che, i nostri nonni avevano costruito all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale? Cosa realmente non ha funzionato? Cosa realmente non è stato capito, appreso, carpito, intuito e non intercettato in questi lunghi ottanta anni?
Si, proprio così. in questo 2025 si dovrebbe festeggiare o celebrare la fine del secondo conflitto mondiale e invece, quasi cento anni più tardi, siamo punto e a capo. La colpa di chi sarebbe? Bella domanda, ma la cosa buffa, tragicamente parlando, è che nessuno, la colpa s’intende, se la vuole assumere. Perché difatti, non esiste un unico responsabile: ma tutti coloro che hanno permesso, in un modo o nell’altro, al giungere di quello che sembrerebbe l’epilogo di qualcosa e, conseguentemente, l’inizio sempre di qualcosa ma di veramente indecifrabile. Difficile, quindi, da prevedere o da gestire.
Ma ci sarebbe anche un altro quesito, nonostante tutto: ovvero quello in cui ci poniamo il dubbio sul fatto che siamo veramente giunti sul punto di non ritorno? D’altronde questa domanda ce la stiamo rivolgendo da quel maledetto martedì datato 11 settembre del 2001. Dopo quel giorno, il mondo intero è caduto in un abisso di alta tensione interminabile.
Dopo il crollo delle Torri Gemelle, in successione, abbiamo visto: la paura per gli attacchi ed attentati improvvisi, la crisi economica e l’inizio della lenta crisi istituzionale dell’Europa, la Brexit, il primo avvento di Trump alla Casa Bianca, la pandemia, la guerra in Ucraina, che come abbiamo ricordato è iniziata tre anni fa, la crisi mediorientale e, forse, l’inizio della rottura dell’asse tra Stati Uniti d’America ed Unione Europea.
Chi ci segue dall’inizio, da quando siamo diventati un vero e proprio giornale, di certi argomenti, di alcune tematiche, da parte nostra, sono state sfiorate solo indirettamente e mai direttamente. Abbiamo sempre avuto la rubrica ‘Usa’ e ‘Parole Schiette’, il cui scopo era quello di rappresentare la parte di cosiddetta ‘attualità’ del magazine, rispetto a tutto il resto che è meramente di intrattenimento, seppur con una buona dose di riflessione indiretta; riflessione libera da parte vostra, cari lettori.
Eppure, gli sconvolgimenti storici di cui siamo stati testimoni fino adesso, soprattutto nell’ultimo quinquennio, lasciano tanto basiti i molti che, a dirla tutta, non si sono resi conto di alcuni segnali talmente inequivocabili che non sono stati colti. Segnali che da tempo abbiamo cercato di segnalarvi, appunto, fin dall’inizio. D’altronde, sembriamo per certi versi, un disco rotto. Ovvero, di ripetere sempre la stessa cosa e la stessa data.
Dall’11 settembre del 2001 il mondo intero ha iniziato a spaccarsi in due su cosa fosse giusto e su cosa fosse sbagliato. Direte voi, cari lettori, che abbiamo scoperto l’acqua calda. No, non è così. c’è altro e c’è oltre a questa convinzione, pacificamente riconosciuta anche da noi.
L’oltre è rappresentato proprio da quella polarizzazione e radicalizzazione delle posizioni, dei pensieri che, in questo 2025 iniziato da ormai quasi tre lunghi mesi, non tende a placarsi; anzi, tende sempre di più ad acuirsi, a peggiorare, ad arrivare, appunto, verso quel punto di non ritorno che è diventato uno spauracchio più che da evitare, semmai un’ombra da affrontare per dare una sterzata in positivo per allontanarsi da questa strada.
Sempre nella puntata di ieri, avevamo anche invitato a tutti coloro che la pensano in maniera diversa di sedersi ad un tavolo e dialogare, cercando di superare quelle distanze, divenute incolmabili, per ritrovare l’armonia del dialogo e cercare, allo stesso tempo, di comprendere le ragioni dell’uno o dell’altro.
Ovviamente, adesso come adesso, tutti quanti penseranno che si tratta di una missione impossibile, che tutti rimarrebbero rinchiusi dentro alle proprie ragioni, molto probabilmente è vero, ma c’è sempre l’altro aspetto della medaglia che tutti quanti, attualmente, fanno fatica a vedere; almeno così sembra. Ossia che quando si giunge ad un punto così critico la colpa non è né dell’uno o dell’altro, singolarmente. Ma di tutti.
Il non dialogo porta a questo, il non capire, il non vedere o non voler vedere, anche questa è cosa grave, porta a questa pericolosa sospensione tra il sicuro e il cader irrimediabilmente nel baratro. A questo punto, però, carissimi lettori, vi state chiedendo, logicamente, questo lungo articolo, in verità a cosa serve? Perché mai pubblicarlo se, in fondo, si ripetono sempre le medesime cose da anni? Anzi, almeno da parte nostra, da quasi cinque anni.
Oggi, dopo un bel po’ di tempo, ci doveva essere il quarto episodio della rinnovat rubrica ‘Usa’, con il titolo ‘I Nuovi percorsi’. Eppure, nonostante tutto, ci stiamo accorgendo che anche il mondo intero sta affrontando quelli che sembrerebbero dei nuovi percorsi ma che in verità non lo sono. C’erano già, ancor prima che cadesse il Muro di Berlino; solo che dopo la fine del secondo conflitto mondiale erano improntati, direttamente, verso quell’unione dei popoli e delle nazioni, accelerate all’indomani proprio del leggendario e speranzoso 9 novembre del 1989.
Adesso, quelle singole strade, sembrano dividersi ma non si sa se è qualcosa di definitivo o di meramente provvisorio, visto che tutto cambia alla velocità della luce rispetto in cui il tempo pareva avanzare quasi più con la moviola che con il piede pigiato sull’acceleratore. Gli eventi si susseguono senza soluzione di poterli assimilare ed interiorizzare nella loro essenza con i dovuti tempi. Ma questa di oggi è solamente una delle tante riflessioni che faremo nelle prossime settimane a ‘Occhio sul mondo’, senza mai dimenticare di raccontarvi gli Stati Uniti d’America.