In occasione del sessantesimo anniversario dell’assassinio del leader nero, un interessante reportage sulla sua figura
Come per la seconda parte, anche questa quarta ed ultima parte di questo speciale, di questo piccolo reportage interamente dedicato alla controversa figura di Malcom X si apre con delle immagini eloquenti; anche fin troppo. In tale occasione non c’è nulla di inventato, fantastico ed enfatizzato. Nessuna licenza poetica. Questa scena, purtroppo, è frutto della triste realtà, di quella triste realtà datata 21 febbraio del 1965; esattamente sessanta lunghi anni orsono.
Non ci fu nessun bianco, nessun fanatico razzista e ne tantomeno qualche altro tipo di squilibrato che mise fine alla sua brevissima esistenza. Malcom X morì in quel modo atroce dopo aver raccolto odio, dopo che lo ha seminato alla stessa stregua di come lo aveva ricevuto. Eppure, venne tolto di mezzo in un momento particolare, in un momento in cui il suo modo di credere, di pensare, di pensare, di approcciare al problema razziale stava mutando ad un’apertura insperata; soprattutto dopo quello che aveva detto a partire del 1952. Nessuno si poteva salvare dalle sue accuse, da suoi attacchi, dai suoi sermoni.
La guerra che aveva aperto con tutti l’aveva persino estesa al premio Nobel per la pace, all’apostolo della non violenza: Martin Luther King. Anche se ad un certo punto fra i due si aprì un altrettanto ed insperato dialogo. Ma come sempre bisogna fermarsi è andare con ordine, perché nel raccontare questa storia siamo andati troppo veloci. Abbiamo saltato passaggi anche fondamentali.
Forse, serviva una quinta parte per renderla ancor più completa di com’è, eppure il motivo per cui abbiamo deciso di parlare di questo personaggio nasce da una duplice esigenza: non solo per i sessant’anni dalla sua tragica uccisione, ma come avrete seguito questo reportage fin dalla prima parte, che in questo 2025 si celebrano i cento anni dalla nascita. Una figura, la sua, passata alla storia, comunque, l’odio in persona.
Infatti, il suo modo di attaccare l’avversario, il suo modo di dire le cose o comunque di rinfacciarle lo si doveva al suo modo non solo sfrontato, non solo per carattere o soprattutto per aveva vissuto, ma soprattutto per quello che aveva subito. Il suo odio, senza giustificarlo, semmai cercare di comprenderlo, era scaturito dalle continue vessazioni che aveva dovuto subire a causa del razzismo nei suoi confronti e della sua gente; della sua comunità di appartenenza.
Le sue esperienze lo portarono a non porgere l’altra guancia, come dice la bibbia, ma a restituire, parola per parola, tutti i ‘sassi’ che gli erano stati scagliati. Non sappiamo se questa metafora renderà il senso delle nostre parole, però il punto è un altro e non si può fare a meno di contemplarlo: Malcom X, nella sua essenza, non fu mai un vero esempio.
Nel senso che fu si un leader, ma non quello che calmava le acque o faceva riflettere le persone. Se lo faceva era sempre per la sua voglia di distruggere il nemico non di aprire un dialogo. Eppure, durante quegli anni che vanno tra il 1952 fino al 22 novembre del 1963, si avete letto bene la data: giorno, mese e anno in cui venne assassinato John Fitzgerald Kennedy i rapporti tra Malcom X e la Noi si deteriorano in maniera definitiva ed irrimediabile. Infatti, lo stesso ‘X’ da tempo non vedeva di buon occhio lo stile di vita di alcuni membri, tra cui anche delle persone molto vicine a lui.
Ciò lamentava era che quello stesso stile di vita cozzava con quanto predicavano attraverso i sermoni. Lo stesso Malcom X, per la Noi, rappresentò una mera fortuna in quei dieci anni, a tal punto che molte moschee furono aperte in varie parti degli Stati Uniti d’America. nonostante ciò, fu proprio quel dettaglio ha rovinare l’idillio tra quella che ormai, a tutti gli effetti, era diventata una personalità ingombrante per la stessa organizzazione che lo aveva accolto. Tutto per una mera storia di corruzione interna.
Quando ormai era chiaro a tutti che Malcom X era diventato scomodo bastò solamente una goccia che fece traboccare il vaso, quella goccia arrivò quel maledetto giorno di Dallas, quando Malcom X non parlò bene nei confronti del Presidente assassinato da qualche giorno e per molti, all’interno della stessa Noi, fu l’occasione giusta per dargli il benservito.
Una volta sospeso per novanta giorni da Eljiah Mohammed, in Malcom iniziò a prendere coscienza del fatto che doveva incominciare ad agire e parlare per conto proprio. fu proprio in quel momento che la sua figura poteva esser considerata in maniera più positiva se in quel 21 febbraio di sessant’anni fa non venne ucciso dalla Noi.
La scena che abbiamo condiviso, come già detto all’inizio, è reale. Venne ricostruita fedelmente da Spike Lee ed è di una violenza inaudita. Aveva ricevuto odio, rispose all’odio per poi riceverlo a soli trentanove anni. La beffa, si potrebbe dire, consiste anche in un altro dettaglio della sua storia non ancora approfondito ulteriormente.
Nel momento in cui decise si staccarsi in maniera definitiva dalla Noi, Malcom, diciamo, partì per due viaggi. Uno interiore, l’altro esteriore. Entrmabi sono connessi e non può essere altrimenti. Fu nell’anno 1964 che si recò a La Mecca per scoprire qualcosa in più in relazione al mondo musulmano e lì si rese conto che c’erano persone di tutte le etnie che erano uniti per pregare Allah. Questa situazione lo illuminò a tal punto che, una volta rientrato negli Stati Uniti si presentò come un leader nuovo, indipendente e non più sotto l’egida della Nation of Islam.
Molto probabilmente fu questo il vero motivo per cui venne assassinato. Negli ultimi tempi non si sentiva al sicuro: continui discorsi durante i suoi discorsi e telefonate minatorie, tanto per citarne qualcuno. Ma soprattutto la nuova visione che aveva abbracciato, paradossalmente quella del dialogo come Martin Luther King lo rese un bersaglio da colpire.
Semmai fosse sopravvissuto come sarebbero andate le cose? Avrebbe appoggiato lo stesso Martin Luther King per l’imminente marcia da Montgomery a Selma. I due leader per i diritti civili, negli ultimi tempi, si erano addirittura avvicinati. Anche se sarebbe troppo affermare e parlare di un’occasione mancata, rimane il fatto che il suo odio verso i bianchi non gli ha mai permesso di essere un esempio completo ma un mito ancora oggi controverso.