In occasione dell’anniversario della nascita di Massimo Troisi, Rosaria Troisi presenterà il suo libro “Caro Massimo ti scrivo”, Re[a]daction ed. Nel corso della presentazione si inaugurerà il “Salotto Troisi”, allestito con un divano e accessori che hanno fatto parte della vita dell’artista e donati al Centro da Rosaria Troisi e dalla sua famiglia. Modera Michelangelo Iossa, scrittore e giornalista.

Maria Gabriella Tiné, leggerà pagine del libro e declamerà poesie di Pablo Neruda

Nel corso della serata sarà proiettato il corto “50 giorni da orsacchiotto” realizzato dal regista-produttore-attore romano Riccardo Camilli

Castel Volturno 19/02/2025 – 17:00 al Centro Fernandes – via Domitiana km 33,500

Nel mese di marzo si celebra il trentesimo anniversario dell’assegnazione dell’Oscar per la migliore colonna sonora al film “Il postino”, che ricevette anche nomination per il miglior film e miglior attore protagonista. Questo film rappresenta in realtà l’eredità artistica di Massimo Troisi, un talento poliedrico – attore, comico, regista, sceneggiatore e cabarettista – nato a San Giorgio a Cremano, vicino Napoli e che il 19 febbraio prossimo avrebbe compiuto 72 anni.

Riconosciuto come uno dei principali esponenti della nuova comicità napoletana degli anni ’70, Troisi era soprannominato «il comico dei sentimenti» o «Pulcinella senza maschera» ed è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani. Purtroppo, il suo cuore malato non sopportò l’ultimo sforzo sul set e lo lasciò il giorno dopo la conclusione delle riprese, nel giugno di trentuno anni fa. Preferisco ricordarlo non attraverso una cronologia della sua carriera, ma mettendo in luce la sua straordinaria capacità di anticipare i tempi.

Ripensando al suo film d’esordio, “Ricomincio da tre”, e al recente lavoro di Matteo Garrone, “Io Capitano”, mi sembra di percepire due lati della stessa medaglia. A prima vista, sembrano opere distanti anni luce l’una dall’altra. Il primo, un’esordio alla regia leggero e comico, il secondo, un’epopea tragica e contemporanea. Eppure, al di là delle apparenze, questi due film condividono un nucleo tematico profondo: la volontà di riscatto, il desiderio di un cambiamento radicale, la spinta a superare i propri limiti e a confrontarsi con l’ignoto. Troisi, con la sua semplicità disarmante, ci racconta di un giovane napoletano che, dopo una serie di piccoli fallimenti, decide di ricominciare da capo, trasferendosi al “nord” per inseguire il suo sogno di diventare attore.

Il suo è un percorso fatto di piccole vittorie e grandi delusioni, ma anche di una tenace voglia di affermarsi. Garrone, invece, ci proietta in un’Odissea contemporanea, seguendo il viaggio di due giovani senegalesi che abbandonano la loro terra per raggiungere l’Europa, affrontando pericoli e privazioni in nome di una speranza migliore. Nonostante i contesti storici e sociali completamente diversi, entrambi i film ci parlano di un bisogno universale: quello di sentirsi vivi, di sperimentare nuove esperienze, di superare le proprie paure e di costruirsi un futuro migliore.

Sia il personaggio di Troisi che quelli di Garrone sono degli antieroi, degli individui comuni che si trovano a dover affrontare sfide enormi. Eppure, la loro determinazione e la loro umanità li rendono figure affascinanti e indimenticabili. Cosa unisce questi due film? Innanzitutto sia Troisi che Garrone utilizzano il viaggio come metafora del percorso esistenziale. Il viaggio è un momento di transizione, di cambiamento, di crescita. È un’occasione per scoprire se stessi e il mondo che ci circonda. Nonostante le difficoltà e le avversità, i protagonisti di entrambi i film non perdono mai la speranza. È proprio questa speranza che li spinge ad andare avanti, a lottare per i propri sogni.

Infine le relazioni umane giocano un ruolo fondamentale. Gli incontri, gli scontri, le amicizie che si instaurano lungo il cammino sono determinanti per la formazione dei personaggi. In conclusione, “Ricomincio da tre” e “Io Capitano” sono due opere che, pur appartenendo a generi e a epoche diverse, ci parlano di temi universali e attualissimi. Entrambi i film ci invitano a riflettere sul senso della vita, sul valore della speranza e sull’importanza di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. E in conclusione poi vorrei condividere con voi una storia affascinante e ricca di significato!

Quella di un divano che, negli ultimi anni, ha attraversato un percorso che riflette le esperienze di tanti emigranti divenendo simbolo di accoglienza e convivialità. La prima volta che lo notai risale al lontano 2015, a Castel Volturno, dove si trovava insieme ad altri mobili in un deposito di una nota ditta di traslochi. Era necessario svuotare il locale, e quei mobili erano destinati a Napoli, in accordo con i proprietari, per un progetto interessante che li riguardava. Nel frattempo, avrebbero trovato riparo in un altro deposito, questa volta di un importante ente locale.

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