In occasione del suo imminente compleanno ripercorriamo la sua storia e carriera in questo reportage
Parafrasando l’indimenticabile Antonio Lubrano, nell’iniziare questo lungo speciale interamente dedicato alla figura di uno degli attori più amati della storia del cinema, ci sembra giusto precisare che la domanda sorge spontanea: in che modo lo si può identificare? Con quale personaggio, tra i tanti che ha impersonato nella sua lunghissima carriera? E’ vero, però. In questo caso a sorgere in maniera spontanea sono addirittura due le domande che terranno banco in quello che è di fatto e nei fatti è il secondo appuntamento dell’anno con ‘I ragazzi del 1930’ e, questa volta, non è tanto nel ricordare una delle tante stelle che sono passate a migliore vita già da tempo. No, semmai di celebrare, con tanta gioia colui che è ancora tra noi e che stia tagliando il traguardo dei 95 anni. Una stella che ha accompagnato intere generazioni, lasciando un’impronta indelebile nella storia della recitazione e della cinematografia mondiale.
Ma, appunto, con quale personaggio lo possiamo identificare? Con quello de ‘Il Braccio violento della legge’? O Come l’acerrimo nemico di ‘Superman’, Lex Luthor? O addirittura il duro agente federale di Mississippi Burning – Le radici dell’odio? Insomma, avete capito che in questi giorni celebreremmo il grande, il leggendario ed inossidabile Eugene Allen Hackman, universalmente conosciuto più semplicemente come Gene Hackman. Anche lui, dunque, fa parte del club de ‘I ragazzi del 1930’.
Il suo è il primo dei quattro nomi altisonanti che andremo a celebrare in questo lungo 2025; il primo di quattro nomi che rappresenta in tutto e per tutto il secondo appuntamento dell’anno che questa speciale e particolare serie di reportage. Si, proprio così: non è spettato a lui ad inaugurare la serie di celebrazioni e per un semplice motivo: il calendario parla chiaro e non si può prescindere da questo, anche perché si sarebbe rivelata una vera e propria forzatura e, oltretutto, una vera e propria scorrettezza nei confronti del simpaticissimo Boss Hogg di Hazzard, Sorrell Booke, scomparso ormai quasi trentuno anni orsono, non celebrarlo nel giorno del suo 95° compleanno.
Non perdiamo ulteriore tempo, però, nell’entrare nel mondo e quindi nella vita, sia un po’ privata ma soprattutto professionale, di questo fuoriclasse di Hollywood. Un interprete con una particolarità, forse comune, a molti ma che, allo stesso tempo, lo contraddistingue dai suoi stessi colleghi: il suo modo di recitare, il suo modo di porsi davanti alla macchina da presa e che lo ha reso un’icona in tutto il mondo verrà analizzata nel corso di questo lungo speciale interamente dedicato a lui, con il sapor di un reportage a tutti gli effetti.
Un reportage che parte non dal principio, come più di qualcuno di voi si potrebbe attendere, ma bensì quasi dalla fine; esattamente dall’anno 2004, in cui lo stesso attore, in una delle puntata del Larry King Show di quell’edizione realizzò, forse, la sua ultima vera apparizione da attore precisando, senza mezzi termini, che in quel momento, in quel preciso periodo non aveva nessun film in programma, nessuna pellicola da girare. In poche parole, in quell’occasione, nonostante non lo fece intuire direttamente, stava per dire addio alle scene e al mondo del cinema. Si, proprio così. La verità, forse, è che non lo ha mai voluto affermare pubblicamente, lasciandolo intendere pian piano al pubblico che lo ha sempre amato e seguito nella sua lunghissima carriera.
Il motivo di tale scelta non era da attribuire l’improvvisa scarsa richiesta nei suoi confronti, anzi. Qualche anno prima, intorno agli anni ’90 sperando di non scrivere un’informazione sbagliata, lo stesso Hackman incominciò ad avere problemi di cuore, tant’è che subì, addirittura, un’operazione. Nonostante ciò, per tutto il resto del decennio, continuò a spron battuto a lavorare tra un set e l’altro, ricevendo lo stesso successo di prima.
La svolta, per lui, giunse nel 1999, l’anno del suo terzo esordio dopo quello televisivo, prima, e, appunto, cinematografico, poi. Infatti, e lasciateci questa espressione, ‘Il buon vecchio Gene’ iniziò a far parlare di sé, addirittura, con un romanzo. Non si sa come gli venne in mente, eppure ad un certo punto, insieme all’archeologo marino Daniel Lenihan, divenne autore di una fortunata trilogia inaugurata, come detto, nel 1999. Proseguita nel 2004 e conclusa quattro anni più tardi e per il momento soffermiamoci su questo punto.
Infatti, come già ricordato in precedenza il 2004 fu l’anno della sua apparizione al Larry King Show in cui pronunciò quelle parole. Ma, appunto, quattro anni più tardi, nonostante tutto, tornò a far parlare di sé in merito al suo allontanamento nel mondo del cinema.
L’occasione fu la presentazione dell’ultimo capitolo della trilogia, inaugurata con ‘Wake of the Perdido Star’, seguito da ‘Justice for None’ e chiuso appunto con Escape from Andersonville. Durante quell’evento lo stesso attore precisò che il ritiro dal mondo del cinema era dovuto allo stress che non poteva più reggere a causa di quei problemi di cuore che incominciò ad avere quasi venti anni prima. Dunque, il suo nome, comunque, ha continuato ad avere attenzione anche nelle cronache culturali di un certo spessore.
Non più relative al mondo in celluloide, come veniva definito un tempo, ma bensì nel mondo della letteratura. Eppure, nel mondo della letteratura ha esordito per ben due volte: la prima nel 1999, come abbiamo già specificato più volte in questa prima parte; la seconda invece, avvenne, quasi quindici anni fa, e lo si può considerare in tutto e per tutto come il suo quarto esordio, dopo quello televisivo, prima, e, appunto, cinematografico, poi e il primo cosiddetto letterario.
Dunque, Gene Hackman nella sua lunga vita professionale, oltreché personale, è stato tutto questo. Ecco perché, in un modo o nell’altro appare praticamente impossibile cercare di identificarlo in un determinato ruolo o in una determinata fase della sua esperienza lavorativa. È chiaro che, come vedremo, nei prossimi appuntamenti, l’esperienza cinematografica è stata quella più rilevante di altre, un’esperienza che gli ha permesso di entrare nella storia della settima arte riuscendo anche, in un certo qual modo, ad essere allo stesso tempo, storia del grande schermo. Si pensi, per esempio, ai grandi ruoli che i più grandi registi con cui ha lavorato gli hanno affidato. Ma tutto questo ve lo racconteremo nella seconda parte di questo reportage, iniziando il tutto da San Bernardino, in California.