Quarto appuntamento con la serie di articoli interamente dedicata alla storia di Pino Daniele
Nel terzo appuntamento con la storia di Pino Daniele ci eravamo fermati su un ultimo dettaglio attraverso il quale chiariva, molto bene, le condizioni economiche della sua famiglia. Un aneddoto ed un particolare che venne poi riportato anche in una sua celebre canzone, menzionata la scorsa volta, ma non condivisa da Youtube. È vero, fino adesso in questi primi appuntamenti la stessa musica di Pino ha latitato e non poco. Fatto grave, gravissimo; un vero e proprio delitto che, a parte il primo appuntamento inaugurale, potrebbe essere legato ad una metafora calcistica: vi raccontiamo il match, senza però farvi vedere i gol o comunque i gol più belli.
Ecco, nel suo caso è naturale considerare le sue creazioni musicali opere d’arte, degne delle migliori giocate del calciatore più talentuoso di sempre; tale accostamento è anche normale e logico e non può essere altrimenti, visto anche la stessa provenienza del cantante. Fino adesso, però, ci siamo basati molto sulla narrazione e poco sulla musica, sulla sua musica. Ci eravamo persino chiesti da quale momento partire con la sua storia e abbiamo deciso, alla fine, considerare come punto di riferimento la sua data di nascita, dopo che i primi due appuntamenti erano legati, indissolubilmente, ai giorni della sua tragica scomparsa.
Per questo motivo, nonostante non arriveremo ancora in maniera definitiva nell’epoca delle sue pubblicazioni ufficiali, integreremo questo appuntamento con le sue canzoni. Con i video condivisi direttamente da Youtube per proseguire questo viaggio che, nella sua essenza, è musicale e non può essere altrimenti. Non può essere trattato in nessun’altra maniera.
Dunque, la scorsa settimana ci eravamo soffermati su quei piccoli dettagli che nella vita di Pino sono stati molto rilevanti non solo per la sua vita ma anche come fonte d’ispirazione; piccoli dettagli ai quali se ne aggiungeranno altri in queste settimane che ci separano dal giorno del suo settantesimo compleanno. Ripartiamo, quindi, con una considerazione esternata durante una delle tante interviste rilasciate negli ultimi anni della sua vita.
“Sono sempre stato fortunato nella mia vita, ho fatto sempre ciò che desideravo”. Più o meno questo è stato il suo pensiero in una delle tante dichiarazioni rilasciate per celebrare la sua carriera straordinaria e, in effetti, non ha mai avuto tutti i torti. Anche nella realizzazione dei propri sogni ci vuole non solo tanta determinazione, partendo dal presupposto che bisogna crederci fino in fondo sempre, anche quando le cose appaiono del tutto irraggiungibili; ma anche perché intorno bisogna aver la medesima fortuna nell’essere circondati da persone che, nonostante tutto, non si rivelino essere ostacoli dei sogni medesimi da realizzare nel corso del tempo.
Da quello che ci è stato raccontato nella giornata del 5 gennaio e da quello che poi è comunque sempre emerso nel corso degli, Pino Daniele non ha sempre vissuto con i propri genitori o comunque con la propria famiglia naturale. Ad un certo punto, nel tentativo di scappare dalla povertà e di crescere in un certo modo, Giuseppe andò a vivere con due zie acquisite, Lia e Bianca. Leggenda vuole che le medesime fossero molto, ma molto appassionate di musica. Ciò significa che il futuro bluesman napoletano sarebbe cresciuto a pane ed Elvis Presley e non solo.
Stranamente, però, rispetto a tutti coloro che poi sono riusciti a diventare delle vere proprie stelle delle sette note, Pino Daniele, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu uno studente molto diligente; talmente diligente che terminò il suo percorso scolastico con il diploma.
In fondo, questo lo riporta anche in una delle sue leggendarie canzoni: Je so pazzo, brano dedicato a Masaniello, personaggio della rivoluzione napoletana. Tra i suoi primi compagni di scuola si dice che c’era anche un certo Enzo Gragnaniello; precisamente alle scuole elementari.
Ma come furono i primi passi nella musica? Non furono dei migliori. Ebbene sì, anche ad uno come lui gli poteva capitare di steccare la prima volta in pubblico. Quasi sicuramente erano i primi tempi in cui non solo stava apprendendo i rudimenti dello strumento musicale che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua carriera, tra l’altro rudimenti appresi da totale autodidatta, ma che lo portarono a steccare, all’età di soli dodici anni, al suo vero esordio in pubblico. La leggenda vuole che tale sfortunato episodio avvenne durante una festa tra ragazzini, non riscendo a mostrare fin da subito tutto il suo talento che si sarebbe poi ammirato in seguito.
Questo episodio, al di là di tutto, non lo intimorì. Anzi, al contrario: fu la vera molla che lo portò a studiare ancora meglio la chitarra, a perfezionarsi e ad essere sempre in continuo aggiornamento per quanto riguarda le sonorità e gli stessi della musica che, nel tempo, sono ovviamente mutati rispetto alle origini. Non a caso lo si può considerare pacificamente un cantautore, chitarrista e, addirittura, compositore. La sua discografia, come state già vedendo attraverso qualche video condiviso, spazia in più generi come il pop, la canzone napoletana, il pop rock, il già citato blues e persino la world music.
La sua preparazione lo portò ad essere padrone oltreché della voce, naturalmente, della chitarra, appunto, ma anche e in maniera ben specifica della chitarra acustica, della chitarra elettrica, della chitarra classica, della chitarra battente, del basso, del mandolino, del mandoloncello, dell’armonica e persino della tastiera.
In poche parole: una preparazione a trecentosessanta gradi che lo ha portato a pubblicare in quaranta lunghi anni di carriera ben quarantasette dischi, di cui ventiquattro in studio, cinque live e ben diciotto raccolte, i famosi Greatest hits. Se non ci avesse lasciato dieci anni fa, proprio in questo 2025 oltre a festeggiare i settanta anni di vita, avrebbe persino celebrato ben cinquanta anni di carriera e chissà che tipo di festa ci sarebbe stata?
Dunque, possiamo già raccontarvi la prima storia, scusate il primo aneddoto relativo ad una delle sue canzoni più significative ed emblematiche della sua carriera, cercando, anche di rivelare in che anno è stata scritta la leggendaria ‘Napul’è’. Se ufficialmente la sua carriera ebbe inizio intorno ai venti anni, quindi nel 1975, il brano indicato venne scritto nell’età dell’adolescenza: tra i sedici e i diciotto anni. Quindi si potrebbe ipotizzare tra il 1971 ed il 1973. Ma anche per dettaglio questo è ‘Tutta n’ata storia’.