Secondo di una lunga serie di appuntamenti interamente dedicati al grande cantautore partenopeo scomparso dieci anni fa e che quest’anno avrebbe compiuto 70 anni
Il secondo appuntamento con il lungo omaggio dedicato a Pino Daniele sarebbe dovuto tornare, come annunciato in precedenza, sabato prossimo. Eppure, solo una volta pubblicato il primo episodio di questa lunga serie di articoli interamente dedicati a lui ci siamo resi conto che proprio oggi sono dieci da quel commovente estremo saluto che si tenne a Piazza Plebiscito, Napoli, al grande cantante partenopeo. Era la sera del 7 gennaio del 2015 e un lo stesso Pino aveva già ricevuto l’ultimo omaggio a Roma.
Ma non bastava e, anche a causa di una qualche coda polemica che aveva accompagnato le ore successive al primo funerale del cantante, si decise di portarlo, per l’ultima volta, nella sua Napoli. Quella sera tutta la città rispose in massa positivamente. Tutta Napoli e non solo era a piazza Plebiscito per un sentito e doveroso omaggio per uno dei suoi più illustri concittadini che aveva, come altri illustri personaggi, rappresentato al meglio l’immagine stessa del capoluogo all’ombra del Vesuvio.
Dopo Totò, dopo Eduardo De Filippo, dopo Massimo Troisi se n’era andato anche lui e nel modo improvviso senza alcuna avvisaglia di ciò. Se n’era andato come il suo amico fraterno Massimo Troisi lasciando un vuoto pesante ed incolmabile nel panorama musicale.
In questo secondo appuntamento, non speciale ripetiamo ma semmai anticipato per ovvie ragioni, non ci soffermeremo subito sulle canzoni, che non mancheranno nei prossimi articoli con piccole ma significative retrospettive sui dischi pubblicati nel corso della sua lunga carriera. semmai ci soffermeremo ancora su quei giorni del 2015, visti attraverso gli occhi di dieci anni dopo e di come, la stessa città, si sia prodigata nel ricordarlo con iniziative di notevole rilievo. Dai tour nei vicoli significativi della vita di Pino, alle strade inondate dalle sue note, dal documentario approdato sul grande schermo solamente per tre giorni. Dal 4 al 6 gennaio.
Non solo, i lunghi speciali pubblicati nei quotidiani, anche come inserti, tra il Corriere del Mezzogiorno, uscito con il Corriere della Sera, Il Mattino di Napoli e la Repubblica. Quest’ultimo quotidiano ha anche permesso la pubblicazione e la vendita di un particolare volume interamente dedicato alla memoria di Pino Daniele; un libro composta da tante piccole e significative testimonianze non solo di giornalisti, ma anche di colleghi e persone che hanno condiviso momenti indelebili sul palco con lui.
Nonostante tutto, a distanza, ormai, di dieci lunghi anni non ci sembra ancora vero che se ne sia andato. Non si par vero che la sua magia musicale sia finita sul più bello, quando ancora ci poteva stupire con altre sperimentazioni musicali che lo avrebbero portato chissà dove. Anzi, forse lo sappiamo quale sarebbe stata la sua nuova direzione. Grazie all’evento che si è tenuto l’altro ieri, a Napoli, e dal titolo ‘I Luoghi di Pino’, voluto fortemente e organizzato dai giornalisti Michelangelo Iossa e Carmine Aymone, nel raccontare la storia di Pino Daniele è emerso che lo stesso cantante, nell’estate di quel 2015, sarebbe dovuto partire in Spagna per realizzare un nuovo disco acustico.
Lo scopo era anche quello, già da fuoriclasse qual era, di perfezionarsi ancor di più con il suo strumento del cuore, la chitarra, per imparare, nel vero senso del termine, i rudimenti del flamenco o comunque di approfondirlo. Dal Blues del Delta del Mississippi alla musica spagnola; il passo, comunque, non è breve, per un crossroad tutto musicale che si è, appunto, interrotto sul più bello. Non che in precedenza non ci fossero state cose interessanti, anzi al contrario: Pino Daniele ci ha deliziato fin da quel lontano 1977, che abbiamo già menzionato e sul quale ci ritorneremo per approfondire una delle pagine più belle della musica che si siano mai scritte in Italia.
In effetti, questo secondo appuntamento possiede le mere sembianze dell’introduzione. Un’ulteriore introduzione nel cercare di non lasciare nulla al caso, non dimenticare nessun dettaglio; perché da oggi in poi la storia che vi andremo a raccontare non sarà una delle tante. No, sarà qualcosa di più. ciò che vi andremo a riportare tra queste righe virtuali è una perfetta simbiosi tra il protagonista inequivocabile di questi appuntamenti e il suo territorio, che già da solo non ha alcun bisogno di presentazione. Semmai di tante ed ulteriori piccole premesse.
Ciò significa che il racconto della storia, un po’ personale ma soprattutto molto artistica dello stesso Pino Daniele, va oltre le canzoni, va oltre i dischi, va oltre le date che andremo a ricordare, andrà oltre anche alla figura stessa del cantante. La direzione che prenderemo sarà quella parallela, sarà quella di soffermarsi molto su ciò che era Napoli al momento della sua nascita, su ciò che stava diventando nel momento in cui stava crescendo e su ciò che diventerà intorno a lui: quella stessa città che lo ispirerà in tutto e per tutto nelle sue creazioni musicali.
Perché se tutto parte dopo l’ora di pranzo del 19 marzo del 1955, nel quartiere di Santa Chiara a Napoli, a questo evento, della sua nascita, ne fanno seguito altri, piccoli e grandi, che si susseguono ed incastonano tra di loro grazie ad un gioco magico che solo il destino sa creare. La sua prosa, i suoi accordi, le sue raccolte di inediti non sono mai state fini a sé stesse; non erano solamente delle belle canzoni o dei bei versi o solo dei bei sound da ascoltare. Pino Daniele ci raccontava sé stesso nella sua Napoli in una dimensione tutta sua, tra l’attualità ed una visione che con la canzone classica napoletana non aveva proprio nulla a che fare.
Il viaggio che abbiamo effettuato alla Vigilia della Befana, ovvero il giorno seguente al decennale della sua scomparsa, ha permesso allo stesso FreeTopix Magazine di raccogliere molte informazioni in merito. Informazioni che ci permettono di ricostruire passaggi fondamentali della sua esistenza e, allo stesso tempo, di farvi scoprire come alcuni dei suoi grandi capolavori sono nati o comunque sono stati ispirati. Perché in fondo, Pino Daniele, nel panorama della musica partenopea è e resterà un unicum; un artista, un cantante ed un musicista a sé stante.