Il prossimo 8 Gennaio per il Re del Rock sarebbero state 90 candeline
Ci sono storie, eventi, fatti, personaggi che hanno fatto epoca a sé. Ci sono storie, eventi, fatti e personaggi che ha tracciato una linea di demarcazione tra quello che c’era prima e quello che è venuto dopo. Ci sono storie, eventi, fatti e personaggi che appena li nomini è davvero impensabile che nessuno non sia informato, almeno, su qualche dettaglio; non importa a che età ci si trova o a quale epoca si appartiene, appena vengono si fa solo riferimento a qualcosa che ormai è nella cultura popolare è impossibile che non si accende, all’interno della nostra mente, un ‘intero sito internet’ fatto di immagini ad esso collegati.
Ci sono storie, quindi, che appartengono a noi, perché in qualche modo ci hanno accompagnato e ci accompagnano in modo unico e irripetibile, storie che ci travolgono come solo la potenza della musica può fare. Ma non basta quello che stiamo dicendo in questa che è, di fatto, una piccola ed umile introduzione di questo reportage in tutto e per tutto.
Di quella che è una parabola che appartiene al mondo delle sette note, ma che può essere intesa come la classica storia americana, in cui c’è un vincitore e al tempo stesso un perdente. O forse solo il vincente, perché quando si passa a diventare leggenda vivente e leggenda e basta il passo non è mai breve assume le connotazioni di un divismo esagerato intorno a colui che un peso del genere non può sostenere: l’uomo.
E l’uomo e il divismo non sono mai e poi mai andati d’accordo. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Tupelo e di Memphis. Due città del profondo sud degli Stati Uniti, due città le quali, rispettivamente, hanno dato natali e adozioni all’individuo più famoso della storia della musica. Luoghi rappresentativi della storia personale e pubblica di Elvis Aron Presley, meglio conosciuto solo e semplicemente come Sua Maestà Elvis Presley, l’unico Re del Rock’n’roll.
D’altronde di lui e si di lui abbiamo sempre trovato l’occasione giusta per ricordarlo, per parlarne, per continuare ad alimentare, soprattutto nel limite del possibile la sua fama, la sua leggenda e il suo mito che ormai lo precedono da quasi quarantotto lunghi anni. Eppure, anche per questo ennesimo appuntamento con il Re una domanda ci sembra logica e spontanea al tempo stesso.
Da dove si inizia a parlare di Elvis Presley? Bel quesito, in fondo. Dalle sue canzoni? Dalla sua vita o direttamente dalla sua scomparsa? Una morte avvolta nel mistero ancora per molti; un mistero che aleggia sempre ogni volta che ricorre il giorno 16 agosto. Infatti, in quel lontano 1977 il 16esimo giorno dell’ottavo mese dell’anno cadde di martedì e nulla, nel mondo della musica, sarebbe stato più come prima. Il rock, e non solo quel genere, aveva perso per sempre il suo intoccabile sovrano dal ciuffo ribelle, dalla voce inconfondibile e dalle movenze ritenute, per i tempi, addirittura troppo osé.
Sono trascorsi quasi 48 lunghi anni da quel giorno e alcuni non si sono mai arresi all’evidenza che quel ragazzo del Mississippi, che aveva incendiato le folle, prima americane e poi di tutto il mondo, con la sua musica ritenuta indiavolata, si fosse lasciato andare per diversi motivi che noi, per rispetto stesso dell’uomo che fu, non andiamo ad indagare se non in maniera superficiale. anche se dovremmo farlo per dovere di cronaca ma rischieremmo di non avere rispetto della memoria dell’uomo che fu.
Ci sarebbero tante date da ricordare, tante canzoni e tanti concerti. In un’unica espressione: tanti momenti irripetibili e impossibili da riassumere in un unico articolo. Ma il motivo vero e proprio che ci spinge a pubblicare questa serie speciale di appuntamenti risiede in un’altra data, in un altro giorno, un altro mese e un altro anno che risale ancor più indietro nel tempo e, allo stesso tempo, per un paradosso o per un puro caso, decidete voi cari lettori, quel giorno a cui stiamo facendo riferimento era sempre un martedì. Strano, vero.
Eppure, se la sua storia terrena inizia l’8 gennaio del 1935 nella piccola cittadina di Tupelo, nello Stato del Mississippi, in cui secondo le cronache del tempo sopravvisse a suo fratello gemello, Jessie Garon Presley, l’incontro con il pubblico americano, in via ufficiale, avvenne il 5 luglio del 1954, due anni prima della data ufficiale in cui la sua carriera prese il via e di questa storia ve ne abbiamo parlato all’inizio dell’estate scorsa.
Infatti, in quel caldo giorno estivo, per le radio, passò una canzone che entrò nella storia. Era una cover e all’epoca era quasi usanza che i giovani talenti, per ‘svezzarli musicalmente’, sceglievano una canzone loro preferita. Il brano ripreso era, a sua volta, un successo appartenente al rythm and blues pubblicato il 6 maggio del 1946 e scritto ed intonato da Arthur Crudrup: ‘That’s all right Mama’.
Fu un successo travolgente per il giovane Elvis. Un successo nato per caso visto che l’anno prima, per guadagnarsi da vivere, svolgeva l’umile lavoro di camionista. Nacque per caso perché il futuro Re del Rock aveva scoperto che alla Sun Records, sua prima casa discografica, aveva messo un annuncio in cui permetteva a chiunque di proporsi come nuovo talento registrando una propria canzone ad una cifra irrisoria: solamente 4 dollari.
Come si potrebbe pensare però la prima hit registrata di Elvis, in via ufficiale, non fu però la cover di Crudrup, considerato da molti il padre del Rock, ma una vecchia ballata country dedicata alla madre a cui era molto legato: ‘My Happiness’. Sam Philips, imprenditore e fondatore della già menzionata casa discografica, rimase folgorato dalle qualità del giovane cantante e decise di puntare su di lui.
Bisogna fare una precisazione. Se tutto è avvolto da un giusto alone di leggenda, l’inizio della carriera di Presley è comunque riconducibile, ufficialmente al giorno 5 luglio del 1954. Le cronache di quei tempi raccontano che al cospetto di Philips si presentò un timido ragazzo con la chitarra e che iniziò ad intonare la hit di Crudrup. Questa versione è in parte ‘romanzata’, proprio per il fatto che la prima vera registrazione che il futuro Re del Rock fece risaliva all’anno precedente.