Seconda ed ultima parte sulla recensione sulla serie televisiva ‘Piedone – Uno sbirro a Napoli’

Dunque, verso la fine della prima parte di questa lunga recensione, ieri, abbiamo interrotto l’analisi sul più bello; su un particolare, su un elemento non solo caratterizzante ma anche fondante del cinema o comunque delle storie di Bud Spencer: le risse o comunque i simpatici schiaffoni e pugni che rifilava agli arroganti e tronfi di turno. Se con Rizzo la zuffa assumeva un contorno a metà strada tra l’ironico ed il serio, specialmente nel primo ed iconico capitolo della quadrilogia, per poi avere una chiara connotazione comica nei tre successivi episodi, in questa serie tv le risse sono minime o quantomeno quando avvengono lo sono in modo eterogeneo da come siamo sempre stati abituati a vederle negli anni.

In effetti, ‘l’entrare in punta di piedi’, come ha detto Giuseppe Pedersoli nell’intervista riproposta un mese fa, ha assunto la forma di un mantra in cui tutti coloro che hanno fatto parte della troupe di questo prodotto per famiglie è stato rispettato fino al midollo della sua stessa essenza. Risultato? Che ha preso forma un poliziesco con delle storie tutte nuove, caratterizzanti la nuova realtà partenopea, assumendo, così, anche i contorni, puntata dopo puntata, di un vero e proprio noir; distaccando, così e in maniera indiretta, il personaggio principale da quello che si era già visto nel glorioso passato.

Con ciò si è voluto stabilire, comunque, una sorta di linea di demarcazione tra il passato e il presente e, a sua volta perché no, anche quello che potrebbe essere in futuro; visto che nel modo in cui si è concluso l’ultimo episodio non si esclude una seconda serie. Anzi, è quello che auspichiamo anche noi visto che adesso è giusto scoprire come proseguirà la storia.

Ritorniamo, però, sul punto con il quale abbiamo aperto questa seconda parte visto che non lo abbiamo del tutto approfondito ancora, ovvero le risse. Quelle risse, quelle scazzottate che, senza troppi giri di parole, abbiamo atteso tutti. La verità è che non vederle riproposte nello stesso e identico stile non ci è sembrato un vero e proprio tradimento. Ma non vederle molte o semmai pochissime ci è sembrato, all’inizio, un po’ strano. Anche se di tanto vedere l’ispettore Palmieri dare uno schiaffone come Rizzo non sarebbe neanche un sacrilegio, proprio per omaggiare ancora di più senza strafare e senza rovinare ciò che è stato in precedenza, come detto.

Ma d’altronde ci sta: il mantra vero e proprio è quello di ‘entrare in punta di piedi’, in quel mondo, in quell’universo goliardico e spensierato, per poi farlo calare, ancor di più, in una dimensione più consono a noi, più consona alla nostra epoca. Ci sta e per certi versi non lo sarebbe neanche tanto. In realtà vogliamo di che in questi anni di continue riproposizioni di personaggi epocali che hanno fatto la storia sia del piccolo schermo e sia grande schermo, questo tipo di operazione ha sempre trovato non poche difficoltà ad avere successo. A non fare presa sul pubblico, specialmente sui fans più sfegatati, i quali rappresenterebbero lo zoccolo duro in relazione ad una certa tradizione sia televisiva che cinematografica.

Con il personaggio di Piedone questa miscela, finalmente, è riuscita rispetto ad altri esperimenti mutando, nella sua essenza, la carta principale: quella rappresentata dal protagonista, per poi farlo muovere con più facilità nell’attualità ma partendo da quello che c’è stato prima. Garantendo, dunque, la continuità della linea narrativa tracciata dagli autori originali.

Eppure, nel nuovo Piedone, in questa nuova versione non ci sono solamente questi dettagli a tenere banco ma anche altri particolari, come i nuovi personaggi che, in alcun modo, sono o potrebbero sembrare un rifacimento moderno dei personaggi, cosiddetti secondari, che gravitavano intorno al Commissario Rizzo. Silvia D’Amico e Fabio Balsamo rientrano perfettamente in questa casistica.

Attori prestati, quasi, al lavoro da caratterista e, in alcune scene, da spalla a Salvatore Esposito. La prima ha interpretato il ruolo del superiore di Palmieri, mentre il secondo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare al leggendario e simpatico Brigadiere Caputo, intrepretato, nei quattro film originali, dal mai celebrato   Enzo Cannavale. Ammettiamo che anche noi non siamo mai riusciti a trovare l’occasione giusta per celebrarlo, ma non mancherà.

Rispetto al 1973 e al 1980, ogni episodio non è accompagnato con le iconiche note composte dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis, semmai una sorta di spiegazione o semmai traduzioni di alcune parole, di alcuni vocaboli napoletani, per avvicinare coloro che conoscono poco della meravigliosa cultura della città più bella del mondo, ma anche di far conoscere le corrispondenti tradizioni.

Piedone – Un poliziotto a Napoli, dunque, è stato, almeno per questo primo ciclo di episodi, molto di più di una serie fondata sulla semplice operazione commerciale. No, è stato veramente un omaggio sentito, ben pensato, progettato, studiato, organizzato, con la consapevolezza che la posta in gioco era davvero alta. Un plauso va agli autori, allo stesso Giuseppe Pedersoli, a Salvatore Esposito, alla stessa Silvia d’Amico, ma anche all’attore che ha intrepretato il superiore di entrambi i personaggi, Massimiliano Rossi nel ruolo del Vicequestore Enrico Ruotolo.

Le storie, nella loro essenza, e come già precisato in precedenza, sono moderne, originali, scavano nel passato non solo del protagonista ma anche della stessa città di Napoli. Attenzione, però, di quel passato visto a partire dall’inizio della saga nel lontano 1973.

Con ciò non si vuole dire in nessuno caso che Bud Spencer non sarà più ‘Piedone’ da oggi in poi, è praticamente impossibile un pensiero del genere. Semmai, sempre in punta di piedi, possiamo anche noi dire che abbiamo un nuovo Piedone. Che abbiamo un nuovo personaggio che potrebbe essere, per gli stessi giovani, un nuovo punto di riferimento. Un ‘Piedone’ diverso, forse meno istituzionale del precedente, ma per questo serve tempo, ma pur sempre un nuovo ‘supereroe’ su cui fare affidamento.

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