Una nuova serie di appuntamenti che celebra alcuni dei più grandi personaggi del mondo del cinema e della televisione
Mettetevi comodi. Si, non un’espressione originale per aprire uno dei nostri articoli introduttivi. Un articolo introduttivo che ha, dalla sua, una molteplice natura. Infatti, in un colpo solo avrà la capacità sia di aprire mini-speciali, sia speciali, sia reportage e, addirittura, le rinnovate serie di articoli o quantomeno quelle serie di appuntamenti che ci accompagneranno nel corso di questo nuovo anno appena iniziato. E, da quello che avete intuito, questa formula più volte proposta, non sarà solo un’esclusiva del magico mondo cinematografico, ma anche di altre rubriche, come avrete modo di vedere.
Comunque partiamo da un presupposto ben preciso: l’arte della recitazione si rinnova di generazione in generazione. Ci sono ‘ragazzi’ che rimangono nel cuore del pubblico e non solo; e quelli che, nonostante i tentativi, non riescono a sfondare o, per lo più, non riescono, nonostante abbiamo ottenuto un percorso professionale di tutto rispetto, a lasciare una traccia indelebile. È pur vero che tutto ciò è basato sul colpo di fortuna, di scelte giuste o comunque su opzioni rivelatisi tali anche sull’onda dell’indecisione, di progetti cinematografici giusti, adatti e coerenti con le proprie capacità attoriali. Perché, diciamo la verità, bisogna anche saper sfruttare al meglio le potenzialità che si possiede nel tentativo di dimostrare la propria bravura e farsi valere in questo campo molto, ma molto particolare e allo stesso tempo anche affascinante.
Nel film ‘Bronx’ è inequivocabile, comunque, la frase che il personaggio di Robert De Niro rivolge a Calogero, suo figlio ancora ragazzino, di come non sia tanto importante avere le capacità in sé, quanto semmai di capire che tipo di talento si possiede per poi alimentarlo, in modo che non sia sprecato. Un’opera cinematografica, questa, che insegna molto sul concetto di vita e sull’esperienza della vita stessa. Un lungometraggio, come si chiamava un tempo, che è stato ispirato da una commedia teatrale scritta proprio da uno dei due attori protagonisti: Chazz Palminteri, Sonny: il boss del quartiere tanto per intenderci; per una che è solo una delle tante storie del Bronx.
Eppure, sia lo stesso Chazz Palminteri e sia l’inarrivabile Robert De Niro appartengono a generazioni diverse di ‘ragazzi’ che hanno tentato, fortunatamente e in maniera diversa, la loro storia personale con il mondo del cinema. Il primo è classe 1952, mentre Bob De Niro 1943. Entrambi, seppur italoamericani, non rientrano in quella che sembra, proprio da un punto di vista storico, legato al mondo della settima arte, a coloro che sono venuti al mondo in un anno ben preciso.
Per essere pignoli al massimo i nomi altisonanti che verranno celebrati in questo lungo 2025 sono quattro e tutti hanno avuto delle carriere irripetibili davanti alla macchina da presa. Anzi, mantenendoci sempre nella pignoleria più totale, solo uno del quartetto che fra non molto sarà rivelato è, ancora oggi, non uno dei registi più acclamati ma semmai il regista più acclamato della sua stessa generazione. Invece, per dovere di cronaca sono cinque. Quest’ultimo che andremo a scoprire non ha avuto una grandiosa carriera; eppure, il suo volto è legato ad uno dei telefilm più scanzonati della storia della televisione.
Un nome che avremmo potuto già ricordare e celebrare già quasi un anno fa, il giorno 11 febbraio 2024. Data in cui si sarebbero celebrati, purtroppo, i trenta anni dalla sua scomparsa. Forse è meglio così, che non lo abbiamo fatto in quell’occasione. Perché anche Sorrell Booke meritava di essere celebrato per i suoi 95 anni e, soprattutto, nell’anno in cui anche altri suoi colleghi più illustri avrebbero spento lo stesso numero di candeline. Ma non divaghiamo: è chiaro che presentato così il nome di questo attore non vi dice nulla. Eppure, credeteci cari lettori, costui a partire dal 1979 in poi divenne famoso per un ruolo in particolare. Guardate queste immagini:
Adesso pensiamo che lo abbiate sicuramente riconosciuto: era l’unico e solo Boss Hogg della serie televisiva ‘Hazzard’; show televisivo celebrato l’estate scorsa da parte nostra, in ritardo, per i suoi 45 anni dalla prima messa in onda del primo episodio. Show televisivo di cui, sempre quest’anno, si celebreranno anche i quaranta anni dalla chiusura, lasciando in tutti i fan un vuoto che ancora oggi appare incolmabile.
Non è finita qui: sempre legato al telefilm creato da Gy Waldron, in questo 2025 verranno festeggiati anche i venti anni di quella trasposizione cinematografica così tanto sottovalutata ma tanto convincente rispetto ad altre dedicate ad altri show televisivi del passato.
Torniamo comunque a Booke, precisando che su di lui ci sono solamente poche notizie, poche informazioni riguardo alla sua vita e alla sua carriera; ciò anche a dimostrazione, purtroppo, che, nel suo percorso professionale, si è fatto solamente notare per quel ruolo nel quale ormai tutti quanti lo riconosciamo subito, senza neanche essere edotti del suo nome esatto.
Sorrell Booke nacque il 4 gennaio del 1930, appunto, a Buffalo, nello Stato di New York. Di origine ebraiche, le uniche scarne informazioni su di lui, comunque, non sono proprio di poco conto. Infatti, aveva servito il proprio paese nella guerra di Corea e, non solo, si dice che conoscesse, addirittura, ben sei lingue: il giapponese, lo spagnolo, il russo, il francese e l’italiano.
Soprattutto con l’idioma nipponica venne utilizzato, da parte dell’esercito, con compiti particolari nell’intelligence. Ovvero in quelle attività di raccolta, protezione e diffusione di informazioni. Non proprio un compitino semplice, per il futuro ‘Boss’ della contea di Hazzard.
Prima del successo, prima delle missioni militari, Sorrell Booke, fin da bambino, mostrò subito il suo talento proprio come comico. Figlio di un medico, si dice, non solo grazie ad alcune leggende metropolitane, intratteneva i pazienti nella sala d’attesa e, sempre durante il periodo dell’infanzia esordi, addirittura, in quelli che erano per lui i primi programmi radiofonici.
Diventando, con il tempo, un giovane attore radiofonico, Sorrell Booke, si fece conoscere al grande pubblico grazie anche al suo immenso talento da imitatore. Non a caso che proprio per questo motivo ottenne un premio sbeffeggiando la voce di Adolf Hitler.
Per quanto riguarda il suo esordio sul grande schermo avvenne esattamente trenta anni fa. Non proprio nel 1965, ma bensì e ancora lo possiamo dire, nel 1964.