Uno speciale che celebra la storia della tv e della musica americana

E siamo giunti all’ultima parte di questo speciale, l’ultima parte in cui andremo a celebrare il vero esordio dei cinque ragazzi afroamericani che conquistarono, fin da subito gli Stati Uniti d’America. La loro, a parte qualche piccola battuta d’arresto, fu una vera e propria marcia trionfale fino ad arrivare agli inizi degli anni ’80, quando poi il gruppo si sciolse definitivamente.  In quel lontano 14 dicembre del 1969 si potrebbe dire che la storia stessa aveva scelto una data per loro e, allo stesso tempo, anche un momento, sociale, particolare che si stava vivendo negli stessi Stati Uniti d’America. Infatti, forse pochi sono a conoscenza del fatto, che lo stesso Michael Jackson, con i suoi fratelli, furono dei veri e propri pionieri.

Ma in che senso ‘Pionieri’? Anche in questo caso andiamo con ordine, ripartendo da un presupposto ben specifico: quello della partecipazione degli artisti afroamericani nel programma di Ed Sullivan. Come detto in precedenza, lo stesso giornalista, autore e conduttore televisivo non cedette alle pressioni dei gruppi razzisti affinché facesse piazza pulita dei cantanti, attori o comunque delle personalità di spicco appartenenti alla comunità nera. Anzi, al contrario: proseguì per la sua strada alimentando, chissà quanto volontariamente, quel discorso di integrazione ed uguaglianza che tanto veniva invocato in quegli anni di grandissime contestazioni sociali.

ciò che si sta cercando di dire e di affermare che se con Elvis Presley avvenne la fusione, musicale, tra la cultura bianca e quella nera, in quel giorno, in quel lontano 14 dicembre del 1969, con i cinque ragazzi di Gary la maggior parte dei bianchi si accorsero della musica nera.

Attenzione, lo stile dei Jackson 5 era più uno stile sempre legato alle radici della comunità alla quale appartenevano con una strizzatina d’occhio a quella dei bianchi. Non stiamo dicendo che si snaturarono o che quantomeno tradirono la loro essenza, solo che, quella sera, quei cinque ragazzi fecero accettare, in maniera definitiva gli artisti neri alla comunità bianca.

Questo particolare, in effetti, non viene spesso menzionato, per non dire che è poco ricordato. Il tutto si riduce, durante il ricordo di quella puntata di come il futuro Re della musica pop, insieme ai suoi fratelli, fecero presa sul pubblico e non solo quello presente in studio. Fu, quella esibizione, come un fulmine che sorprese tutti e lo stesso Ed, in fase sia di introduzione che di presentazione, pronunciò queste parole: ed ecco a voi dei giovani che provengono da Gary, Indiana, un gruppo musicale davvero sensazionale: i Jackson 5.

Una volta annunciati i cinque ragazzi non perdono tempo e partono subito con le prime note di una canzone che, a dire il vero, era un po’ troppo pesante per loro. Non tanto per chi avesse, comunque, il gravoso compito di non sbagliare una nota o un accordo. No, tutto il peso, tutta la responsabilità ricadeva sull’allora undicenne Michael Jackson e non solo perché doveva dimostrare a tutti che era già un asso davanti al microfono, che si sentiva già in armonia con sé stesso sul palcoscenico o comunque davanti ad una macchina da presa. No, il motivo era altro.

Il motivo riguardava il testo della canzone. Parole che descrivevano lo stato d’animo di una persona a cui era andata male una storia d’amore e, quindi, per poter comunque interiorizzare e sentire i versi chi la cantava avrebbe dovuto vivere quelle esperienze; essere consapevole ed interiorizzare quel tipo di vissuto per poi poterle interpretare e manifestare durante l’intonazione del brano.

Invece, il piccolo Michael dall’alto della incoscienza di giovane artista ancora inesperto e dettata da chissà quale stella della musica da cui avesse preso un po’ le movenze ed il modo di fare, imitandola, non la cantò. Semplicemente, per uno come lui, la interpretò come un veterano, come uno che dalla vita aveva già ricevuto i migliori schiaffi e forse, nel caso suo, non erano stati neanche tanto metaforici. D’altronde la storia la conosciamo.

Tornando al brano, tornando a quella canzone, l’autore non poteva essere un ragazzino. Era troppo per qualsiasi talento promettente della musica. No, il testo venne sviluppato da un veterano, da William ‘Smokey’ Robinson il fondatore e Presidente della Motown. Il brano aveva un titolo molto semplice e presentava un sound del più classico del genere della musica soul.

In verità questo brano venne scritto per il suo gruppo musicale conosciuto con il nome di ‘The Miracles’. L’anno era il 1960, dunque quando Michael Jackson aveva solamente due anni. Il brano, intitolato, ‘Who’s loving you’, tradotto in italiano ‘Chi ti ama’, era compreso nel disco d’esordio del complesso musicale dal titolo: ‘Hi… We’re the Miracle’. Ma senza offesa per nessuno, il miracolo vero e proprio avvenne nove anni più tardi.

E perché usiamo questo temine anche in maniera impropria? D’altronde lo abbiamo già specificato in precedenza: il testo, la melodia e l’intensità con cui doveva essere intonato il brano era molto, ma molto complesso per una giovane leva benché talentuosa della musica. D’altronde anche il titolo recita da solo e non lo si può cantare in un modo in maniera superficiale. Era un testo, erano parole che dovevano essere interpretate, niente di più e niente di meno.

Nonostante non sia una canzone di Michael Jackson o comunque dei Jackson 5, la versione originale dello stesso autore non è che passò inosservato ma neanche fece faville. Fu proprio la cover di ben cinquantacinque anni fa che è rimasta più di tutte nella memoria collettiva.

Eppure su questo brano hanno apposto il nome gruppi come i Temptations, The Supremes, Terence Trent D’Arby e anche il crooner più famoso dei nostri tempi: Michael Bublé. Ma quel giorno, quel 14 dicembre del 1969 ci fu un prima e un dopo e il dopo non è stato più lo stesso e non solo per quei cinque ragazzi, ma soprattutto grazie a quell’undicenne che avrebbe conquistato il mondo intero con la sua voglia di intrattenere il pubblico e, soprattutto, con le sue invenzioni musicali: Michael Jackson, il Re del Pop.

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