A dieci anni dalla scomparsa dello sfortunato attore, in questi tre giorni, gli dedichiamo uno speciale tutto per lui

Dopo quella caduta tutto cambiò. Per evidenti ragioni non fu più lui e per alcuni versi era anche normale, specialmente per uno nelle sue condizioni, pensare a porre fine a quelle che sarebbero state delle lunghe ed atroci sofferenze. Impossibilitato a camminare e a respirare autonomamente in quel maledetto giorno del 27 maggio del 1995 Christopher Reeve cessò di esistere in un modo e, in maniera del tutto sorprendente, incominciò a mostrare un lato di lui che nessuno avrebbe immaginato di avere. Potremmo anche dire, senza essere retorici, che nel vivere determinate situazioni ci vuole veramente coraggio. Fu proprio in quel momento che Christopher Reeve divenne per tutti noi, ancora di più. ‘Superman’.

Da quel momento in poi ebbe iniziò tutta un’altra parabola, tutta un’altra storia per lui che il mondo intero seguì sperando, seppur nella impossibilità, che potesse tornare veramente a camminare e, perché, rimettersi mantello ed ‘S’ sul petto per interpretare, per la quinta volta, il supereroe venuto da Krypton. Il punto, però, in quegli anni che vanno dal 1995 al 2004 fu stesso lui ad ergersi al pari del suo alter ego cinematografico. Proprio per la sua forza di volontà e credere, nonostante tutto, nella fortuna di essere ancora vivo.

Divenne un esempio, quasi un punto di riferimento su cui aggrapparsi, soprattutto per tutti coloro che già, prima di lui, versavano nella sua stessa condizione e che non riuscivano mai e poi mai a far sentire la propria voce. Il suo, quello di Christopher Reeve, è stato un caso davvero strano: si era guadagnato l’immagine di persona indistruttibile, di supereroe sul grande schermo, e per uno strano scherzo del destino ci stava diventando veramente. Grazie alla sua forza d’animo che, in varie occasioni, sembrava non sostenerlo in pieno, in alcuni momenti di quel periodo in cui veniva osservato da tutti.

In più di un’occasione, lo stesso Christopher Reeve, non nascose la sua volontà di farla finita, come ricordò anche in più di qualche sua autobiografia pubblicata in quegli anni. Nonostante tutto non si diede per vento, continuando a lavorare e togliendosi comunque, per quello che poteva, diverse soddisfazioni: compresa quella di prende parte, per due volte, come guest star a due episodi, della seconda e della terza stagione della serie televisiva Smallville. Serie tv sulle origini del personaggio che lui stesso aveva impersonato anni prima e recitando in una delle scene ormai diventate un vero e proprio cult.

In quell’occasione molti di noi avevamo avuto la netta sensazione che Reeve stesse partecipando all’incoronazione del suo erede nel ruolo di Kal-El, al secolo Tom Welling. Non solo, si tolse anche un’altra soddisfazione anche qualche anno prima. Giocando un po’ sulle sue condizioni fisiche, si auto diresse nel remake del leggendario film interpretato anni prima da James Stewart, ‘Una finestra sul cortile’. Anche quello fu un film per la televisione. Ma forse, oltre a questi due momenti, forse un po’ più lieti dopo la terribile caduta, le immagini che abbiamo di lui e che ci fanno emozionare sono queste, anche a distanza di quasi trenta lunghi anni.

Le immagini che abbiamo appena condivise da Youtube sono un chiaro riferimento alla notte degli Oscar del 1996, pochi mesi più tardi al terribile incidente. La commozione non era preparata, era naturale, spontanea e non solo da parte sua. Quella notte fu la riprova che tutto il mondo era rimasto con il fiato sospeso per la sua sorte, grandi e piccini e da parte di tutti coloro che erano cresciuti con quei quattro film.

Quella notte si ebbe la sensazione, quasi impercettibile, che Christopher Reeve non è stava incominciando a superare il suo personaggio, no. Lo aveva già superato e di gran lunga. Anche su quei giorni duri, difficili e comunque tragici circolano delle leggende e non tanto metropolitane sul suo conto. Nel senso che attengono molto di più di quanto si potrebbe pensare alla verità.

Infatti, si narra nei giorni successivi alla maledetta caduta da cavallo e il suo ritorno a casa un noto attore di Hollywood lo andò a trovare a casa. Vedendolo in quello stato per la prima volta la nota star del cinema non riuscì a trattenere l’emozione e venne sbattuto fuori di casa: la motivazione fu alquanto semplice: in casa mia devono entrare persone allegre e non per piangermi addosso.

Solo uno non commise di piangergli davanti e di tirargli su il morale dopo che aveva capito che non sarebbe mai più tornato a camminare, il suo più grande amico Robin Williams si presentò nella sua stanza di ospedale con il camice bianco. E anche qui si potrebbe dire che le varie leggende si sprecano ed è un episodio più volte ricordato anche da parte nostra, nello speciale interamente dedicato non solo alla figura ma anche alla memoria di Robin Williams. In quel periodo l’istrionico attore era impegnato nella preparazione nel ruolo di Patch Adams.

Tre anni più tardi a quegli eventi, Reeve pubblica la sua prima autobiografia, dal semplice titolo ‘Still Me’, tradotto in italiano con ‘Ancora me’, e quattro anni più tardi con ‘Nothing is Impossible: reflections on a New Life’, in italiano: Nulla è impossibile: riflessioni su una nuova vita.

A distanza di dieci lunghi anni dalla sua prematura scomparsa, avvenuta all’età di soli cinquantadue anni, recentemente sul grande schermo è uscito il documentario con un titolo che gioca molto sul personaggio che ha interpretato: Super/Man, diretto dai due registi Ian Bonhote e Peter Ettedgui.

Un sentito omaggio di cui ve ne parleremo più avanti, quando ci sarà la giusta occasione, anche se qualcosa la possiamo anticipare anche tra queste righe finali, di questo nostro sentito omaggio: è un lungo ricordo, toccante e semplice; umile senza troppi trionfalismi o immagini retoriche. In fondo, è la stessa vita dell’attore che parla da sola, è la stessa immagine che lo stesso ha trasmesso al mondo non intaccando il ruolo che ha impersonato sul grande schermo. semmai, come abbiamo detto fino adesso e senza troppi giri di parole, superando l’immagine del supereroe cinematografico per il supereroe di questa tragica e incredibile storia di cinema.

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