Abbiamo avuto il piacere e l’onore d’intervistare il popolare giornalista televisivo nella rinnovata rubrica interamente dedicata alle interviste

Nella prima parte dell’intervista a Luca Rigoni, pubblicata ieri, era naturale e logico soffermarsi sui suoi esordi, sui suoi inizi da giornalista, considerando anche e soprattutto che tutto ha avuto inizio grazie alla sua passione, altrettanto naturale, per il cinema e per il mondo dello spettacolo. Ma da quel trasferimento a New York, nel lontano 1989, lo stesso Rigoni ha ammesso di aver intuito che la sua strada sarebbe stata del tutto diversa nel mondo del giornalismo.

Seguendo e occupandosi sia di politica italiana ed estera, in particolar modo di quella americana, di eventi ne ha visti, seguiti e alle volte, proprio grazie al suo lavoro è stato anche costretto a dare anche alcune notizie, per non dire annunci particolari, come quello datato 2 aprile del 2005. Quello relativo alla morte di Giovanni Paolo II, di cui nel prossimo anno si celebreranno i venti della scomparsa di Karol Woytila.

Era uno speciale del Tg5, sicuramente non conducevo io, allora lo conduceva l’amico Lamberto Sposini e io stavo in studio a dargli una mano sulle agenzie, vidi l’ansa con le tre stellette classiche dell’ultima ora e diceva ‘E’ morto il Papa’ e allora… però aspettai, non mi fidai subito, aspettai il secondo lancio dell’ansa e poi chiesi la parola e disse guardate che purtroppo il papa è morto e quindi la trasmissione prende un altro senso, un altro percorso”.

Dunque, come tutti sappiamo quel giorno le varie dirette sulla salute del Papa, compresa quella del Tg5 presero un altro percorso, con toni ancor più sommessi rispetto alle ore precedenti. Ma rimaniamo ancora su questo termine, ovvero percorso, per tornare ad analizzare i suoi esordi. Si dice sempre che per ogni cosa c’è un inizio, ebbene gli chiediamo, anche con naturale curiosità, su quale argomento vertesse il suo primo articolo

Sicuramente era un articolo per l’Adige di Trento, dove collaboravo gratis, ed era un pezzo, senza presunzione, di critica televisiva. L’allora direttore del quotidiano l’Adige aveva bisogno su tale tematica; allora andava molto la critica televisiva, oggi no perché c’è molto da criticare, anche perché all’epoca c’erano solo la Rai e la Mediaset, la Mediaset a sua volta si chiamava Fininvest e non c’era ancora l’informazione nella stessa Fininvest e quindi non mi ricordo su cosa scrissi, ma sicuramente qualcosa che riguardasse il cinema nella programmazione Rai”.

E chissà quanti ne ha scritti anche dopo a quel primo pezzo giornalistico. Da allora, chissà quante esperienze lavorative ha vissuto in questo campo, formandosi di sicuro in quella che un tempo veniva identificata con il termine gavetta. Ossia il classico percorso, appunto, che ognuno noi intraprende all’inizio di una qualsiasi attività lavorativa.

Tra le tante curiosità che abbiamo da soddisfare c’è quella relativa ad una domanda alla quale lo stesso Rigoni, giustamente, non si sente di rispondere e noi rispettiamo la sua volontà. Una domanda che tendeva, tra le tante esperienze maturate proprio nel mondo del giornalismo semmai ci fosse stata una che non avrebbe mai più ripetuto. La sua risposta è stata un semplice ‘No’.

Invece, ne soddisfa un’altra nostra curiosità, quasi simile alla precedente, ma questa volta più incentrata sull’esperienza positiva che avrebbe voluto ripetere o comunque rifare. Ci risponde in questo modo:

No, mi trovo bene così: l’inviato il conduttore. Tornare indietro no; non voglio tornare a fare cose che ho già fatto. Ma non parlo in relazione all’inviato e alle presidenziali americane: parlo della struttura organizzativa dei telegiornali, nel caso mio: come Caporedattore operativo di macchine, esteri, poi ovviamente uno fa quello che l’azienda gli dice di fare o oppure farlo con un pelo più avanti o se non è proprio possibile seguire la propria indole”.

Ritornando alle grandi interviste che lo stesso Rigoni ha realizzato nella sua lunga carriera, oltre a quelle che ancora gli sono mancate, come quella al Presidente degli Stati Uniti, gli chiediamo quale, tra i tanti personaggi storici che si sono avvicendati nel tempo, avrebbe voluto intervistare.  Una domanda superficiale solo all’apparenza. Difatti, la sua risposta ci permette, anche, di svelare l’ulteriore interesse per i mutamenti che il mondo stesso ha avuto nel corso dei secoli.

Sono tantissimi, il primo che mi viene in mente Giulio Cesare. Perché a suo modo, con tutto quello che accadde dopo è stato il creatore di tutto, di tutto, di un certo tipo di cultura; in tempi più recenti Cavour, per sapere e per conoscere in particolare l’influenza straniera sulla formazione dell’Italia Unità. Penso all’Inghilterra, penso a tante cose”.

Come abbiamo precisato in precedenza, Luca Rigoni di notizie ne ha annunciate molte e come spesso succede, soprattutto, quando certe informazioni, il rendere conoscibile il pubblico su determinati eventi, come anche fatti di cronaca, il giornalista, indipendentemente dal tenore della notizia stessa deve mantenere, diciamo così, l’aplomb emotivo: nel senso di non mostrare troppo di sentirsi colpito o quantomeno coinvolto dal punto di vista emotivo. In questo caso emergere tutta la sua sensibilità da genitore e non tanto il professionista che lavora in televisione, come normale che sia.

In certi speciali, in certe dirette, da quando sono diventato papà: la morte dei bambini; di dover dare la notizia della morte dei bambini, per mano dei genitori poi mi strazia, mi stringe lo stomaco, davvero non sto scherzando mi stringe la gola e lo stomaco; quando poi sono uccise dalle mamme, non voglio giudicare però è dare questo tipo di notizia che mi scuote”.

L’ultima domanda che gli rivolgiamo è incentrata sul suo futuro, ai suoi progetti, ovviamente a quelli professionali e invece:

C’è il mio bambino, la mia famiglia e quello che verrà, verrà. Comincio ad avere una certa età, le cose più importanti per me in questa fase sono, certamente il lavoro è molto importante ma ancor più importante è la vita privata”. Anche in questo caso è emerso il genitore che è in lui e tutta la volontà di seguire il percorso di suo figlio, dopo aver dato tutto alla carriera che gli ha regalato, di sicuro e come abbiamo appena visto, tante soddisfazioni.

Una carriera che ci ha raccontato attraverso questa lunga intervista e che ci ha concesso con tanta pazienza, disponibilità e semplicità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *