Abbiamo avuto il piacere e l’onore d’intervistare il popolare giornalista televisivo nella rinnovata rubrica interamente dedicata alle interviste
A FreeTopix Magazine le interviste non sono mai mancate. Che siano pubblicate in formato di articolo o in formato podcast possiamo dire di aver ripreso, soprattutto nell’ultimo periodo, a dialogare con i personaggi del mondo dello spettacolo; indipendentemente se siano cantanti, seppur emergenti, attori, produttori e registi. Anche scrittori, come per esempio Gabriella Genisi, Xavier Jacobelli e Gaetano Savatteri.
Ecco, con questi due ultimi nomi ci soffermiamo per un momento e per un semplice motivo: non solo per introdurre la nostra nuova conversazione o comunque la nostra nuova intervista. E’, soprattutto, per sottolineare dal mondo in cui proviene. Partendo dal presupposto che il primo è giornalista e direttore di Tuttosport, per quanto riguarda il secondo, invece, difatti è l’ideatore della serie letteraria e poi fiction televisiva, ‘Makari’ è, nei fatti, a tutti gli effetti un giornalista diventato scrittore; senza dimenticare anche il più volte intervistato Michelangelo Iossa.
In questi quattro lunghi anni, però, non avevamo mai e poi mai avuto ancora il piacere e l’onore di dialogare, intervistare o conversare, come meglio preferite, con un giornalista televisivo, inviato, conduttore di uno dei notiziari televisivi targati Mediaset e la cui carriera ebbe inizio oltre trenta anni fa e con una direzione totalmente diversa da quella che poi aveva in realtà preso, originata da una passione che non molti conoscono; forse.
“Si, sono laureato in storia del cinema e fu la mia vera passione; nel senso che poi quando intrapresi la mia vita professionale, proprio grazie al cinema e collaborando con le pagine dello spettacolo, iniziai ad andare ai festival di Venezia e di Cannes e così via per testate minori. Ero poco più che ragazzo”. A svelarci i suoi inizi è proprio il giornalista e attuale conduttore del Tg4 Luca Rigoni, il cui nome è sempre stato accostato alla politica estera e, soprattutto, alle presidenziali americane o quanto meno a quelle corrispondenze effettuate da Washington durante i primi giorni dopo il terribile 11 settembre del 2001; giorno, mese ed anno che sconvolse l’America e il mondo intero.
“Ero ancora studente universitario e la mia passione per il cinema mi instradò verso il giornalismo; e il giornalismo di spettacolo per quanto importante, lo seguivo con grande attenzione, ma era chiuso rispetto ad altri settori del giornalismo e ciò mi fece capire che il mio percorso avrebbe potuto essere diverso: non di critica cinematografica, senza presunzione, non giornalismo di spettacolo ma tutt’altra cosa. Questa era la fase pre-laurea, quella del cinema” continua a raccontare Rigoni, in fondo sta ancora rispondendo a quella che, di fatto, era stata la nostra prima domanda e non è finita qui:
“Nella fase post-laurea avvenne il mio trasferimento a New York, con una serie di contratti a termine, con quella che all’epoca si chiamava Rai Corporation. Per tre anni ho vissuto a New York e lì ho capito, benché New York sia la capitale della cultura, della letteratura, non del cinema ma sicuramente del giornalismo, che la mia attitudine professionale era diversa. Non il mondo dello spettacolo, ma la politica italiana ed estera e quindi piano piano, benché venendo da una laurea di storia del cinema, piano piano ripresi a studiare e incominciai a lavorare alle nuove cose insomma: politica estera, presidenziali americane, 11 settembre e così via incrociando tutti gli eventi che sono avvenuti con il passare degli anni”.
E di grandi eventi, Luca Rigoni, ne ha incrociati nel suo lungo percorso professionale, inaugurato, come già detto, una trentina di anni orsono. Oltre alla famosa data che ha sconvolto il mondo, ha anche intervistato figure importanti, ma di questo ve ne parleremo più avanti. Per il momento rimaniamo ancora nella fase dei suoi primi esordi lavorativi. Soprattutto chiedendogli in quale momento della sua vita, della sua adolescenza aveva capito di voler, effettivamente, intraprendere tale carriera. La risposta è questa:
“All’università, attraverso la lettura di giornali, benché seguissi altri approfondimenti di corsi, anche se adesso la stessa lettura dei giornali non è più così purtroppo, mi fece capire che era qualcosa di molto interessante molto importante, che ti tiene legato alla realtà di dove vivi, tra mille problemi e difetti di questo lavoro, nel senso della conoscenza di dove e come vivi e tutto questo riguarda l’economia, la politica e gli esteri di un paese, naturalmente”.
Dicevamo, prima, dunque, che nella sua lunga carriera Luca Rigoni ha intervistato diverse personalità molto importanti della politica estera, tra cui l’ex Premier Israeliano Olmert, addirittura il Presidente della Turchia Erdogan e, in modo particolare anche e soprattutto, figure fondamentali dell’apparato amministrativo americano, tra cui: Colin Powell e Condoleeza Rice, solo che non è mai riuscito, al momento, a dialogare, se ci permettete la metafora con l’inquilino della Casa Bianca:
“Non ho mai intervistato il Presidente degli Stati Uniti d’America, come hai citato correttamente prima ho intervistato Segretari di stato, ho intervistato grandissime figure di particolare importanza in quell’epoca lì. Soprattutto nell’epoca nelle guerre in Iraq, nell’amministrazione Bush, Colin Powell e Condoleeza Rice. Ma non mi è stata mai data l’intervista al Presidente”.
Rimanendo sempre nella tematica Stati Uniti d’America gli chiediamo quante presidenziali ha seguito in tutto la sua carriera:
“Con quest’ultima elezione ho coperto, come si dice in gergo giornalistico, nove presidenziali americane” ed appare anche inevitabile in qualche modo, quale, tra queste nove che ha seguito, quella che le he rimasto più impresso:
“Come cambio, come mutamento, come forza, diciamo, anche di immagine quella di Obama. Alla prima elezioni di Obama ero a Chicago, nel quartier generale di quello che sarebbe stato il futuro Presidente degli Stati Uniti e mi colpì, mi colpì molto, anche perché si era capito che avrebbe vinto lui e aveva una forza all’epoca, un trascinamento del popolo e, diciamo così, una potenza di fuoco politica che gli altri non avevano. E quindi stare lì nel quartier generale mi colpì molto ed è quella che mi ha colpito di più, come elezione. Poi Obama ha dimostrato i suoi difetti più avanti, adesso a posteriori, con le sue presidenze, adesso con una lettura storica, le sue debolezze i suoi difetti e così via. Però all’epoca sembrava veramente un voltare pagina della storia d’America: il primo presidente nero, il fatto che questo potesse accadere e tante altre cose”.
FONTE FOTO: LUCA RIGONI