La storia di un un grande talento del mondo dello spettacolo e del cinema che si è bruciato troppo presto

Con il Saturday Night Live gli americani si accorsero, fin dal principio, dell’immenso talento dell’attore di Chicago. La storica e leggendaria trasmissione rappresentò per lui un vero e proprio trampolino di lancio. Iniziata l’11 ottobre del 1975 a John gli bastarono solamente due anni e mezzo per realizzare il salto dal tubo catodico, un tempo era così definitivo la televisione, al grande schermo.

Con ‘Animal House’, del 1978, ebbe la consacrazione che tanto cercava; che tanto aveva sognato di ottenere. Ma per circa un biennio fu costretto a volare su e giù per gli Usa per impegni cinematografici e televisivi. Gli altri due film che realizzò prima della consacrazione in ambito mondiale furono ‘Verso il Sud’, sempre del 1978, e ‘1941 – Allarme a Hollywood’, dell’anno seguente. Due pellicole che, di fatto, non lo misero in condizione di mettersi in mostra come avrebbe voluto fare.

In ‘Verso il sud’ venne diretto da uno dei suoi idoli, Jack Nicholson. Purtroppo, con il futuro Jack Torrance di ‘Shining’ e ‘Joker’ in ‘Batman’ i rapporti non furono idilliaci e per un po’ di tempo i due non si parlarono neanche; senza dimenticare che anche il film venne distrutto dalla critica.

Con ‘1941’ venne diretto da Steven Spielberg, reduce dal successo de ‘Lo squalo’ e ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’. Il regista sperimentò, forse, l’unico suo vero insuccesso di tutta la sua carriera. Anche in questo caso John Belushi si ritrovò a lavorare in una pellicola che gli permetteva di essere quello del ‘Saturday Night Live’. Vero, il cinema è sempre stato molto diverso dalla televisione, ma i suoi fan era quello che in realtà volevano vedere: le sue improvvisazioni, le sue esuberanze davanti alla macchina da presa.

Con la serie di spettacoli del sabato notte, John Belushi, impreziosiva la platea con ogni tipo di imitazione: dal capitano Kirk, nella parodia della serie ‘Star Trek’, allo sketch del samurai; dalla parodia e al tempo stesso imitazione di Joe Cocker, il quale anche lui si prestò ad uno sketch insieme al suo imitatore per eccellenza, alla parodia del personaggio di Marlon Brando ne ‘Il Padrino – parte prima’.

Allo stesso tempo, però, John continuava ad assumere droga. Diceva che quando la prendeva stava bene e che gli serviva per reggere gli stressanti ritmi a cui era sottoposto dal punto di vista professionale. Tutti quanti, intorno a lui, si preoccupavano. Dai registi che comunque lo stimavano, dalla moglie con la quale si erano conosciuti intorno ai sedici, fino al suo amico fraterno: Dan Aykroid.

Il futuro Ray Stanz degli ‘Acchiappafantasmi’ venne scovato dallo stesso Belushi in Canada, inviato per trovare altri comici da aggiungere al cast originale dopo la prima stagione del Saturday Night Live. I due non solo andavano molto d’accordo, ma trovarono molte unità d’intenti per un progetto abbastanza particolare ed originale. In verità non si era mai capito se all’inizio il tutto nacque per la volontà di creare un qualcosa di comico.

Sta di fatto quando si presentarono al SNL interamente vestiti di scuro più di qualcosa iniziò a mutare. Specialmente in John, il quale prese talmente sul serio quel tipo di esibizioni che si pensò, addirittura, di rilanciare il genere blues. Fu così che nacquero i ‘Blues Brothers’. Fu molto di più di una semplice band e dei semplici spettacoli. Vennero organizzati dei concerti e un iconico film diventato un cult.

Siamo a questo punto nel 1980, mancano solamente due anni alla sua prematura scomparsa. Un biennio in cui John Belushi mette a dura prova i rapporti vicini a lui come la moglie stessa, con Dan Aykroid e con alcuni registi, come John Landis. Proprio quest’ultimo avverte della possibilità di un possibile evento irreparabile nei confronti dell’attore che aveva raggiunto da poco i trenta anni.

I suoi allarmi non serviranno a nulla. Neanche il manager che curava gli interessi dell’attore poté fare qualcosa. Belushi si avviò tranquillamente verso una morte, molto evitabile di per sé, riuscendo, nel 1981, a mostrare anche tutte le sue qualità come attore vero.

Se in ‘I vicini di casa’, il suo ultimo film prima della morte, la sua performance rappresenta una via di mezzo tra il serio e l’ironico, in ‘Chiamami aquila, l’attore sfodera, a nostro avviso, una delle sue migliori interpretazioni. Forse sarebbe più giusto dire la migliore in assoluto, portando il suo personaggio in un ambito fino da allora, per lui, inesplorato: quello romantico.

Dimostrò, in quel film, di riuscire ad essere ‘Belushi’ anche in altri ruoli, in altre trame, seppur sempre leggere e non troppo comiche. Poteva andare ancora oltre nella sua carriera John Belushi, invece ad andare oltre fu il suo fisico ormai sotto stress per le sostanze assunte fino a quel momento.

Un’overdose fatale stroncò per sempre la sua carriera, la sua vita e la sua esistenza. È sempre più frequente chiederci, quando ci si trova di fronte un personaggio così rilevante, morto prematuramente cosa ci avrebbe regalato se fosse sopravvissuto? Quali altri film avrebbe fatto? E’ risaputo che avrebbe dovuto prendere parte a ‘Ghostubusters’, per non dire anche a tanti altri film come ‘Spie come noi’ e il seguito di ‘Blues Brothers’.

Nel giorno del suo funerale, che si tenne a Martha’s Vineyard, Dan Aykroid mantenne una promessa fatta a John. Belushi, qualche mese prima di morire, gli fece promettere che in quell’occasione l’amico avrebbe suonato la canzone ‘The 2000 Pound Be’ dei The Ventures. L’attore canadese, in sella alla moto del suo amico, mantenne la parola data. In quel triste giorno oltre al fratello, Jim, oltre ai genitori, erano presenti anche Bill Murray, Carrie Fisher e Chevy Chase, nonostante i due non siano mai andati d’accordo.

Semmai fosse arrivato ai giorni nostri avrebbe i suoi settantatré anni. Si, forse è difficile immaginarlo a questa età. Una cosa però è sicura: in questo speciale non siamo riusciti a dire tutto su di lui. Nel corso degli anni sono stati realizzati diversi documentari e pubblicate altrettante biografie. In modo particolare ce n’è una realizzata da Bob Woodward, il giornalista che insieme a Carl Bernstein fece conoscere al mondo lo scandalo Watergate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *