Henry Fonda e Terence Hill: è una particolare coppia di attori che funziona
“E’ falso. Non ci sono mai stati problemi del genere”. Questa dichiarazione è sempre dello stesso Sergio Leone, compresa nel libro di cui vi stiamo tenendo conto in questo piccolo speciale. Tale risposta è un proseguo di quella con la quale abbiamo chiuso la prima parte, sempre in merito del perché alcune sequenze sono state girate direttamente da lui e non da Valerii.
Leone sfata un altro mito negativo, ovvero quella secondo cui per molti anni è stato riportato il fatto che lo stesso attore, Henry Fonda, volesse lavorare solo con Sergio Leone e non con altri. D’altronde questo dettaglio è stato sconfessato nel saggio cinematografico e per molti versi, leggendolo, si scoprono ulteriori dettagli squisitamente interessanti.
Come, per esempio, perché lo stesso Leone pensò di formare questa coppia davvero atipica, Terence Hill ed Henry Fonda, appunto. Tutto ebbe inizio con ‘Lo chiamavano Trinità’. In quell’occasione il pubblico non intuì che ci fossero delle intenzioni serie nella trama e così, durante i vari momenti in cui più che vedere che volavano pallottole, volavano schiaffi, si divertì parecchio.
Lo strano successo portò ai produttori a realizzare un seguito. Un seguito con una direzione diversa dal primo e ‘E lo continuavano a chiamare Trinità’ fu un successone a livello economico. l’intenzione del regista romano, il quale aveva capito tutto fin dall’inizio, era quello di proporre ciò che sembrava la caricatura perfetta del tipico cowboy con la leggenda; con l’idea che la caricatura aiutava il mito stesso a diventare storia.
“Pensa che bello… centocinquanta figli di puttana scatenati a cavallo da una parte, e dall’altra parte tu, solo”. E’ questa in sostanza la frase che Nessuno rivolge a Jack Beauregard. Una tentazione forte, allettante, in cui il vecchio eroe, in cui ha mostrato più volta la sua ritrosia a questa soluzione viene messo, alla fine, davanti al suo destino che si deve, inevitabilmente, compiere.
Particolare come espediente, originale senz’altro e per molti versi anche abbastanza interessante proprio per quanto concerne lo sviluppo. Insomma, nella sua essenza ‘Il mio nome è Nessuno’ avrebbe dovuto portare a termine una sola missione: incuriosire. Purtroppo, lo stesso regista Valerii non riuscì a cogliere la magia e l’essenza stessa del mito del west che stava, ormai, per concludersi.
Un tema, questo, tanto caro anche allo stesso Sergio Leone in ‘C’era una volta il west’. Anche in quell’occasione era presente Henry Fonda ma con un altro pezzo da novanta: Charles Bronson. Il fatto che Tonino Valerii fallì un po’ la sua missione non lo diciamo noi di FreeTopix Magazine, ma lo stesso Leone nel libro a cui stiamo facendo riferimento fino adesso.
In questo film ci sono diversi particolari, diversi dettagli che, ad un attento cinefilo, non saranno di sicuro sfuggiti. Partiamo dai centocinquanta a cui Nessuno fa riferimento: Leone, in questo caso, più che un omaggio, aveva risposto piccato al rifiuto al leggendario regista Sam Penckipah il quale, un anno prima, si era rifiutato di dirigere: Giù la testa. Lo stesso regista americano, qualche anno prima aveva diretto ‘Il mucchio selvaggio’.
Non contento, sempre lo stesso Leone, omaggia il collega anche in una scena alquanto insolita: quella del cimitero in cui ci sono i personaggi di Hill e Fonda. Il nome semmai sarebbe meglio dire, il cognome di Penckipah si legge inequivocabilmente su una delle lapidi create per la scena.
Dal canto suo ‘Il mio nome è Nessuno’ ebbe, sicuramente un buon successo di pubblico, ma non abbastanza da ripetere l’exploit di nove anni prima di ‘Per un pugno di dollari’. Leone, d’altronde, aveva anche capito, che lo stesso genere, che lui stesso fece rinascere quasi sessanta lunghi anni fa, era comunque destinato al tramonto. Forse anche per questo motivo, tra il 1968 e appunto il 1973, Leone realizzò due film molto, ma molto crepuscolari con forma e contenuti totalmente differenti l’uno dall’altro.
A distanza di cinquanta lunghi anni cosa ci rimane di questo film? Il sorprendente duettare nelle scene tra Terence Hill ed Henry Fonda? La colonna sonora di Ennio Morricone? Elemento imprescindibile di qualsiasi opera ‘leoniana’. Di sicuro, forse, ciò che non rimane è, per alcuni versi, lo sviluppo della trama. Ci dispiace sottolineare questo aspetto.
Oggettivamente, e purtroppo anche, non possiamo definire il film come un vero capolavoro. Semmai, ciò che deve essere tenuto ben presente è che ci sia stata una vera e propria occasione sprecata che avrebbe portato a qualcosa di più. Le dichiarazioni di Sergio Leone, raccolte nel libro, sono abbastanza eloquenti e non ammettono ulteriori commenti o quantomeno interpretazioni.
Effettivamente l’idea stessa meritava miglior sorte rispetto a quella che ebbe. Attenzione, non stiamo dicendo che ‘Il mio nome è nessuno’ non sia bello o che comunque non fa divertire o, ancora, riflettere. Al contrario, solo che, esprimendo meglio il concetto, manca un qualcosa in più che lo avrebbe reso, in tutto e per tutto, nel modo in cui lo avremmo voluto definire in precedenza.
Il buon Tonino Valerii non possedeva la stessa visione cinematografica e, quindi, anche lo stesso genio irripetibile di Sergio Leone. Nonostante ciò, riesce conservare le caratteristiche dei personaggi stessi, Terence Hill è sempre impegnato in qualche divertente zuffa dove gli schiaffi sono sempre all’ordine del giorno. Specialmente in una, in modo particolare, è un richiamo a quella realizzata tre anni prima nel sorprendente ‘Lo chiamavano Trinità’; ovviamente quella originale è più divertente della sorta di ‘remake’ riproposta con il personaggio di Nessuno.
Siamo alla fine, dunque, ma ci sarebbe così tanto da dire, così tanto da ricordare. Il tutto però ci viene in soccorso Youtube, che ci permette di condividere le immagini e le scene più iconiche di un film che poteva essere e che non è stato. Sicuramente l’appellativo di classico non glielo toglie nessuno, appunto: Nessuno. Questo personaggio tanto farsesco quanto profondamente utile per la leggenda ‘Henry Fonda’ che diventa ancor più emblematico grazie ad uno dei monologhi più belli della storia del cinema.
Quei monologhi che rappresentano il sunto di quello che si è fatto e che si poteva fare e di quello che potrebbe essere ancora, specie anche per colui che si chiama ‘Nessuno’ e che anche lui, come il suo mito, il suo eroe del west, è entrato nella storia, ma del cinema.