Dopo il 1931. Da Abstraction Création a Arte Concreto-Invencion fino a madi
Dopo la scomparsa, nel ’31, di van Doesburg, GeorgesVantongerloo, unitamente con Auguste Herbin, assume la guida di ‘Abstraction-Création’ che si rivela un grande contenitore delle varie sensibilità astrattiste che il momento produce.
Vi confluiscono istanze costruttiviste, neoplastiche, astratto-liriche, e vengono organizzate numerose occasioni espositive accompagnate dalla pubblicazione di alcuni volumi dal titolo di Abstraction-Création – Art non figuratif, in un arco di tempo che si protrae fino al 1936. Tra gli aderenti alla associazione di ‘Abstraction-Création’ ricordiamo N. Gabo, A. Pevsner, P. Mondrian, T. van Doesburg, El Lissitzky, V. Kandinskij, H. Arp, F. Kupka, A. Magnelli, W. Baumeister.
‘Abstraction-Création’ mette al centro dei propri interessi l’aspetto ‘creativo’ del processo astrattivo, ma la complessità delle esperienze plurime che confluiscono nel suo assetto costitutivo non può consentire al principio innovativo di una concezione di decisa impronta ‘creativa’ di esprimere fino in fondo tutte le sue potenzialità.
Eppure, occorre dire, l’istanza ‘creativa’, che, in fondo, ispira le logiche stesse della prospettiva ‘concretista’, immaginata da van Doesburg come processualità incrementativa del darsi di ‘De Stijl’, era già stata preconizzata, almeno dal ’27, dalla speculazione mondrianiana.
In proposito, scrive, infatti, l’artista: “Quanto più l’uomo matura, tanto più diviene ‘creatore’ e si oppone alla materia e a coloro che da essa re- stano dominati. Sceglierà il proprio ambiente e lo creerà. Non sentirà la mancanza della natura… Costruirà città, igieniche e belle, fondate sull’equilibrato contrasto di edifici, di costruzioni e di spazi aperti. E allora egli sarà ugualmente felice, tanto dentro di sé che fuori”16.
Aleggia in queste parole di Mondrian una sottile impermanenza spiritualistica, ma si capisce bene che l’artista, di fatto, fa riferimento alla attività ‘pensante’ del soggetto; e sono, poi, interessanti i riferimenti espliciti sia alla possibilità dell’uomo di essere ‘creatore’, a misura dell’accrescersi della sua maturità, sia alla affermazione dell’abbrivio astrattivo che va ad affermarsi in contrapposizione a ciò che Mondrian definisce ‘materia’, contrapposizione che va intesa non certo come fuga dalla consistenza oggettuale delle cose, ma come necessità di trascendimento ‘logico’ del loro dato empirico per poter attingere la condizione del puro ordine geometrico dotato di una propria autonomia di consistenza schiettamente mentale.
Sul punto, e nella prospettiva di sottili sensibilità ‘concretiste’ che ispira sotterraneamente il pensiero di ‘Abstraction-Création’, offre un contributo decisamente chiarificatore il pensiero di Vantongerloo che nelle sue Reflections perimetra organicamente la questione: “La conoscenza svela il mistero: oggi gli scienziati convengono che l’imitazione della natura non conduce molto lontano … Il carattere eterno dell’Astrattismo è dovuto all’evoluzione, e se l’uomo avesse preferito sostituire ad esso la contraffazione della natura andremmo ancora in giro nudi e dormiremmo all’aperto… il metro, il minuto secondo, la matematica sono le astrazioni che ci hanno consentito di progredire materialmente. Il nostro pensiero sarebbe sterile se non conoscessimo il modo di materializzare ciò che sentiamo. E ci è dato di materializzare i nostri sentimenti e le nostre idee soltanto attraverso l’astrazione”17.
In tali parole è espressa la sintesi forse più efficace degli intendimenti ‘concretisti’: “Il nostro pensiero sarebbe sterile se non conoscessimo il modo di materializzare ciò che sentiamo”. Concretismo significa, infatti, ‘materializzare il nostro pensiero’.
Si giunge, in tal modo, agli anni Quaranta ed alla fine del secondo conflitto mondiale, e la grande famiglia ‘astrattista’ si rende conto del vuoto che ha lasciato l’esaurimento dell’esperienza di ‘Abstraction-Création’.
Ciò che, invece, appare inesaurita e vitale è la spinta ‘concretista’, dal cui seno maturano numerosi e diversificati processi innovativi: ‘Arte Concreto-Invencion’, ad esempio, cui dà corpo Tomas Maldonado, incrementa le prospettive proprie della temperie ‘concretista’ e dà spazio alla disponibilità del pensiero di farsi portatore di una carica propulsiva che privilegia ulteriormente il ruolo progettuale della attività del pensiero, sostituendo, non a caso, il termine di ‘invencion’ a quello di ‘création’.
Anche la proposta di Carmelo Arden Quin si può iscrivere in tale contesto: egli dà vita al movimento ‘Madi’, che all’interno delle esperienze ‘astrattiste’ fin qui maturate, muovendo anch’esso, sostanzialmente, dalla temperie ‘concretista’ e nel clima cui aveva dato consistenza la rivista “Arturo”, introduce un fattore distintivo di netta discontinuità non tanto rispetto alle prospettive ‘ortogonaliste’ di consolidata matrice ‘De Stijl’, ma soprattutto rispetto al concetto di ‘simmetria’, che ha costituito, all’in- terno delle elaborazioni concettuali di ‘De Stijl’ una sorta di ‘non detto’ ma di presupposto.
Arden Quin rompe gli schemi e suggerisce di dare maggior peso, in ulteriore ampliamento del concetto di ‘diagonalità’, che era stato oggetto di acuta polemica tra van Doesburg e Mondrian, al principio di ‘obliquità’, una obliquità che rompe gli schemi ed introduce la variabilità nell’ordine della ponderazione e della profilatura razionale.
A ben vedere, occorre considerare che già van Doesburg aveva additato l’abbrivio di tale processo quando, come opportunamente sintetizza Jaffé, nel 1930, “sviluppa ulteriormente i principi della composizione simultanea e giunge a sostituire la diagonale con la semplice obliqua. A tal proposito giunge il- luminante, ad esempio, Controcomposizione simultanea del 1930. Ma abbandona questa ricerca, perché, probabilmente, la considera eccessivamente arbitraria ed incerta, e si dà invece a perseguire un modo espressivo assoluta- mente certo, obiettivo e verificabile. Frutto di questi esperimenti del 1930 è la Composizione aritmetica del 1930, su cui ci siamo già soffermati.
Riprendendoci agli esiti della breve stagione di ‘Abstraction-Création’, osserveremo altre ed importanti esperienze ‘concretiste’ come quelle che saprà animare Max Bill; e di non minore interesse appaiono, in Italia, le esperienze ‘concretiste’ che si sviluppano all’interno dei gruppi ‘MAC’
Riprendendoci agli esiti della breve stagione di ‘Abstraction-Création’, osserveremo altre ed importanti esperienze ‘concretiste’ come quelle che saprà animare Max Bill; e di non minore interesse appaiono, in Italia, le esperienze ‘concretiste’ che si sviluppano all’interno dei gruppi ‘MAC’ (Movimento Arte Concreta) soprattutto milanese e napoletano.
A proposito di quest’ultimo, in particolare, sarà opportuno osservare come il processo creativo-produttivo dell’opera venga considerato dalla compagine ‘concretista’ napoletana come un reale impegno di natura ‘la- vorativa’. Il dato appare di estremo interesse ed attesta un contributo di originalità della componente partenopea all’interno della ricerca ‘concre- tista’19, con la sua rinuncia a ‘rappresentare’ per lasciar posto al ‘formare’.
Spiccano i nomi di R. Barisani, R. De Fusco, G. Tatafiore e A. Venditti.