Ieri sono trascorsi ben trentacinque dalla caduta del simbolo che rappresentava il disprezzo del bene più grande: la libertà
Ieri era il 9 novembre, un giorno che è entrato di diritto nella storia. Quante volte abbiamo ripetuto questa espressione in questi quasi quattro lunghi anni in diverse occasioni? Solitamente, nel ricordare o celebrare un anniversario, da quando abbiamo inaugurato la formula a ‘speciali’ e a ‘reportage’ all’interno del giornale, ci anticipiamo un po’ prima per poi terminare il giorno medesimo dell’evento da non dimenticare. Perché nulla deve essere dimenticato: è la storia stessa che ce lo dice, che ce lo suggerisce e che, per molti versi, ce lo insegna anche. Però è vero e avete anche ragione. In questo quadriennio non siamo stati molto continui in tal senso: nel ricordare e celebrare gli eventi intendiamo.
A questo penserete, cari lettori, che in merito a tale ricorrenza, che per quanto riguarda il fatto storico su cui parlare siamo arrivati in ritardo? Sì e no. Nel senso che è stata anche l’attesa del risultato delle ultime elezioni che si sono svolte negli Stati Uniti d’America rinviare un po’ sia la preparazione e sia la pubblicazione di quello che si sta per rivelare un multiplo appuntamento.
Esatto, proprio così: un articolo, sempre suddiviso in parti, che affonda le radici un po’ nella rubrica di ‘Storia’, ancora in quella di ‘Usa’, lo spazio del giornale dedicato al magico decennio da cui proviene nel tempo l’evento a cui stiamo facendo riferimento, ‘Forever80s’, la tradizionale rubrica ‘Parole Schiette’, lo spazio dedicato agli editoriali e per non dimenticare anche un interessante novità pubblicata, nel giornale, già da qualche settimana.
Durante l’avvicinamento al 5 novembre di questa settimana accanto a ‘Road To Usa 2024’ e la stessa ‘Usa’ è apparso il titolo di ‘Occhio sul mondo’. Un titolo scelto non proprio a caso, un titolo che ci permette, insieme alla stessa ed intramontabile ‘Parole Schiette’ ad andare ancora di più in profondità nei temi da trattare: quelli che non tocchiamo tutti i giorni; quelli che non cavalchiamo per evitare di essere ripetitivi e privi di idee. Un modo, anche, per ampliare i nostri orizzonti per un mondo che sembra richiudersi in sé stesso, dopo aver cercato un’ampia apertura su tutti i fronti.
Un evento, dicevamo, che portò ad un cambiamento radicale nella comunità internazionale proiettandola, come si pensava all’epoca, in un periodo di pace e prosperità perenne. In effetti le cose non sono andate proprio così. Dodici anni più tardi accadde quello che nessuno potesse immaginare, sconvolgendo, questa volta in maniera negativa, l’evoluzione stessa della nostra società mondiale.
Nell’ultimo caso stiamo facendo riferimento all’11 settembre del 2001, con il crollo delle Torri Gemelle e l’attacco al pentagono; nel secondo caso, che sarebbe proprio l’evento che dovremmo celebrare in un certo modo, si torna indietro negli anni ’80 e, precisamente, alla fine di quel decennio: era il 9 novembre del 1989 quando accadde quello che nessuno pensava potesse accadere più, nonostante ci fosse un flebile speranza.
Si disse, in quel giorno, che era cambiata la storia e sarebbe iniziato, per il mondo, un lunghissimo periodo di pace, come abbiamo già detto. Un periodo che si pensava non arrivare mai a partire, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, con la costruzione del Muro di Berlino, nel lontano 1961. Muro che crollò proprio in quella sera di trentacinque lunghi anni fa. Certo, è più distante nel tempo la data e l’anno del 1961, ma è come se fossero lontane entrambi anni luce.
Da quel nove novembre tante erano le speranze da materializzare. L’abbattimento di quel simbolo di oppressione, di negazione della libertà, voleva significare, in tutto e per tutto, il completamento della ricostruzione di un’Europa finalmente forte e coesa. Erano questi i due principi cardine sul quale tutti quanti poggiavano.
Principi che, sia in maniera diretta che indiretta, vennero cristallizzati mediante i singoli trattati che sono stati stipulati già nel corso degli anni successivi alla fine dello stesso conflitto mondiale, per avere poi una pesante e significativa accelerata dopo quella data.
Infatti, quasi un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990 la Germania venne finalmente unificata e il giorno di Natale del 1991 l’Unione Sovietica cessò di esistere e da lì in poi diverse regioni, appartenenti allo stesso territorio russo, si trasformarono in stati indipendenti, tra cui uno in particolare, dal 2022 in poi, è fonte di una delle tante crisi internazionali che attanagliano la comunità mondiale, l’Ucraina.
Eppure, volendo essere alquanto puntigliosi su quel 9 novembre del 1989, e, a sua volta, sul trentacinquesimo anniversario trascorso da almeno 24 ore, cosa è effettivamente rimasto? Qual è l’eredità di un evento che ancora oggi si ricorda, giustamente, con molta allegria e speranza ma che, allo stesso, contempla anche una bella percentuale di sorpresa.
Si, avete letto bene. Chi è più grandicello di sicuro si ricorderà più facilmente quel giorno. Ha miglior memoria, nella sua essenza, dei fatti, dei dettagli avendoli vissuti come testimone e, oltretutto, come cittadino del mondo. Ciò che accadde in quel giorno avvenne nella maniera più improbabile e sorprendente possibile. Fu fatto un annuncio in sordina, in silenzio, senza proclami, come se la cosa, finalmente si potrebbe dire, fosse la più normale possibile.
Il punto cruciale giunse, durante a quella che doveva essere una semplice ed anonima conferenza stampa effettuata dal portavoce del partito comunista, sezione Berlino Est, quando uno dei giornalisti chiese entro quanto tempo quello stesso quell’annuncio, relativo alla possibilità da parte dei cittadini che vivevano dietro il muro potevano oltrepassare la barriera senza alcuna restrizione, sarebbe stato possibile. A Gunter Schabwoski, questo il nome del portavoce del partito comunista di Berlino Est, gli bastò dire: ‘anche adesso’ per far innescare una reazione popolare che nessuno si aspettava.
L’aggettivo sorprendente sta proprio in questo e anche in un altro dettaglio che ha portato la caduta del muro di Berlino: tralasciando quello che fu detto in quella conferenza stampa, la barriera maledetta venne oltrepassata in assoluta tranquillità, con nessun incidente, nessuno della famigerata polizia comunista che sparò ai passanti, nessuna tragedia intaccò quel cambio epocale inatteso e liberatorio per molti e non solo per lo stesso continente europeo, ma per il mondo intero. Eppure, c’è una piccola coincidenza in tutto questo che nessuno ha notato e che lega gli anni ’60 con gli anni ’80.