Attraverso le nostre domande il grande cantautore musicale ha anche scritto una nuova canzone
Mario Lavezzi, cantautore e produttore di grande talento, è un nome ben noto della musica italiana. Con una carriera iniziata da giovanissimo, ha collaborato con artisti di fama, scritto brani che hanno segnato intere generazioni.
Oggi, con alle spalle decenni di carriera, ci racconta il suo percorso tra successi, rimpianti e nuove sfide, con uno sguardo sempre rivolto verso il futuro. “Rimpianti? Ce ne sono sempre – ammette con un sorriso. Ricordo ancora quando dovetti lasciare i Camaleonti per fare il servizio militare: da una parte fu una grande delusione, ma dall’altra un’opportunità che mi ha aperto nuove strade. In quei giorni scrissi il brano dal titolo Il primo giorno di primavera, poi arrangiato da Battisti”.
Milano, la città in cui il cantautore ha mosso i primi passi nel mondo della musica, ha avuto un ruolo fondamentale nel suo percorso: “essere nato a Milano ha sicuramente segnato il mio cammino – spiega. Negli anni Settanta e Ottanta – continua l’artista – la discografia era in piena fioritura. Ricordo la Galleria del Corso brulicante di artisti e di etichette discografiche, un vero e proprio centro nevralgico della musica italiana. A Milano suonavo la chitarra nei giardini di Piazza Napoli. In questa città con alcuni amici formai il primo gruppo I Trappers”.
La pandemia da Covid-19 ha spinto anche il mondo della musica a trasferirsi online, con i social che sono diventati centrali nella promozione artistica. Mario Lavezzi ha seguito con interesse l’evoluzione del mondo musicale: “ho sempre avuto una grande curiosità per le novità tecnologiche – dice. Si è passati dai vinili alle cassette, poi ai CD, fino ad arrivare al digitale. Quando scrivo una canzone, utilizzo spesso software musicali: una volta si suonava dal vivo con chitarra e voce, ora si porta direttamente il provino arrangiato. È un cambiamento enorme, ma per me anche affascinante”.
Curiosamente, negli ultimi anni, si sente spesso dire dai giovani artisti “sto cucinando” per riferirsi alla fase creativa di un brano. Il cantautore, a tal proposito, trova questo accostamento tra musica e cucina particolarmente interessante: “essere un grande chef è arte – commenta. Si parte da ingredienti semplici e si crea qualcosa capace di suscitare emozioni, proprio come succede con la musica. Anche noi musicisti cerchiamo di emozionare chi ascolta. Se una canzone è destinata a durare nel tempo, deve riuscire a far vibrare chi l’ascolta, come fa un piatto ben riuscito”.
Riflettendo sui suoi brani, l’artista ci racconta che è difficile per lui scegliere una canzone come rappresentativa della sua carriera. Tuttavia, si emoziona ripensando a “Il primo giorno di Primavera”: “ricordo – sottolinea – mio padre, un appassionato di jazz, che la ascoltò per la prima volta. Mi chiese: ‘Ma come hai fatto a scriverla?’ E quando la sentii arrangiata da Battisti, capii che sarebbe stata speciale”. Ci racconta, inoltre, con un po’ di nostalgia anche di quando la musica si scopriva più lentamente: “all’epoca, le canzoni avevano tempo di maturare. Oggi tutto è più rapido, e questo a volte porta a una superficialità nella musica”.
Da sempre sostenitore dei giovani artisti, Lavezzi si occupa del progetto “CampusBand”, un concorso per giovani talenti in collaborazione con la SIAE: “in questi anni – racconta – ho incontrato giovani artisti incredibili, come Stefano Pitasi, che ha una voce e un talento unici. Per fare strada nel mondo della musica, è necessario avere una propria identità”. Il cantautore sottolinea l’importanza di uno stile personale, lamentando l’eccessivo uso di autotune.
Guarda al futuro con lo stesso entusiasmo che lo ha accompagnato lungo tutta la sua carriera. In collaborazione con Mogol, ha scritto una serie di brani; ha composto anche un brano sulla Terra: “è una canzone sul nostro pianeta – spiega l’artista – sulla responsabilità che abbiamo nei suoi confronti. Vorrei farla cantare da artisti di diverse generazioni: uno della mia generazione, un trentenne, un ventenne e dei bambini. Mi piacerebbe che questo brano venisse interpretato con la stessa intensità di Si può dare di più, canzone simbolo di solidarietà. Questa canzone – conclude – non è solo un pezzo musicale, ma un messaggio rivolto alla collettività, un invito a riflettere sull’ambiente e sul futuro del pianeta”.