Nel ricordo del produttore e musicista Quincy Jones, scomparso nelle scorse ore, FreeTopixMagazine pubblica un estratto dal libro “Michael Jackson. La Storia e l’eredità artistica” di Michelangelo Iossa e Luca Izzo (Arcana Editore)

Nel primo scorcio degli anni Settanta, il re della Motown Records, Barry Gordy, iniziò a lavorare quasi esclusivamente ad un progetto che conservava nel cassetto da anni: la trasposizione cinematografica di “Lady Sings The Blues” (“La Signora del Blues” in italiano, ndA.), autobiografia della leggenda della musica Billie Holiday. Venne scelta Diana Ross come protagonista della pellicola: il successo del film le valse un Golden Globe nel 1973 e una nomination agli Oscar come migliore attrice protagonista. Come era immaginabile, la produzione del film provocò una svolta fatidica per le sorti della casa discografica.

Dopo anni di furgoni e di palchi, il patriarca del clan Jackson – Joseph ‘Joe’ Jackson – cominciò a quotare il valore di mercato di quella squadra macina-classifiche che era diventato il quintetto dei fratelli Jackson ed era convinto che la Motown non avesse concesso ai suoi figli quella libertà espressiva e creativa di cui godevano, invece, artisti come Marvin Gaye, Stevie Wonder, Smokey Robinson o la stessa Diana Ross.

Alla scadenza del contratto con la Motown Records, nel 1976, il patriarca siglò un accordo con il colosso CBS Records, approdando dapprima ala Philadelphia International Records e, infine, alla major Epic Records, etichetta che avrebbe messo sotto contrato successivamente anche il solo Michael e che avrebbe goduto delle colossali vendite della sua incredibile trilogia – “Off The Wall”, “Thriller” e Bad” – prodotta con Quincy Jones, e pubblicata a cavallo degli anni Settanta e Ottanta.

Le battaglie legali tra Jackson padre e il patron della Motown furono rese ancor più complesse dal fatto che Jermaine Jackson aveva sposato Hazel, la figlia di Berry Gordy. Il risultato fu che il quintetto dovette abbandonare la denominazione che li aveva visti esordire in classifica nel 1969 in favore di un più generico “The Jacksons”, con il giovane Randy al posto di Jermaine.

“The Jacksons” venne scelto anche come titolo del primo album dei fratelli Jackson dell’era-Epic (1976), cui fece seguito “Goin’ Places” nel 1977. La metà del decennio fu caratterizzata da pochissimi numeri uno in classifica ma da una lunga serie di spettacoli a Las Vegas e da uno show televisivo in 12 episodi, “The Jacksons TV Show”, andato in onda sulla CBS americana tra il giugno 1976 e il marzo 1977.

Questo spettacolo televisivo vide protagonisti tutti i fratelli e non soltanto i Jackson Five: Jackie, Michael, Marlon, Tito, Randy, La Toya, Rebie e Janet. Tutti vennero coinvolti negli sketch televisivi che permisero a Michael, in particolare, di dimostrare le sue incredibili doti di ballerino, cantante e attore. Stava prendendo forma l’idea di ‘performer totale’ che di lì a poco il mondo intero avrebbe applaudito.

Con la pubblicazione del 33 giri “Destiny” del 1978 e dei due singoli “Blame It On The Boogie” e “Shake Your Body (Down To The Ground)”, i Jacksons tornarono alle vette delle classifiche internazionali superando ogni loro precedente record di vendite, riportando il nome Jackson sotto i riflettori e garantendo un ottimo volano al primo vero disco solista di Michael, “Off the Wall” del 1979.

Nel corso degli anni della Motown, il giovane Jackson aveva, in effetti, già pubblicato ben quattro differenti album solisti di buon successo – “Got To Be There”, “Ben”, “Music & Me” e “Forever, Michael” – pubblicati a cavallo tra il 1972 e il 1975 e che superarono complessivamente i 20 milioni di copie in tutto il mondo. In particolare, la title-track del secondo album “Ben” venne scelta come brano-guida del film omonimo[1] e raggiunse anche i vertici delle classifiche americane, conquistando un Golden Globe e una nomination all’Oscar nel 1973. Fu proprio grazie al cinema che per Michael Jackson si aprirono, però, le porte di quella che si sarebbe trasformata nella carriera solista di maggior successo dell’intera storia del pop internazionale: nel 1978, in pieno ritorno di sbornia da classifiche per i Jacksons, Michael fu scelto per interpretare il ruolo dello spaventapasseri nel film musicale “The Wiz”. La sua colonna sonora era firmata da Quincy Jones, che entrò in contatto con Jackson proprio sul set della pellicola diretta da Sidney Lumet.

Arrangiatore, direttore d’orchestra, producer di successo, compositore e trombettista, l’allora quarantacinquenne Quincy Jones era già una piccola grande leggenda della musica internazionale: aveva lavorato al fianco di Ray Charles, Sarah Vaughan, Miles Davies, Frank Sinatra, Tony Bennett, Dinah Washington o Barbra Streisand e aveva firmato colonne sonore di successo.

Ma è con Michael Jackson che Quincy Jones avrebbe firmato la trilogia discografica di maggior successo di ogni epoca e il suo primo tassello sarebbe stato “Off the Wall”, destinato a superare i 40 milioni di copie vendute.

La leggenda stava per cominciare.

Si ringraziano gli autori Michelangelo Iossa e Luca Izzo per aver concesso l’estratto dal volume del 2019

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