Tutto ebbe inizio nel 1964 con un articolo di giornale
Ammettiamolo, questo articolo sembrerebbe superfluo. Era però in via di sviluppo fin da quando abbiamo aperto questa nuova rubrica, tutta interamente dedicata ai fumetti, molto tempo fa. Oggi, questa prima parte di questo primo appuntamento, ci è utile per introdurre il vero argomento della rubrica. Fin dal primo momento ci era venuta l’idea di analizzare, nella sua essenza, la differenza che sussiste tra il fumetto classico, tradizionale; insomma, quello a cui siamo stati abituati a leggere fin da piccoli a ciò che al giorno d’oggi, comunemente, viene definito ‘graphic novel’.
Si, ripetiamo: questo articolo o anche speciale, come meglio preferite sembrerebbe superfluo e per un semplice motivo: molti blog e giornali online che si occupano, in maniera più approfondita di fumetti, hanno, di sicuro, più volte affrontato tale tematica: ovvero che differenza sussiste tra il fumetto, quello tradizionale, dalla ben più complessa e articolata graphic novel?
Un dilemma quasi shakespeariano, in cui si dovrebbe esser quasi costretti a scegliere tra l’uno e l’altro. Nulla di tutto questo. Qui non si sceglie, come detto si analizza e soprattutto, proprio perché si parla di fumetti non cadremo nella trappola nel considerare questi ultimi come ‘cultura bassa’. No, questo è un errore madornale che non troverà mai spazio su questo giornale.
Ogni forma d’arte, nella sua essenza, deve essere considerata cultura e non seguita da una parola denigratoria o positiva per specificare l’immensa o la poca rilevanza nei confronti di chi fruisce di queste piccoli volumetti i cui disegni sono creati, appunto, da seri professionisti del settore.
Se la definizione, per così dire, di fumetto, analizzata fin dal primo appuntamento con questa rubrica, è inteso come la nuvoletta attraverso la quale gli autori e i disegnatori fanno parlare i protagonisti, per graphic novel la spiegazione è leggermente più complessa ma ugualmente facile da comprendere. Quest’ultima non si discosta tanto dal fumetto e, paradossalmente, non si discosta neanche così tanto dal libro. Si, proprio così.
Per graphic novel, semplicemente, deve essere inteso come l’incrocio tra un fumetto vero e proprio e la forma di un libro; sarebbe meglio dire di un romanzo. Ancora, un romanzo illustrato; più corposo nei contenuti e nello sviluppo della storia. Soprattutto, elemento non proprio da sottovalutare: le storie sono autoconclusive, mentre nei fumetti no, continuano all’infinito con uscite settimanali e anche mensili. Si potrebbe sostenere che la graphic novel è per veri collezionisti, mentre i fumetti no? Errato, entrambi soddisfano le esigenze di tutti i tipi di appassionati: sia di fumetti che di graphic novel
Nel corso di questi ultimi anni, riprendendo un concetto precedente, i due termini sono stati accostati per un paragone abbastanza antipatico. Difatti, con l’espressione ‘graphic novel’ si è cercato, in un primo momento, di salvaguardare l’essenza storica del fumetto. Perché per alcuni un po’ troppo sofisticati usare il termine ‘fumetto’ appariva troppo denigratorio e poco, appunto, culturale.
Con il tempo, fortunatamente questa convinzione, per non dire concezione del termine è venuta sempre meno, assottigliando la pur esistente eterogeneità nella struttura portante fra le due tipologie di opere per quanto simili, ma appunto differenti. Adesso, però, fermiamoci un momento; raccogliamo le idee e andiamo con ordine, andando ad analizzare e ricordare il vero tema di questo speciale: la storia della Graphic Novel.
L’introduzione della Graphic Novel nel mondo dei fumetti, non inteso come nome della nostra rubrica, ha rappresentato una mera novità del settore. Leggere un romanzo illustrativo, composto dalla stessa struttura del fumetto, ma più corposo e, soprattutto, con una storia autoconclusiva, è di fatto un’innovazione che solamente nel tempo ha assunto una notevole rilevanza nel corso dei decenni.
Come abbiamo specificato in precedenza, proprio l’espressione ‘Graphic Novel’ è stata utilizzata in un primo momento per alzare il livello basso, così ritenuto, dei ben più storici fumetti. Ma se le opere con le storie a strisce risalgono al 1800, il volume a metà strada con la cosiddetta nuvoletta per i dialoghi e il romanzo risale a molti anni più tardi. Semmai a molti decenni più tardi.
Esattamente venti anni più tardi dalla fine del secondo conflitto mondiale. Tra gli anni 1964, 1966, 1967 e 1978. Dunque, rispetto a quanto abbiamo visto per il fumetto, almeno in via ufficiale, sono due le opere di riferimento, sicure, per quanto concerne la Graphic Novel: ‘La rivolta dei racchi’ e ‘Una ballata del mare salato’. Eppure, secondo alcuni, il primo romanzo illustrato risale, addirittura, a cinque anni successivi alla fine Seconda Guerra Mondiale e non proprio con l’espressione abituale.
Per evitare ulteriori confusioni occupiamoci delle origini, non tanto quanto in fatto di opere, quanto in fatto di nome. Ovvero quando, per la prima volta, apparve sui giornali l’espressione che oggi è di uso comune. L’ideatore, a quanto pare, fu un editore, critico e storico del fumetto, Richard Kyle, il quale scrisse un articolo, nel 1964, giusto sessanta lunghi anni fa guarda caso, intitolato ‘The future of comics’, il futuro dei fumetti.
Kyle indicò, in quell’occasione un particolare tipo di opera di fumetto europeo che si stava facendo largo nel vecchio continente. Una tipologia di storia a strisce che già annoverava tutte le caratteristiche fino ad ora indicate. Un tipo di fumetto con un contenuto visivo, forte ed allo stesso tempo impegnativo, in cui la struttura del romanzo prende forma soprattutto per le storie che presentano un intreccio particolare e sono autoconclusive.
Richard Kyle, nonostante ciò, non tenne conto, nel suo articolo forse, che la graphic novel era in forma embrionale anche nei suoi Stati Uniti d’America grazie ad un’opera, simile, conosciuta, però, con un altro nome: picture novel, ovvero l’antesignano della Graphic Novel.
Il titolo era ‘It Rhymes with lust’. Una storia illustrata di genere noir, scritta Arnold Drake e Leslie Waller, i quali la pubblicarono con lo pseudonimo di Drake Waller. La casa editrice che si occupò di questa storia innovativa fu la St. John Pubblications, una società di fumetti i cui disegni, in quel volume speciale, furono a cura di Matt Baker e dell’inchiostratore Ray Osrin.
Il protagonista è un giornalista di Hal Weber, il quale si ritrova invischiato nelle macchinazioni oscure della sua ex e vedova di un importante leader politico, Rust Masson. L’ambientazione era la città immaginaria di Copper City.