Nuovo speciale che funge sempre di più da tappa di avvicinamento al 5 novembre prossimo
Alcuni mini-speciali, si sa, non bastano a raccontare un evento, un avvenimento. Così capita che sorge l’esigenza di tornare quasi al punto di partenza per sviluppare un ulteriore approfondimento sul tema o sull’argomento affrontato una prima volta. Lo sappiamo, con questa espressione abbiamo usato un gergo tipicamente didattico, come sé stessimo fra i banchi di scuola o, perché no, anche tra i banchi universitari. Nulla di tutto questo, però; non vi preoccupate cari lettori. Questa piccola e quasi insignificante premessa è utile, però, per un unico motivo: quello di farci ritornare negli Stati Uniti d’America e non tanto per parlare di ciò che dicono Kamala Harris e Trump, no.
Semmai è utile nell‘affrontare al meglio la procedura di elezione del Presidente degli Stati Uniti. Tranquilli, cari lettori: questa operazione la fanno un po’ tutti, sia online che cartacei, quando il cosiddetto evento elettorale, si avvicina sempre di più; esplicando, in tutto e per tutto, aneddoti storici e rispolverando, come giusto che sia, concetti giuridici, prettamente dal diritto costituzionale americano, che chiariscono una volta per tutte, le modalità di elezione del Commander In Chief che, in questa tornata elettorale, sarebbe il numero 47.
Dunque, no, non ci eravamo dimenticati di ‘Road To Usa 2024’ e del percorso che la stessa nazione americana che ha attraversato fino adesso e che sta attraversando ancora, mancano tre settimane scarse, verso la data fatidica. No, non ci siamo dimenticati e, oltremodo, ci appare anche spontaneo riprendere, dopo la pausa della settimana scorsa, dalla classica frase che abbiamo sempre usufruito dopo qualche periodo di silenzio o più semplicemente per ricordare dove ci fossimo fermati l’ultima volta: dove eravamo rimasti? Ovviamente la citazione è quella del grandissimo e compianto conduttore televisivo: Enzo Tortora.
E qui, lo ammettiamo, che dovremmo effettuare un grandissimo ripasso con tutto quello che accaduto fino adesso. Perché questo tipo operazione non è la prima volta che cerchiamo di portarla avanti. Il primo tentativo risale, addirittura, al periodo delle primarie del Partito Repubblicano.
Eravamo rimasti che Trump aveva asfaltato i suoi diretti avversari, sia direttamente che indirettamente. Eravamo rimasti sul ritiro, quasi inatteso di Ron DeSantis, e della sconfitta, ma non per questo fatale, di Nikky Haley, che ancora non aveva deciso di ritirarsi. Questo, ovviamente, era il fronte dei Repubblicani. Ma in quello dei Democratici? Sempre in quello stesso periodo avevamo scritto che nelle primarie del suddetto partito l’attuale Presidente come se l’era cavata? Meglio del previsto si poteva dire, nonostante da tempo fosse già tutto scritto.
Sempre durante quelle primarie la scrittrice Marianne Williamson e il deputato Dean Philips, dello Stato del Minnesota, nella tornata elettorale interna del partito nello Stato della South Carolina, vennero asfaltati anche loro da Joe Biden ha ottenuto il 97, 4 dei consensi. In poche parole, non ci partita. Dopo la schiacciante vittoria, sempre Biden, aveva affermato di essere convinto di vincere per la seconda volta consecutiva contro Trump.
Quindi si pensava ad una stancante riproposizione di quattro anni prima. Un revival dell’Election day del 2020. Ormai eravamo tutti convinti di questo. Senza dimenticare che in corsa c’era anche e addirittura il pronipote di John Kennedy, nonché figlio di Robert Kennedy, che manifestò la propria volontà di candidarsi come indipendente alla Casa Bianca. In più, sempre durante quei giorni si parlava insistentemente in una possibile discesa in campo di Michelle Obama nelle primarie americane? Era verità o bufala?
Alla fine, si dimostrò una bufala. Nel senso che, come ormai tutti quanti sappiamo, Barack Obama ha poi appoggiato Kamale Harris, nella corsa alla Casa Bianca, dopo il ritiro di Joe Biden per un possibile secondo mandato che, per essere onesti, non era scontato che avrebbe potuto vincere il prossimo 5 novembre.
Con questo colpo di scena, avvenuto in estate e in cui ci ha anche permesso di tornare a trattare l’argomento con maggiore interesse, costringendoci a realizzare anche uno speciale non previsto sulla Convention di Chicago che, di fatto, ha incoronato Kamala Harris come avversaria del Tycoon, ha rivitalizzato l’interesse di molti sulle prossime elezioni, le quali potrebbero rivelarsi come quelle del 2008, ovvero storiche.
Con questo breve riassunto al momento ci fermiamo qui con l’attualità, sia perché siamo ben consci che ci ritorneremo presto e sia perché con la storia non abbiamo ancora del tutto terminato. Anzi, molto probabilmente non abbiamo neanche iniziato.
Quando decidemmo di trattare questi temi, con la serie di articoli e in cui la soluzione degli speciali era solamente utopia, lasciammo la porta aperta per un altro argomento da analizzare sotto la nostra lente d’ingrandimento: ovvero quali fossero le date ufficiali in cui vengono sancite l’inizio delle primarie? Quindi, come potete ben vedere, siamo tornati agli antipodi per poi arrivare alla procedura di voto con i Grandi Elettori.
Partiamo, dunque, con una prima data: 26 settembre del 1831. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, i lettori non dovrebbero spaventarsi per il nome che andremo a ricordare: convention nazionale del partito anti-massoneria. In quell’occasione i dirigenti si riunirono per trovare o comunque nominare la persona giusta da proporlo alle elezioni dell’anno successivo, il 1832.
Alla fine, la spuntò William Wirt, il quale venne sconfitto da colui che divenne il settimo Presidente degli Stati Uniti, Andrew Jackson. Se avete ben notato, la prassi delle primarie iniziò a consolidarsi dopo che si alternarono alla presidenza ben sei Commander in chief e i loro nomi li andremo a scoprire più avanti.
Per un momento, durante i primi appuntamenti della serie di articoli avevmo addirittura pensato, per una maggiore completezza di esposizione storica, trattare anche un po’ l’evoluzione dei singoli partiti negli Stati Uniti. Poteva essere il caso, appunto. Invece no: perché intuimmo fin da subito, in primis, l’inopportunità e, secondo, che ci saremmo allontanati di molto, anche, dalla traccia dalla quale siamo partiti: raccontare la procedura delle elezioni presidenziali nella loro essenza.
Nonostante tutto, appare comunque vero, proprio per dovere di cronaca storica che il menzionato partito, anti-massoneria venne fondato nel 1820 per poi dissolversi una ventina d’anni più tardi proprio a causa della sparizione dell’uomo di punta del movimento avversario. Ma per quanto riguarda la seconda data?