Ultimo appuntamento con la band più cattiva e trasgressiva della storia della musica
Dagli anni ’80 agli anni ’60 è un bel passo a ritroso nel tempo. Non lo puoi fare se non si possiede una macchina del tempo. La Delorean del Dott. Emmett Brown e di Marty McCly ci riporterebbe, direttamente, al decennio precedente; al decennio precedente alla presidenza Kennedy, tanto per intenderci. Ma il viaggio nel tempo lo potete fare anche qui, attraverso le rubriche di FreeTopix Magazine, rimanendo sempre nell’alveo della storia della musica. Rimanendo sempre nel rock più trasgressivo ed iconico di Mick Jagger & Company.
Un bel balzo indietro nel tempo, dicevamo. Si, perché dal 1981 al 1965 c’è tutta un’epoca e piccoli periodi storici, fatti di eventi da ricordare e da celebrare, che hanno la società mondiale. E dal punto di vista musicale? Semplice, si passa dal ciò che ormai era consolidato negli anni ’80 a ciò che era tutto da sviluppare negli anni ’60. Per un’evoluzione della musica osservata al contrario. Dunque, da ‘Start Me Up’ si passa ad un altro ‘pezzo’ pregiato del repertorio dei Rolling Stones, dei rivali veri e diretti ed inequivocabili dei Beatles, i Rolling Stones.
Una canzone che, nel nostro recente passato di pubblicazioni, avevamo già ricordato e analizzato per affrontare il lunedì, per dare una scossa, per instillare la giusta carica di adrenalina. E nonostante oggi sia martedì quale migliore occasione, allora, di riproporre il singolo attraverso la rubrica ‘Retrospettiva in Musica? Con il pretesto di rimarcare il fatto che, la canzone di oggi, è considerata la numero delle canzoni rock della storia, per non dire la numero nella storia della band in questione? Stiamo facendo riferimento alla leggendaria e intramontabile ‘I can’t get no’ di quei ragazzacci dei Rolling Stones. Un successo musicale datato 1965.
Un successo registrato il 10 maggio dello stesso anno. La genesi del brano è de tutto particolare, rispetto a quello che si potrebbe pensare. Infatti, il brano nacque dopo che il chitarrista della band, Keith Richards, si svegliò dopo una bella e lunga dormita e, subito dopo, iniziò a strimpellare qualcosa registrandolo, allo stesso tempo, prima di riaddormentarsi nuovamente.
Successe che al suo secondo risveglio aveva lasciato il registratore acceso. Di conseguenza erano stati incisi solamente due minuti di chitarra e quaranta lunghi minuti del suo russare. Diciamo che in questa origine della canzone c’è qualcosa di ironico, eppure provate a pensare che se non avesse mai lasciato il registratore acceso ‘I can’t get no (Satysfaction)’ sarebbe stata ugualmente pensata e incisa? Ma si sa anche la storia della musica non si fa ne con i se e ne con i ma.
Nonostante ciò, Keith Richards, portò il nastro in studio per farlo ascoltare agli altri componenti della band, convincendoli nell’immediato. In quel 10 maggio del 1965, presso il Chess Studios di Chicago, però, i Rolling Stones incisero una prima versione con Brian Jones impegnato a suonare l’armonica. Due giorni più tardi il gruppo musicale si riunì in un altro studio di registrazione, il Rca studios di Hollywood, suonandola ed incidendola in maniera totalmente differente dalla precedente.
Con un ritmo differente si giocò, soprattutto, con il riff di chitarra usando lo strumento chiamato fuzzbox, adatto a creare le distorsioni di qualsiasi suono. Non contento lo stesso Richards cercò di convincere i suoi amici a registrarne addirittura una terza versione. Una terza incisione che avrebbe dovuto essere più simile allo stile di Otis Redding, usando una sezione di fiati per ripetere proprio il riff che aveva ideato.
Ma lo stesso Jagger e gli altri, insieme al manager Andrew Loog Oldham, riuscirono a dissuadere Richards dal tornare in studio visto che la seconda registrazione era perfetta. In effetti la storia della musica o del rock, come meglio preferite, diede ragione a questi ultimi. Se fino a questo momento abbiamo dato il giusto merito a Richards, per la sua illuminazione musicale, in realtà la canzone non la scritta da solo. Venne affiancato, forse solo per il testo, dallo stesso frontman della band.
‘I can’t get no’ è contenuta nel disco intitolato Out of our heads pubblicato, precisamente, il 30 luglio di quello stesso anno. La soundtrack del 33 giri è composta da dodici canzoni e adesso andiamo a scoprire i titoli.
Mercy, Mercy; Hitch Hike; The Last Time; That’s How strong my love is; Good Times; ‘I’m all right; la stessa ‘I can’t get no’; CryTo Me; The Under Assistant West Coast Promotion Man; Play With Fire; The Spider and the Fly; One more Try. Ma di questo stesso disco sussistono due versioni. La prima era destinata per il mercato musicale statunitense, la seconda per quello britannico. quale sarebbe la differenza fra le due versioni? Sussistono delle chiare differenze nella soundtrack. Alcune canzoni presenti nella versione inglese non sono presenti in quella americana.
Se la rete televisiva statunitense, Vh1, l’ha posizionata al primo posto tra le migliori cento canzoni rock della storia, la rivista omonima alla band, ‘Rolling Stone’, l’ha posizionata alla seconda posizione tra le 500 migliori canzoni rock di tutti i tempi. La stessa rivista, in verità, prende il nome non solo dalla band, ma anche per un singolo di Muddy Waters.
Non finisce qui, infatti da quando è stata pubblicata ‘I can’t get no’ è stata oggetto di svariate cover nel corso dei decenni, usata per sigle di trasmissioni televisive e persino nei film. ma come sempre andiamo con ordine: per quanto concerne le due cover bisogna far riferimento alle versioni del 1976 e del 1978. La prima, intitolata ‘Satisfaction’ venne incisa da parte dei The Residents; mentre la seconda è opera dei Devo.
Anche una famosa rbrica del tg2 l’ha usata come sigla: Eat Parade. Giungiamo, infine, nell’ambito cinematografica. Con ciò stiamo facendo riferimento alla famosa sequenza finale in cui Arnold Schwarzenegger, nel film ‘Codice Magnum’, uccide tutti i mafiosi con cui si era messo contro, accompagnato proprio da questa canzone. Si, possiamo dire: una vera e propria scarica di adrenalina. Infine, la stessa canzone ha permesso alla stessa band di conquistare diversi riconoscimenti. Su tutti i vari dischi di platino e d’oro.