Primo appuntamento con la band più cattiva e trasgressiva della storia della musica
Una canzone del lunedì particolare in questo secondo primo giorno della settimana, datato 14 ottobre del 2024. Semmai sarebbe anche giusto precisare un primo appuntamento particolare con la band più cattiva della storia della musica e con un brano che, a FreeTopix Magazine e proprio per questa rubrica, avevamo già incontrato.
L’occasione giunse per due motivi e capitò il 13 settembre del 2021: da un lato c’era da omaggiare, seppur con qualche settimana di ritardo, il leggendario batterista della band oggetto di primo appuntamento di questo speciale, che passò a miglior vita all’età di ottanta anni. Dall’altro si celebrava, anche in quel caso con qualche giorno di ritardo, il quarantennale di una canzone di Mick Jagger & Company che si intitolava: Start me up, pubblicata il 24 agosto del 1981. Ovviamente stiamo parlando dei leggendari Rolling Stones.
Un brano famoso ed indimenticabile, dicevamo, e che vide una lavorazione abbastanza complicata. Le cronache musicali dell’epoca ci riportano, addirittura, a sei anni prima. Ovvero nel 1975, quando la band era impegnata nella registrazione del long play ‘Black and Blue’. Dopo un primo tentativo, molto probabilmente andato a vuoto o che comunque non soddisfò completamente i ragazzi terribile del rock, la canzone venne registrata due anni più tardi per poi essere rivista ancora il biennio successivo.
Tra il 1977 ed il 1979 i Rolling Stones pubblicarono altri due dischi: ‘Some Girls’ e ‘Emotional Rescue’. Il 24 agosto del 1981, come detto, i quattro ‘ragazzacci’ del rock piazzarono nei negozi di 33 giri di tutto il mondo ‘Tattoo you’. Album in cui è presente proprio ‘Start me up’, canzone oggetto di questo primo appuntamento, insieme ad altre dieci canzoni di genere hard, pop, dance e rock and roll; dunque un classico senza tempo.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare ‘Start Me Up’, canzone trainante del disco, non attribuiva titolo al 33 giri. C’è di più, ma questo ve lo diciamo dopo che avete letto l’intera soundtrack: Start Me Up, dunque; Hang Fire; Slave; Little T&A; Black Limousine; Neighbours; Worried about you; Tops; Heaven; No use in crying; Waiting on friend. Avete notato? Nessun titolo riportato è stato usato per identificare questa nuova raccolta di canzoni di inizio anni ’80.
Molto probabilmente il motivo sta anche nel fatto che questo disco è tutto imperniato su vecchie canzoni mai e poi mai pubblicate fino a quel momento. Brani ideati per qualche disco e che, quasi sicuramente, non erano in linea con il progetto discografico da proporre al pubblico in un dato periodo della loro carriera. Questo stesso dettaglio venne sottolineato, in maniera molto velata, anche dalla critica stessa, la quale ebbe una reazione molto positiva, insieme ai fans della band e non solo. Ma torniamo sulla canzone, scoprendo del perché i Rolling Stones ci misero tutto questo tempo a convincersi che il singolo andava bene per quello che sarebbe stato il disco numero sedici.
“Fu una di quelle cose che scartammo un sacco di volte; uno scarto che potevamo suonare e risuonare in studio. Venti minuti e sei ancora intrappolato in quei due accordi… Certe volte ti rendi conto del fatto che: “Oh, è di nuovo Brown Sugar!”, e così cominci ad esplorare altre possibilità ritmiche. Si tratta fondamentalmente di tentativi ed errori. Come ho detto, questa rimase abbastanza bloccata in un ritmo reggae per qualche settimana. La provammo per Emotional Rescue, ma non funzionava, non andava da nessuna parte, e la mettemmo via e ci scordammo quasi della canzone”.
Parole, quelle di Keith Richards e rilasciate nel 2009, che confermano tutto quello che abbiamo scritto fino adesso. La cosa buffa, quindi, è che il brano venne pensato per il duplice genere reggae-rock e dal titolo ‘Never Stop’. Ma come abbiamo visto i ‘take’, cioè le volte in cui il brano è stato ripreso fu abbandonato più volte, non si contano neanche più, per una combinazione non troppo vincente a quanto pare.
Ma cos’è che fece mutare idea agli stessi Rolling Stones? Fu la necessità di irrobustire la scaletta delle canzoni da proporre nel tour, che proprio in quell’anno, Mick Jagger e gli altri stavano portando avanti. Colui che diede il via all’ennesimo e fortunato ripescaggio non fu il produttore discografico o come giusto si potrebbe pensare o un componente stesso della band.
Fu un tecnico del suono dal nome Chris Kimsey. Paradossalmente, quest’ultimo, nonostante l’avesse detto a Mick, fu proprio lui l’autore del ritrovamento di due provini in cui il sound, più vicino al reggae, era completamente un lontano ricordo. Solo rock puro.
Per la precisione: dal 1975 al 1981 di ‘Start me up’ furono registrate ben 50 versioni. Dopo il ritrovamento dell’ingegnere del suono, Kimsey, la registrazione finale durò per ben sei ore, senza dimenticare che vennero effettuate diverse sovraincisioni. Quello che non si sa, forse non si è mai indagato abbastanza, sul leggendario riff di chitarra dallo stesso Keith Richards se fosse previsto già nelle versioni non definitive oppure fu aggiunto in quelle ultime sei ore prima di dare l’ok alla pubblicazione? Ancora oggi appare come un mistero insoluto nei meandri della storia del rock.
Al di là di tutto ‘Start me up’ rappresentò un enorme successo per la band. Ricordata ancora oggi, divenne numero due nella classifica dei singoli negli Stati Uniti e numero sette in quella inglese.
L’essenza del testo fonda sul detto ‘donne e motori gioie e dolori’. Non proprio un testo che è rimasto nella storia della musica al contrario, però, di quel riff di chitarra che ormai appartiene alla leggenda delle sette note e, senza alcuna ombra di dubbio, proprio per quel suono imperioso che si propaga, è riuscito a convincere la band, in durante i vari lives in cui è stata fatta ascoltare senza mai venir pubblicata ufficialmente, ad inserirla per il disco del 1981 e, soprattutto, come apertura dello stesso.
Start Me Up ha fatto conquistare alla band quattro riconoscimenti: un disco di platino in Italia; un disco d’oro in Danimarca e ben due dischi di platino sia in casa, nel Regno Unito, e in Spagna.