Considerazioni su un movimento che nacque nel contesto di un gruppo che si riconobbe in una rivista
Piet Mondrian, giova ribadire, in ulteriore approfondimento valutativo del dato storico – l’artista che sarà per molto tempo uno dei più prossimi a van Doesburg almeno fino al ‘24 – dopo aver valutato ciò che lui ritiene una sorta di insufficienza epistemologica del Cubismo – pur mosso da diversi intendimenti rispetto a Theo van Doesburg – giunge alla conclusione che si debba superare la articolazione complessa e ridondante della ‘vulgata’ cubista per attingere una dimensione astrattiva fondata sulla misura semplificata dell’adozione di stilemi ben definiti e ben chiari: la linea, l’angolo retto, i colori primari.
A differenza di van Doesburg, agisce, tuttavia, in Mondrian, come abbiamo, peraltro, già valutato, il sottile fascino dello ‘Spiritualismo’, che seppur non determina – come avviene in Kandinskij – lo scadimento dell’artista olandese nelle pieghe dell’abbandono ‘lirico’, comunque lo induce a mostrarsi più attendista e prudente di fronte agli entusiasmi ‘razionalisti’ vandoesburghiani.
Ciò spiega e rafforza i motivi per cui si rivela fertile l’incontro in- tellettuale di Mondrian con il pensiero di Schoenmaekers, un pensatore che sta producendo, intanto, ed all’interno, comunque, di una prospettiva ‘teosofica’ che Mondrian certamente condivide, il suo sforzo concettuale di individuare una ragione matematica alla base delle pieghe del mistero, non riuscendo a svirgolarne lo statuto nella differenziazione dalla misura del ‘problema’ – come farà Gabriel Marcel – convincendosi, piuttosto, che occorra trovare una opportunità interpretativa di grande semplicità concettuale che renda tutt’altro che indispensabile il ricorso all’accesso iniziatico di un codice di decrittazione per potere avere una convincente possibilità di interpretazione dei processi visibili della fenomenologia em- pirica entro la quale si dà l’esplicitazione esperienziale del ‘mistero’ nella storia.
Le ragioni di un misticismo di ascendenza ‘simbolistica’ sono ancora là, tutte in agguato, e costituiscono, in fondo, il motivo per cui le sensibi- lità di Mondrian e di Schoenmaekers possono trovare un proprio terreno di comune intesa.
Diversa appare la posizione di van Doesburg, già in questi primissimi anni ‘10, quando questo artista individua senz’altro anch’egli l’esigenza di muovere alla ricerca di una ragione fondante delle cose, ma senza subordinarne la prospettiva ad una sorta di préalable di ordine mistico o misteriosofico, come, invece, nel suo intimo più profondo, sente di poter fare Mondrian.
Vorremmo tentare, insomma, di leggere tutta l’avventura di ‘De Stijl’ come quella di una storia di due grandi differenze, di due opposti, vorremmo dire, van Doesburg e Mondrian, che miracolosamente, convivono nel segno di una amicizia che li unisce al di là di una ‘differenza’ oggettiva che li separa sul piano logico ed epistemologico, quella, cioè, di essere portatori, entrambi, di premesse culturali che vengono da lontano e di cui essi possono essere giudicati i continuatori estremi: l’eredità di un ‘Posi- tivismo’ di marca sottilmente materialistica che agisce in van Doesburg, e di uno ‘Spiritualismo’ dalle ricadute simbolistiche e misteriosofiche che agisce in Mondrian.
Alle spalle dei due artisti possiamo osservare, comunque, nelle ragioni fondanti delle loro rispettive personalità, un universo figurativo di non trascurabile rilievo, quello che, ad esempio si lascia rilevare nella consi- stenza ‘espressionistica’ che ispira la personalità di van Doesburg, come si può apprezzare non soltanto in lavori come Lena in un interno, del 1917, o nel suo Autoritratto del 1906, in cui emergono vistose robustezze di composizione e di ductus, latamente apparentabili alle scansioni taglienti dei Mangiatori di patate di Van Gogh, ma anche in gustose e risentite svirgolature disegnative come quelle del Ritratto di Janus de Winter, pittore ed amico del Nostro, eseguito tra il ’15 ed il ’16.
Un sapore più spiccatamente intimistico, che rivela una pro- pensione morale ed una sensibilità psicologica verso le cose che lo circondano, è ciò che promana dalla produzione ‘pre-astrattista’ di Mondrian, in cui la suggestione ‘simbolistica’ non si propone nei termini dell’adesione alla ‘moda’ del momento, ma come inclinazione spirituale e come adesione dell’animo. Devozione, un suo dipinto del 1908, manifesta con evidenza la caratura spirituale degli orientamenti di pensiero dell’artista, che, a proposito di tale opera esplicita- mente dichiara di aver lavorato “sospingendo l’aspetto materiale sullo sfondo… e portando l’aspetto spirituale in primo piano”5.
Di una disponibilità intimistica Mondrian dà prova anche in opere come Paesaggio con fiume (1907), in cui la adesione al soggetto di natura effigiato con felice rapidità di tocco dà testimonianza del profondo senti- re morale che ispira la sua sensibilità ‘spiritualistica’ in ogni caso aliena da slittamenti di opportunismo ‘simboli- stico’.
Da quanto sommariamente espo- sto, emerge la consistenza significativa dell’attività creativa di questi artisti, van Doesburg e Mondrian, che appaio- no, sia pur nelle loro rispettive personalità non certamente sovrapponibili, tutt’altro che omologati sul basso continuo delle cadenze corsive della deriva simbolistica fiene de siecle.
Questa la situazione storica che possiamo osservare alla vigilia della nascita della rivista ‘De Stijl’ e questo l’alveo psicologico e morale entro cui van Doesburg riesce a mettere a segno la realizzazione di un progetto a lungo accarezzato: quello di creare, attraverso la nascita di una rivista, anche una raccolta di intelligenze e di volontà per promuovere una ricerca efficacemente capace di rimodellare il corso della storia dell’arte e non solo.
Tutta la storia di ‘De Stijl’ si racchiude nell’impegno di vita di van Doesburg: in questo grande progetto che prende il nome di ‘De Stijl’, pertanto, si può riunire non solo l’impegno della rivista, ma anche quello del movimento e del gruppo, avendo contezza del fatto che la vita della rivista ha termine nel momento stesso in cui scompare, nel 1931, il suo creatore van Doesburg. Ma, con van Doesburg, non scompare affatto il patrimonio di ‘De Stijl’ che si consolida in una cospicua eredità.