Tra pochi giorni Bruce Springsteen spegnerà 75 candeline e in questo reportage ripercorriamo la sua storia

Sapete? È veramente strano questo speciale, non solo perché viene spalmato tra questa e la prossima settimana. No, non è solo per questo. In fondo ‘Miami Vice’ ha fatto scuola nella sua essenza. No, dicevamo che c’è dell’altro; una particolarità che, molto probabilmente, neanche il diretto interessato potrebbe conoscere nella sua interezza. La particolarità risiede nel giorno in cui è nato, quello di Padre Pio. Vi chiederete voi, cari lettori, ‘E allora? Cosa c’è di strano o quantomeno di eclatante?’.

Di strano è che questo nostro reportage, interamente dedicato a lui, lo inauguriamo oggi, 19 settembre, giorno di San Gennaro. È vero, molto probabilmente vi sembra ancora tutto strano. Forse non lo sapete, ma il cantante, la superstar della musica, la leggenda vivente che fra un po’ spegnerà ben 75 candeline è nata si in una delle tante contee sperdute del New Jersey ma i suoi avi sono, leggete con attenzione, di Vico Equense, in provincia di Napoli e San Gennaro di quale città ne è il Santo Patrono?

Si, proprio così: forse in pochi sanno che Bruce Frederik Joseph Springsteen, meglio conosciuto più semplicemente come Bruce Springsteen, Boss della musica mondiale, ha origine italiane, oltreché irlandesi, e, quindi soprattutto campane, ha intonato il suo primo vagito il giorno 23 settembre del 1949. Da oggi, dunque, vi raccontiamo la sua storia che, per alcuni versi, è anche la nostra di storia.

Il punto, però, è anche quello di capire in quale momento iniziare ad evocarla, raccontarla. Qualcuno di voi, cari lettori, ci verrebbe in soccorso con una giusta osservazione: perché non partire da una sua canzone? Ecco, proprio da questo dettaglio stavamo pensando e non ci siamo fatti trovare impreparati. Non tanto per il semplice fatto che di brani ne ha pubblicati più di cento nella sua lunga carriera, ma perché basta contemplarne solamente due, parafrasandoli in questo modo, donandogli e alimentando la sua aurea leggendaria.

Perché in fondo questa è anche la storia di un ‘giovanotto’ che sta per compiere settantacinque, che da queste parti, nel mondo della musica diciamo è un numero davvero importante; un traguardo che sarà materializzato sulla torta con le candeline ed è, a tutti gli effetti, un traguardo molto importante. Non a caso, quelli come lui, quelli che hanno iniziato la sua stessa avventura nel mondo delle sette note, si sono ritirati o peggio ancora: sarebbero passati a miglior vita troppo presto. Invece lui è ancora qui che canta, balla, suona la chitarra e che non ha alcuna intenzione di andare in pensione; non ci pensa proprio.

Non a caso proprio qualche settimana gli fu chiesto semmai volesse appendere la chitarra al chiodo e godersi i frutti del suo ineguagliabile successo. La risposta che esternò fu abbastanza diretta ed inequivocabile, usando anche un’espressione abbastanza colorita; ma in fondo ci ha fatto più che piacere che lo abbia fatto e che lo ha fatto in quel modo.

Viviamo un’epoca in cui i vari punti di riferimento del mondo musicale vengono sempre meno a causa dello scorrere inesorabile del tempo e lui, Bruce Springsteen, è ancora qui tra noi con tanta voglia di suonare, di dire e raccontare storie, le sue storie. Quelle che raccontano l’America più vera, l’America che tutti quanti vogliamo vedere e conoscere, di quell’America che è anche la sua: quella del ‘Sogno Americano’. D’altronde il Boss è nato, appunto, si negli Stati Uniti d’America, nella terra dei sogni, ma non è ‘nato per correre’ solo, ma anche per suonare.

Era il 1975, quasi cinquanta anni fa. Precisamente il 25 agosto del 1975, il Boss quel giorno uscì con quello che sarebbe stato il suo terzo album. Si, in effetti Bruce Springsteen aveva già esordito, ufficialmente s’intende, con due dischi nel solo 1973. Un doppio esordio che gli permise di attirarsi non tanto ancora i favori della critica musicale, quanto le attenzioni della stessa.

Quei due primi dischi erano per lo più di genere folk erano intitolati: Greetings from Ashbury Park, del 5 gennaio del 1973, e ‘The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle’. Attenzione, però: nel ricordar questi due titoli, li abbiamo riportati nel genere come avvenne proprio all’epoca; ma all’epoca si commise un grave errore: ovvero quello di identificarlo come un folksinger, un cantante folk o comunque un uomo folk.

Tutti tralasciarono il fatto che lo stesso Springsteen stava già navigando nelle ‘acque’ del rock fin dai primi tempi; ancor prima di esordire con il suo primo disco ma facendo conoscere durante la sua gavetta. Nonostante questo grosso equivoco musicale i molti critici lo accostarono ai grandi del periodo: da Van Morrison a Bob Dylan; lo accostarono persino alle prime produzioni della Casa Discografica Motown.

Per molti, però, venne subito considerato come il nuovo Bob Dylan. Questa etichetta gli rimase ‘appiccicata’ fino al 24 agosto del 1975; il giorno successivo un critico musicale, dopo aver ascoltato il suo nuovo album, affermò di aver visto la nascita della nuova stella del Rock. Con ‘Born To Run’, sia come singolo e sia come long play di sole otto canzoni, sbaragliò tutti quanti, distaccandosi totalmente da quella prima ‘etichetta’ per iniziare ad esser considerato un vero e proprio rocker, con la R maiuscola.

Ma come sempre andiamo con ordine e, mai come in questo caso, continuando a spostare le lancette del tempo proprio fino a quel 23 settembre del 1949, quando il rock’n’roll era solamente un’espressione sconosciuta, Elvis Presley aveva sì e no solamente quattordici anni e in una piccola contea dello Stato del New Jersey, long Branch, ed esattamente al Monmouth Memorial Hospital di questa piccola località balneare.

I due futuri genitori di Bruce, Douglas Frederick Springsteen e Adele Ann Zirilli o Zerilli, non sapevano che stesso quel giorno avrebbero messo al mondo ‘La voce dell’America. Nessuno, ovviamente, lo poteva sapere. Come detto Douglas aveva lontane origini irlandesi, mentre Adele origini italiane, di Vico Equense. Una famiglia, quella di Bruce Springsteen, di umili origini: appartenente alla cosiddetta Working Class, quella che lui rappresenterà nelle sue canzoni. Quella classe media che cercherà di fare suo il sogno americano.

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