Il 16 settembre del 1984 andava in onda l’episodio pilota della serie cult anni ’80
La risposta alla domanda di ieri è ovviamente positiva e non poteva essere altrimenti. L’artefice di tutto questo fu proprio Michael Mann. Ecco perché, dal suo punto di vista, si considera molto di più di un semplice ‘padre putativo’ del serial tv prodotto dal 1984 al 1989. Infatti, all’inizio, in un primo momento, si pensava di girare per metà in Florida; quindi, nella città designata anche per un altro motivo che fra poco scopriremo, e l’altra metà negli Studios in California.
Lo stesso Mann si convinse che i colori presenti nei luoghi e anche quello del tramonto erano adatti alle riprese, così volle fare tutto nella città che era ritenuta, a quei tempi, nemmeno a farlo apposta la capitale della droga degli Stati Uniti d’America.
La stessa città della Florida, almeno per quanto riportano le cronache dell’epoca, oltre a questo triste primato, era anche la città dei pensionati; dunque, serviva veramente una scossa per rivitalizzare l’ambiente urbano e, per altri versi, riqualificarlo per i cittadini. Non è un caso che proprio in questi giorni, proprio nella capitale della Florida, forse anche per un forte segno di riconoscenza, Miami celebra lo show televisivo che permise a sé stessa di risollevarsi.
Oltre ai due attori protagonisti il cast era composto anche da Michael Talbott, Saundra Santiago, John Diehl, Olivia Brown, Gregory Sierra ed Edward James Olmos, quest’ultimo visto due anni prima nel film cult di fantascienza Blade Runner con Harrison Ford di Ridley Scott nel 1982.
Se nella seconda parte di questo speciale ci siamo soffermanti, maggiormente, sulla selezione dei due attori principali, oggi ci sembra naturale analizzare anche un ulteriore aspetto, non proprio di poco conto, che rendeva la serie tv come una delle più affascinanti rispetto alle altre. Un elemento, al di là di tutto, sfruttato più volte nel mondo della tv e a partire dalla metà degli ’70: ovvero quello delle auto particolari, sportive e, nella maggior parte dei casi, anche troppo costose da poter possedere almeno una sola volta nella vita.
Nelle cinque stagioni di Miami Vice di veicoli di un certo tipo e di un certo lusso se ne sono visti eccome, per quanto riguarda la nostra attenzione ciò che è meramente rilevante sono i tipi di veicoli che guidava il biondissimo detective della squadra narcotici della contea di Miami Dade. Si tratta di due Ferrari totalmente differenti l’una dall’altra. Una nera, la prima, e bianca, la seconda; perché non rossa? Beh, la guidava già qualcuno nelle isole Hawaii.
Per quanto riguarda la prima sussiste una leggenda in tal senso: molti sono portati a credere che la prima Ferrari di Sonny Crockett era veramente una vettura con tale marchio di italiano; invece, no: si scoprì essere una Chevrolet Corvette che veniva spacciata per una Ferrari 365 GTS/4 Daytona Spyder. Mentre in merito alla seconda, quella di color bianco, era una Testarossa disegnata, addirittura da Pininfarina. La falsa Daytona venne usata dal 1984 al 1986, mentre la seconda dal 1986 al 1989, anno di chiusura della produzione del telefilm.
Ma qual era la leggenda che interessava la prima auto? partiamo proprio dal dettaglio che abbiamo specificato in precedenza, ovvero che la Daytona era, in verità, una Chevrolet. Quando qualcuno lo venne a scoprire e non era uno qualsiasi, ma Enzo Ferrari, quest’ultimo parlò con i produttori della serie e cosa accadde? Che la finta Ferrari venne sostituita dalla Testarossa e quella nera che fine fece? Venne fatta saltare in aria durante la realizzazione di un episodio. Ma fu veramente così? si dice che venne ancora usata per alcune scene come auto sostitutiva, come una sorta di auto di servizio per gli altri protagonisti.
Miami Vice, nel corso degli anni divenne un fenomeno mondiale, lanciò mode, tendenze e ispirò anche gli sviluppatori di videogiochi fino al punto da crearne uno, quasi su misura e in onore dello show televisivo, conosciuto come: Vice City.
ma non basta quello che stiamo dicendo. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, tante cose da ricordare, come per esempio e continuando il discorso relativo all’esser diventato un mero fenomeno mondiale, c’era un altro elemento che, nei decenni successivi, ispirò, ulteriormente, gli autori e i registi di altri telefilm che venivano prodotti in quel periodo. Un elemento che sembrava di contorno ma che invece era vitale per lo show fin dalle origini stesse, come abbiamo visto fin dal primo appuntamento con questo speciale.
A farla da padrone, dunque, oltre alle trame, oltre alle storie, oltre ai colori pastello degli abiti che gli stessi protagonisti indossavano c’era sempre quell’elemento particolare della musica, da quel mondo musicale che aveva ispirato, in prima battuta, la realizzazione della serie stessa. Nella maggior parte degli episodi vennero progettate, prima, e girate, poi, diverse scene con accompagnamento musicale.
Erano canzoni del momento, singoli che posizionati nelle parti alte delle classifiche mondiali, ma la soundtrack non era solamente composta da brani musicali di cui una divenne celebre proprio grazie a Miami Vice.
‘In the air tonight’ di Phil Collins non fu l’unica canzone, come il cantante menzionato non fu l’unica guest star che prese parte ai singoli episodi della serie. I doppi elenchi sono molto, ma molto lunghi. Anche attori che, all’epoca, non era neanche conosciuti.
Miami Vice, dunque, venne caratterizzato, come colonna sonora, da un sound elettronico e che lo fece diventare un carattere distintivo della serie televisiva.
L’autore del leggendario tema di Miami Vice era Jan Hammer. La leggenda vuole che la soundtrack venne composta in una fattoria nei pressi di New York e gli stessi produttori, a metà della prima stagione, decisero di realizzare il disco della serie tv con tutte le musiche e le canzoni selezionate ed immesse nelle scene per accompagnarle.
Il disco rimase in classifica per ben 12 settimane, mentre quasi venti anni più tardi al termine dello show televisivo, lo stesso Michael Mann, nel 2006, ripropose Miami Vice al cinema, fallendo miseramente l’obiettivo e per un motivo semplicissimo: volle portare l’azione nel nuovo millennio non intuendo, stranamente, che il pubblico voleva vedere l’omaggio agli anni 80.
In definitiva, Miami Vice ha rappresentato il lato oscuro non solo dell’America, ma anche quello del decennio medesimo in cui è stato realizzato; abbinando, sapientemente diversi elementi elencati ed analizzati che lo portarono ad essere considerato il telefilm degli anni ’80.