I ragazzi di Spalletti vincono anche contro Israele, assicurandosi il primo posto nel girone

Da oggi molto probabilmente inizieremo a portare il contro delle vittorie. Con il 2 a 1 di ieri sera qualcuno lo archivierà come un piccolo filotto di un discorso che si era interrotto tanto tempo fa. Noi, siamo ancora più cauti e diciamo che la partenza non è che solo buona, è ottima; ma stiamo ancora attenti ai facili trionfalismi: siamo primi nel girone di Nations League e al momento ci sono altre quattro partite, di cui due a ottobre e altre due a novembre. Poi scopriremo se saremo riusciti ad accedere alla fase finale di questo torneo.

Sappiamo, comunque, che neanche basterà. Perderlo o vincerlo non ha alcuna importanza, non che la Nations League non né abbia; ci vorrà un bel po’ di tempo per avere un notevole credito tra tutti gli addetti ai lavori e non solo. in fondo, la motivazione per cui è stato istituito e per eliminare le amichevoli.

Con questa competizione ci sono i tre punti e la possibilità di vincere un titolo alla fine di quelle che sarebbero, in totale, ben 10 o 11, a seconda se si devono fare degli spareggi per stabilire le ultime promosse o retrocesse.

Dunque i facili trionfalismi non ci devono essere anche per questo motivo? Perché il torneo ha meno importanza? Non proprio, ma esise ancora un altro dettaglio che ci fa stare sul chi va là: quella partecipazione al mondiale che manca da troppo tempo e questo lo sanno anche i calciatori stessi.

Veniamo da oltre un decennio in cui, indipendentemente se si poteva vincere oppure no che in questa tradizionale ed istituzionale competizione manchiamo dal 2014. La sensazione è che potremmo vincere anche un altro Europeo, ma partecipare e giocare il Mondiale è qualcosa che non si può spiegare, c’è una magia diversa. Detto questo, chiarendo non abbiamo voluto denigrare nessun torneo rispetto ad un altro, ripartiamo nuovamente dal risultato; da questo 2 a 1 che ci fa ben sperare per tanti motivi.

Queste due prime uscite della nazionale dovevano essere per forza in questa maniera. Dopo quanto visto in estate era chiaro a tutti che lo rotta doveva essere raddrizzata. Frattesi e Kean hanno lasciato intendere che la voglia di costruire e di crescere in questo gruppo c’è e non bisogna fermarsi. Le sfide non mancheranno e anche i momenti difficili in esse.

Per esempio ieri, sembra quasi una forzatura la nostra ma non lo è, la nazionale di calcio israeliana è stata più ostica rispetto a quella francese. Sussiste un paradosso in questo. Le grandi squadre tendenzialmente lasciano giocare, perché sono più sicure di sé rispetto alle piccole che, non avendo molta qualità in campo, cercano di sopperire con la mancanza, appunto di maggior efficienza tecnica, con un impegno maggiore. Difatti era proprio quello che stava succedendo ieri a Budapest.

Siamo stati attenti e vigili, anche se abbiamo corso qualche rischio, ma questo fa parte del gioco. Da quando è stato inaugurato il nuovo biennio c’è un’altra sensazione che vogliamo svelarvi. È una suggestione e chissà semmai si rivelerà tanto azzeccata: la difesa. È vero che tra Francia ed Israele abbiamo preso due reti, ma anche vero che il reparto difensivo sembra muoversi in maniera sicura, senza troppe sbavature.

Anche qui, logicamente, i paragoni si sprecano e anche in questo caso commetteremmo degli errori; senza nulla togliere ai vari Buongiorno, Bastoni, Gatti e Di Lorenzo, seppure quest’ultimo non stia attraversando ancora un buon momento di forma in Nazionale. L’impressione è i centrali, che siano nella difesa a tre o nella classica formazione con il reparto difensivo a quattro, ci sono e gli si debba dare il tempo di crescere.

Persino il centrocampo pare aver trovato la quadra: Ricci e Tonali sono da considerarsi una garanzia, Frattesi come attaccante aggiunto, per non parlare di Dimarco, il quale sulla sua fascia di competenza fa un po’ come vuole lui. è vero, stiamo parlando di loro come dei veri e propri fenomeni, non lo sono ancora; ma nessuno può dire che se vengono fatti crescere nel modo giusto, giocando con una certa continuità non potrebbero migliorarsi?

La domanda che tutti quanti ci stiamo facendo, oltre a questa e la cui risposta arriverà con il tempo, è ovviamente questa: andremo ai Mondiali? Lo ripetiamo sempre, fino alla noia, perché gli italiani vogliono vedere la nazionale nel torneo che abbiamo conquistato quattro volte nel corso della nostra storia calcistica. Per il momento ci sarebbe da affrontare ancora il Belgio, in casa a Roma il prossimo 10 ottobre; per poi affrontare nuovamente la Francia, Israele e lo stesso Belgio nelle gare di ritorno del gruppo 2.

A questo punto cosa ci rimane da fare? Attendere giusto un mese. Attendere che il circo delle nazionali ritorni e ritorni nel modo giusto. Per adesso Luciano Spalletti rimane ancora alla panchina del cosiddetto ‘Club Italia’, per il momento sta allontanando tutte le ombre che potevano insidiarlo, indipendentemente dal nome.

Col senno di poi anche la nostra prospettiva, anche la nostra visione è stata rivista. È normale e logico voler le sue dimissioni dopo quanto era accaduto lo scorso 29 giugno a Berlino; ma al tempo stesso lo è anche la sua intenzione di rimanere in sella alla Nazionale per dimostrare che quello che avevamo visto non era la sua. Era ancora quella pallida copia che ogni tanto si affaccia durante i momenti bui e di ricostruzione.

D’altronde, semmai ritorniamo indietro nel tempo, anche di quaranta anni, scopriamo e ricordiamo dei tonfi clamorosi: nel 1984 non ci presentammo in Francia per gli Europei; in Messico, nel 1986 e da Campioni del Mondo in carica, fummo eliminati agli ottavi proprio dai francesi. Sei anni più tardi, dopo la cocente sconfitta in semifinale di Italia ’90 non andiamo agli Europei di Svezia del 1992, vinti poi dalla Danimarca. Quatto anni più tardi, Euro 1996 in Inghilterra, venivamo eliminati ai gironi.

Nel 2002 veniamo buttati fuori dall’arbitro Moreno per favorire i padroni di casa dei coreani e poi, dopo il trionfo del 2006, a partire dal 2008 e fino al 2024 abbiamo collezionato solamente figuracce. A parte il 2016 e, appunto, il 2021.

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