In questa seconda parte l’intero album del 1984: The Works

In quel 1984 i Queen si riprenderanno alla grande, tenendo fede al titolo di quello che rappresenterà il loro undicesimo disco: The works. I lavori, dunque, le varie sessioni di registrazioni produrranno, i loro frutti, frutti talmente positivi che permetteranno alla band inglese di conquistare diversi dischi di platino, d’oro e di diamante in tutto il mondo.

Se, da un lato e come fosse prevedibile, la leggendaria fusione di synth e rock pop per la celeberrima Radio Ga ga, tale stile, seppur modificato, funziona anche per gli altri brani che Freddie Mercury e compagni decidono di inserire nella tracklist ufficiale. Si, proprio così: perché in verità i quattro erano talmente pieni di idee che sarebbero anche potuti uscire con un doppio album in quell’anno.

Se, come abbiamo visto, con la seconda traccia, condivisa ieri come prima rispetto alla vera traccia d’apertura del disco, la già citata ‘Radio  Ga ga’, era chiaro che per proseguire su quella falsariga serviva un altro brano altrettanto aggressivo e accattivante per continuare a riconquistare i vecchi fan e, perché no, a conquistarne di nuovi. Dunque, il possente ritmo martellante di ‘Tear it up’ alla ‘Will you will you rock’ era servito allo scopo.

Con la terza traccia, It’s Hard life’, sembra che i Queen vogliano placare gli animi, farli riposare, con un’attenta riflessione attraverso il testo scritto dallo stesso Mercury con tanto di musica orchestrale, tipica, degli album degli esordi, la quale instilla una malinconia non drammatica ma speranzosa, grazie al refrain ed il coro. Non a caso, questa canzone, per bocca di Brian May qualche anno più tardi, It’s Hard Life è la preferita dello stesso frontman dei Queen.

Si procede con una quarta traccia che riporta tutti quanti indietro di trenta lunghi anni, considerando dal periodo di pubblicazione del disco. Un periodo indissolubilmente contrassegnato sia dal rock e sia dal rockabilly. Soprattutto in quest’ultimo genere lo stesso Mercury sembra trovarsi molto a suo agio nella canzone intitolata ‘Man of a Prowl’. Un pezzo che, se ascoltato nella nostra epoca, verrebbe tranquillamente scambiato per un brano degli anni ’50 e non propriamente del decennio 1980.

E siamo alla quinta traccia, sempre rock, sempre pop ma che riprende, in via indiretta, alcune sonorità di Radio Ga Ga e per alcuni versi anche leggermente più tecnologica; a tratti quasi sperimentale. Il titolo è ‘Machines’.

Per quanto riguarda le ultime quattro non seguiamo l’ordine stabilito nel 33 giri. Chiaramente lo scoprirete fra poco il motivo esatto. Quindi riprendiamo la nostra analisi dalla settima canzone che è intitolata: Keep Passing The Open Windows.Canzone scritta, sempre dallo stesso Freddie Mercury, l’anno precedente come colonna sonora di un film diretto da John Irving, The new hotel. La stessa frase che attribuisce il titolo al lungometraggio sarà ripetuta molte volte durante le varie scene.

Proseguiamo con la bella ballata che chiudeva l’undicesima raccolta di inediti, un brano che il cui strumento è la sola chitarra suonata da May. Il testo venne scritto sia Mercury che Mary dopo aver visto un servizio al telegiornale che parlava della povertà nel continente africano. Il titolo? Is this the world We Created? Una frase interrogativa eloquente e che non ha alcun bisogno di traduzione e di un’ulteriore spiegazione.

Dalla nona torniamo indietro fino alla sesta e in questo caso la memoria si riattiva. Di tutti, s’intende; persino di coloro che non sono avvezzi a collezionare i dischi dei Queen: con I want to break free. Una canzone pop resa celebre, soprattutto, dal video in cui i quattro componenti della band erano travestiti da donne. Un brano, scritto da John Deacon, che diventerà, nel corso dei decenni, un vero e proprio evergreen; per non dire, anche, cavallo di battaglia del repertorio degli stessi Queen.

Non proprio evergreen, non proprio cavallo di battaglia ma ugualmente famosa che finì per comporre la colonna sonora di un famosissimo film anni ’80, il cui resto delle canzoni saranno presenti, però, nel disco successivo. Il film in questione, cult per quel decennio, era ‘Highlander’ e la canzone: Hammer to fall. Non ve la ricordate?

Aperta con un potente e muscoloso riff di chitarra, Hammer To fall, sembra essere un affare tra Mercury e May. Infatti, se si ascolta attentamente il singolo ad un certo punto pare che il frontman pare fare una chiamata al chitarrista per il ritornello.

A quaranta anni dall’uscita del disco, The Works può essere inteso come il lavoro del riscatto dei Queen. Forse non proprio un capolavoro nella sua essenza, ma capace di attirare grazie a quelle tre o quattro canzoni che spiccano su tutte. Citarle, lo ammettiamo, è pleonastico. Eppure, rimarcare il fatto che la stessa Radio Ga Ga, insieme a ‘Want Yo Break Free, Hammer to fall e Is this the world We Created?’ sono delle piccole gemme incastonate nella storia dei vari generi della musica rappresentati in questa raccolta di canzoni appare non propriamente scontato.

Era un’epoca in cui lo stesso frontman della band continuava a portare avanti una vita fatta di eccessi, una vita sfrenata che lo porterà, purtroppo, a non sparire dalla circolazione, per quanto riguarda le apparizioni pubbliche e i concerti che i Queen avrebbero dovuto tenere nel corso degli anni successivi. Freddie Mercury verrà a conoscenza della sua reale condizione tra gli anni del 1985 e il 1986. Dunque, solamente due anni più tardi a questo incredibile successo che rilanciò, per alcuni versi, la carriera dei Queen.

La malattia, la reale tragedia che lo stesso Mercury iniziava a vivere, venne resa ufficiale solamente tre anni più tardi, proprio quando uscirà il secondo disco oggetto di questo reportage, ‘The Miracle’. Anche in quell’occasione il long play sarà composto da canzoni interessanti, evergreen e soprattutto trascinata da una canzone in particolare che, al momento e per ovvi motivi, non vi sveliamo.

Per chiudere questa seconda parte, che rappresenta quasi una sorta di giro di boa di questo particolare appuntamento dedicato a Mercury, è rappresentato dalla condivisione del filmato che riguarda lo spezzone del Festival d Sanremo del 1984, quando i Queen cantarono in playback.

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