Ultima parte con lo speciale interamente dedicato allo storico e leggendario telefilm dedicato all’Incredibile Hulk

In via definitiva per descrivere questa leggendaria serie televisiva dell’Incredibile Hulk potremmo trovare tre aggettivi che risulterebbero utili per questa analisi. Eppure, per non rendere troppo schematico il discorso o addirittura appesantirlo, sarebbe più giusto soffermarsi dunque, dopo quanto sostenuto attraverso le prime due parti di questo speciale, tre elementi dai quali non si può prescindere in nessuno caso.

Tre elementi che hanno contribuito a rendere celebre nel corso dei decenni questo telefilm e che, oltretutto, l’hanno anche contraddistinto rispetto ad altre versioni televisive sempre dedicate ai supereroi: si parte con l’elemento on the road, per poi passare a situazioni molto vicine alla realtà e, in ultima analisi, una melodia struggente che chiudeva ogni singolo episodio.

Con ciò non vuol assolutamente dire che non esisteva il lieto fine, al contrario. La malinconia, la drammaticità e l’amarezza erano tutti stati d’animo ricorrenti per descrivere la tragedia che viveva il protagonista principale, attraverso la musica composta da Joe Harnell, come ricordato precedentemente.

Lo schema di ogni episodio era il seguente e, allo stesso tempo, anche semplice: David Bruce Banner giungeva in una qualsiasi città o in una qualsiasi piccola cittadina degli Stati Uniti, con la speranza di trovare una cura definitiva al suo problema; durante la sua permanenza nel luogo in cui era appena giunto, anche per riposarsi dal lungo viaggio a cui era costretto a fare da una destinazione all’altra, si ritrovava sempre in situazioni in cui le persone che incontrava era finite in grossi guai. Una volta scoperto meglio e nel dettaglio il guaio non si tirava mai indietro nell’aiutarli, forse anche ben conscio del fatto di portare dentro di sé l’essere verde che tutta l’America stava cercando.

Per essere presici le stesse situazioni, quando diventavano troppo pericolose, venivano risolte proprio da Hulk, che salva non solo lo stesso Banner ma anche le persone inizialmente minacciate dai pericoli imminenti. L’apparizione del gigante verde costringe lo stesso David Banner a fuggire dalla città o cittadina in cui si era nascosto temporaneamente per evitare d’incrociarsi, dopo l’avvistamento del misterioso essere verde, con il cronista del National Register il cui scopo era quello di portare avanti il suo scoop giornalistico.

Banner, dopo aver salutato chi aveva tirato fuori dalle situazioni di pericolo, si allontanava dal posto dove aveva dimorato per un po’ di tempo accompagnato dalle note della melodia di Harnell. Si allontanava sempre con la speranza che nella prossima destinazione potesse finalmente trovare la cura di cui aveva tanto bisogno. Il suo continuo fuggire da una parte all’altra degli Stati Uniti d’America era legato anche ad un altro: secondo Jack McGee lo stesso Hulk, durante la fine dell’episodio pilota, avrebbe ucciso due persone: lo stesso David Banner e la sua collega, Elena Marks, che lo stava aiutando di nascosto per le esposizioni ai raggi gamma.

La prima stagione, dopo i due pilot andati in onda per la prima volta nel novembre del 1977, iniziò ufficialmente il 10 marzo del 1978 per poi concludersi il 31 maggio sempre dello stesso anno. Il secondo pilot andò in onda il 27 novembre dello stesso anno ed è avuto un primo passaggio televisivo solamente dieci anni fa ed in lingua originale. Seguirono, a sua volta, altri quattro cicli di episodi e in tutte le stagioni le avventure dello sfortunato supereroe erano per lo più legate ad importanti tematiche sociali. Rispettivamente la seconda stagione era composta da 23 episodi; così come la terza; la quarta di diciotto episodi, mentre la quinta, le più breve, da solamente sette episodi.

Come detto la serie finì nel maggio di quarantadue anni fa, ma la voglia di raccontare altre storie o comunque altre avventure non abbandonò mai non solo l’autore dello show televisivo, ma anche lo stesso Bill Bixby. Tra il 1988 ed il 1990 vennero realizzati altri tre film per la televisione che poserò fine, in maniera drammatica, la serie sul gigante verde.

Nemmeno in quel caso la voglia di riproporlo venne meno. Purtroppo, la malattia, un cancro alla prostata, e la morte successiva, che colpì Bill Bixby il 21 novembre del 1993, fece naufragare in maniera definitiva il progetto e da quel momento in poi di Hulk se nè parlò solamente anni dopo: dalla prima storica trasposizione cinematografica sul grande schermo diretta dal regista Ang Lee.

A distanza di ben quarantasette anni ciò che rimane di quell’esperienza televisiva non è solo il ricordo di una serie televisiva che, per la prima volta, usava un eroe per ragazzi per parlare, e forse anche analizzare seppur in maniera semplice, alcune problematiche sociali, lanciando, così, dei messaggi sia diretti che indiretti. Rimane la capacità di umanizzare in maniera umile e semplice un ‘mostro’ fuoriuscito, in malo modo, da un uomo che più che incutere terrore salvava le persone che incrociava sulla propria strada e, al tempo stesso, non riuscendo mai a salvare sé stesso a causa della frustrazione che si portava dentro per quanto gli era accaduto anni prima.

D’altro canto, chissà se lo stesso Stan Lee si aspettasse un successo planetario in questo modo. Un successo che rilanciò il personaggio, donandogli un’attenzione diversa da parte della stessa critica e da parte anche di quei giovani che all’epoca seguivano le serie tv. infatti, il vero motivo per cui le prime due trasposizioni cinematografiche hanno miseramente fallito è proprio a causa di questo show televisivo.

Uno show televisivo innovativo per molti versi. Potremmo anche bestemmiare in questo senso e che i fan di una certa trilogia non se la prendano a male, considerando che nella prima parte di questo speciale l’abbiamo anche menzionata. Kenneth Johnson, non tanto per lo stile, semmai per la qualità che si può ritrovare in ogni episodio, contestualizzando anche e soprattutto l’epoca in cui è stata realizzata, ha anticipato di molto i tre film di Christopher Nolan interamente dedicati ad un altro supereroe, della scuderia Dc Comics Batman.

Si potrebbe benissimo sottolineare che si alzò il tiro con questa serie televisiva. Chissà quanto gli stessi autori, registi e attori ne fossero consapevoli. Anche se a distanza di decenni è facile adesso parlare, non sempre ci si rende conto di come un lavoro ben fatto diventa sempre complicato riproporlo in un certo modo; soprattutto in un’epoca totalmente differente dalla precedente.

https://www.youtube.com/watch?v=TzMSfaNXYZg

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