Il Campione del Mondo di Spagna ’82 morì per un incidente d’auto in Polonia il 3 settembre del 1989

Era una domenica di campionato, proprio come questa; all’epoca vigeva la contemporaneità delle partite, non come oggi con il classico turno definito ‘spezzatino’. Tutti quanti con le radioline, tutti quanti con la schedina in mano, rigorosamente giocata e con la speranza di aver fatto, almeno ‘12’, per non dire ‘13’ che, sempre all’epoca, rappresentava il massimo della vincita. Era la stagione calcistica 1989/90.

Quella che ci avrebbe accompagnato verso i mondiali di calcio, i nostri mondiali. Quelli casalinghi, persi poi in semifinale, ma questa è un’altra storia. Un periodo storico in cui il nostro calcio la faceva da padrone sia in Europa e sia nel mondo; un periodo in cui nel nostro calcio era impreziosito dai vari fuoriclasse. Calciatori che ancora oggi idolatriamo quando, magari, sentiamo un paragone un po’ troppo stonato tra le due diverse ere calcistiche.

Era, dunque, la prima domenica di settembre e tutti quanti in un modo o nell’altro trascorrevano il pomeriggio magari ancora in villeggiatura, come al mare o montagna; chi era riuscito a ritagliarsi un ulteriore fine settimana di relax nonostante il ritorno al lavoro, sempre con la radiolina incollata alle orecchie o accesa e chi, magari aveva preferito, il classico e tradizionale pranzo domenicale a casa propria o di parenti per poi seguire le partite.

Le partite, quel rituale che in un modo o nell’altro univa, soprattutto quando poi c’era da attendere, dalle 18.00 in poi, la leggendaria trasmissione ’90° minuto’ condotta dall’altrettanto Paolo Valenti.

In quel giorno di festa il programma della seconda giornata di serie A prevedeva queste sfide: Bologna – Inter; Cremonese – Cesena; Fiorentina – Genoa; Lecce – Atalanta; Milan – Lazio; Napoli – Udinese; Roma – Ascoli; Sampdoria – Bari e Verona – Juventus; la seconda giornata di quello che era l’88 campionato di calcio di serie A, il cui fischio di inizio si era già fatto sentire anticipatamente, rispetto agli anni precedenti, il 27 di agosto del 1989.

Le grandi come il Milan di Gullit e Van Basten; l’Inter di Matthaeus e Klinsmann e il Napoli di Diego Armando Maradona erano partite forti con risultati che già lasciavano intuire chi si sarebbe lanciato verso la contesa finale. Alla fine di quella seconda giornata, con le sfide ricordate sopra, i risultati regalarono non qualche sorpresa rispetto alle classiche attese.

Ma in fondo ci stava, il classico calcio d’agosto era passato da una settimana e, nonostante i calciatori non erano così oberati d’impegni come oggi, ci stava anche che alcuni club steccassero durante le prime giornate di campionato; un po’ come sta accadendo trentacinque anni dopo.

Una delle squadre che sembrava partire con qualche difficoltà era la Juventus, all’epoca, allenata da Dino Zoff. L’1 a 1 in casa contro il Bologna non aveva soddisfatto critica e tifosi. D’altronde, dalla ‘Vecchia Signora’ ci si aspetta sempre tanto. Nel senso che è una squadra ‘condannata’ a vincere sempre anche quando le poche volte che lo stesso trionfo non riesce ad essere conquistato. In quella domenica d’inizio settembre i bianconeri scesero al Bentegodi di Verona travolgendo i padroni di casa con un perentorio 4 a 1.

La doppietta del futuro eroe delle notti magiche di Italia ’90, Totò Schillaci, insieme a Fortunato e Marocchi, con gol della bandiera di Iorio per veronesi, sancirono che la festa era tutta bianconera o almeno doveva essere così. Quel giorno, Dino Zoff, non aveva con sé in panchina il suo vice, nonché compagno di tante battaglie calcistiche vissute in campo, con le scarpette e pantaloncini, e non ancora in panchina in giacca e cravatta come in quell’occasione.

L’allenatore in seconda, come un tempo si chiamava, era Gaetano Scirea, da una vita in forza alla Juve come calciatore e anche come ex giocatore. Si era ritirato ufficialmente nel maggio del 1988 e senza neanche rifiatare decise subito di immergersi nella sua nuova avventura.

Scirea, leggendario numero 6 bianconero e leggendario giocatore della Nazionale italiana di calcio con la quale vinse, sette anni prima, il Mondiale di Spagna del 1982, era in missione per la società juventina. Mancavano solamente una decina di giorni al primo appuntamento con le coppe europee, rappresentate all’epoca, dalla Coppa Uefa, oggi Europa League; dalla Coppa delle Coppe; oggi Conference League e dall’allora Coppa dei Campioni, oggi Champions League.

La sua missione era quella di andare a visionare i prossimi avversari, in Coppa Uefa, ripetiamo, ed esattamente per i Trentaduesimi di finale, i polacchi del Gornik Zabzre. In quegli anni era naturale, per un viceallenatore spostarsi per periodi così lunghi, visto che, come al giorno d’oggi, non sussisteva la possibilità di visionare tutto direttamente dal web o comunque dai social, che non esistevano.

In fondo doveva essere una domenica come le altre. La Juve che aveva fatto risultato pieno in quel campo che veniva comunemente definito ‘La Fatal Verona’, lo sarà paradossalmente e ufficialmente, ma per un’altra squadra del Nord: il Milan di Arrigo Sacchi, non sapeva ancora nulla di quello che sarebbe accaduto. Durante il viaggio accadde una qualcosa che non venne subito reso noto, non solo perché non esistevano i canali all news come oggi, internet e quindi i social, ma anche i tempi stessi per far veicolare la notizia, rendendo edotti i lettori, i radioascoltatori e i telespettatori erano più lenti rispetto ad oggi.

Gaetano Scirea era a bordo della Fiat 125 che lo avrebbe portato ad osservare i prossimi avversari della sua squadra. Non era lui al volante. Con lui viaggiava anche l’allenatore della squadra polacca, che fungeva da traduttore. All’inizio si pensò ad una manovra avventato, come un sorpasso un po’ troppo azzardato e la macchina. Invece no, la 125 sulla quale viaggiava venne urtata da un furgone. Il punto che l’urto non era poi così, ma nel portabagagli dell’auto, a quanto si dice, c’erano delle taniche di benzina e fu subito l’inferno.

La notizia della morte raggiunse, per primi, i giocatori e Dino Zoff durante il viaggio di ritorno della trasferta di Verona; solamente in tarda serata, oltre alle 22.40, orario in cui prendeva il via la nuova puntata della storica trasmissione ‘La Domenica Sportiva’ il leggendario Sandro Ciotti, con in studio Omar Sivori e Marco Tardelli, quest’ultimo compagno sia di squadra e di nazionale di Gaetano Scirea, comunicò agli italiani la terribile notizia.

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