Il cinema di oggi è davvero grande così come quello di un tempo?

Nello sviluppare questo speciale, che in realtà tanto speciale non è, semmai è un approfondimento su un tema, o meglio, su una parte di cinema che il giornale ha affrontato, semmai, raramente, ci siamo posti il quesito se fosse cosa buona e giusta non solo realizzarlo e, per alcuni aspetti, anche pubblicarlo. Non che abbiamo paura di dire ciò che pensiamo, non a caso questa lunga riflessione trova spazio, anche nella rubrica ‘Parole Schiette’, ma perché il giornale andrebbe un po’ controcorrente rispetto a tutti coloro che sembrano essere indirizzati verso un’altra direzione.

Oltre al collega Marco Bonardelli, la miccia che già ci stava facendo entrare nella mischia l’aveva accesa il buon Francesco Favino, il cui talento non si discute, soprattutto dopo averlo visto ed ammirato in alcuni ruoli, in cui affermava, lo stesso attore, in occasione dell’uscita dell’attesissimo biopic su Enzo Ferrari, anzi si lamentava del fatto che la produzione americana, realizzando un film su un protagonista indiscusso della nostra storia, non venisse scelto un attore italiano.

Oltre a ciò: rincarò la dose, forse non avendo neanche tutti i torti, in merito al fatto sulla spigolosa questione del cosiddetto Politically Correct in cui un attore dell’etnia di appartenenza dovesse interpretare il ruolo indicato dal copione. Nel senso che: Enzo Ferrari era italiano, quindi doveva essere interpretato da un italiano e non da un attore di origine cubana che si era fatto conoscere nella trilogia sequel di Star Wars, Adam Driver. Ma ci sarebbe di più, per poi tornare alle parole di Favino in un secondo momento.

Questo di più è rappresentato anche da una dichiarazione o comunque da un ragionamento esternato da un altro pezzo da 90 del nostro cinema italiano: Elio Germano, il cui talento, al pari di quello di Favino, non si discute in nessun caso. Germano in un video apparso qualche anno fa affermò, senza mezze misure, sulla tematica incassare al botteghino che, per lui, non era poi così tanto importante che un’opera non incassi l’importante è che si realizzi.

A questo punto vi state chiedendo voi, cari lettori, del perché siamo andati a prendere, non tanto a caso, questi due esempi neanche tanto lontani nel tempo fra di loro? Semplice, perché anche noi stiamo cercando di sviluppare un ragionamento non tanto sulla bravura dei nostri interpreti, quanto sulla valenza, scusateci il termine, delle nostre opere che giungono sul grande schermo.

In effetti, se avete ben notato, nel nostro giornale non abbiamo mai e poi mai parlato dell’attuale cinema italiano. Si, è vero: abbiamo parlato raramente anche di quello del passato, di quel passato così ingombrante, la cui grandezza è talmente evidente che impossibile affermare il contrario.

Dunque, cosa in verità vogliamo affermare con questa considerazione che sembra, anche se non è nostra intenzione porla su tale piano, una sorta di sentenza della Corte di cassazione che il cinema italiano attuale è veramente grande così come si vuol far credere? Veramente riesce nell’intento di accontentare tutti i gusti dei vari palati fini cinematografici? Qualcuno risponderebbe subito ‘si’ senza mezzi termini.

Eppure, c’è qualcosa che non quadra precisando, tra l’altro, che non bisogna buttare via tutto e senza fare, come al solito, tutta un’erba un fascio. Però, in questo momento storico lo stesso cinema italiano è carente di vari generi che, in periodi storici precedenti, lo hanno caratterizzato e che gli hanno permesso di conquistare tanti ammiratori nel resto del mondo che, anni dopo, sono diventati apprezzati registi anche qui da noi.

Non è un caso che, ai grandi nomi del cinema americano o comunque internazionale, quando gli poniamo la domanda ‘quale regista apprezzi di più del cinema italiano’ dalla risposta fuoriescono sempre gli stessi nomi? Federico Fellini, in primis, Sergio Leone, a seguire, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica e via discorrendo. E i nuovi? Ecco, dove vogliamo andare a parare.

Quelli citati sono tutti del passato, del cinema attuale, non è che non se ne salvi nessuno, ma è come se non venissero considerati a parte un solo regista, che può piacere o meno, ma è, di fatto, l’unico che riesce ad avere un respiro internazionale rispetto agli altri: Paolo Sorrentino.

A questo punto torniamo a quello per cui si era lamentato Pierfrancesco Favino, ovvero del perché, nel biopic su Enzo Ferrari, non c’era neanche un attore italiano nel cast per un film, tra l’altro, girato anche in Italia. Uno smacco bello e buono aggiungeremmo noi, senza mezzi termini. Ma c’è un però e quando c’è un però significa che sussiste qualcosa di non proprio positivo. Un dettaglio che lo stesso attore, in maniera del tutto involontaria, ha dimenticato.

Torniamo alla classica domanda che di solito noi giornalisti rivolgiamo ai pezzi grossi del cinema internazionale: quasi registi apprezzi di più del cinema italiano? La risposta ve l’abbiamo riportata precedentemente. Dunque, rimanendo nel periodo storico dei nomi italiani, citati sempre precedentemente, a questo punto bisognerebbe effettuare anche un’altra domanda: quali sono gli attori che più ti piacciono del cinema italiano? A quel punto la risposta sarebbe questa: Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Sophia Loren e qualcun altro che in questo momento ci sfugge.

Ci sarebbe un altro dettaglio da non sottovalutare e da tenere bene a mente. Gli ultimi nomi che abbiamo menzionato sono di attori che, a loro tempo, in quella determinata epoca, hanno forgiato il cinema italiano con le loro performances sul grande schermo e, per di più, svariando di ruolo in ruolo. Come hanno fatto, giustamente, seppur in maniera differente, sia Pierfrancesco Favino che Elio Germano.

Il punto sarebbe ancora un altro. negli anni d’oro del nostro cinema esisteva quello che comunemente viene definito ‘Star System’. Ora, con questa espressione, tipicamente americana cosa s’intende? S’intende, nel mondo del cinema, l’organizzazione pubblicitaria, tipica dell’era hollywoodiana, che presiede alla creazione ed alla promozione dei divi. Ebbene, questo sistema il cinema italiano attuale lo possiede?

Ai tempi di Federico Fellini, Sergio Leone, Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica; di Alberto Sordi, di Marcello Mastroianni, di Sophia Loren, di Vittorio Gassman e mettiamoci anche Gian Maria Volontè si, esisteva. Dopo cosa è successo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *