Da oggi inizierà la convention del Partito Democratico che incoronerà ufficialmente Kamala Harris per il prossimo 5 novembre 2024
Da quando Joe Biden, l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America, tra la fine di luglio e l’inizio di questo mese aveva ufficializzato il tanto richiesto passo di lato, i paragoni si sono addirittura sprecati. Chi, questa rinuncia a lottare per il secondo mandato l’aveva vista un po’ come le clamorose dimissioni di Nixon, nell’agosto di cinquanta anni fa, come ricordato nel secondo reportage dedicato a Rad To Usa; altri, invece e forse più logico l’accostamento, alla rinuncia che fece l’allora Presidente Lyndon Baines Johnson in quell’infuocata primavera del 1968.
Scatenando la corsa, all’interno dello stesso Partito Democratico, a tentare di succedergli alla Casa Bianca. Alla fine, sappiamo tutti, che storicamente la spuntò lo stesso Nixon, del Partito Repubblicano. Il parallelismo, da un lato, è fattibile solo per qualche dettaglio: la Convention, per esempio. È pur vero anche che avremmo dovuto prima realizzare un serie di appuntamenti giornalieri che chiarissero meglio la procedura di elezione del Presidente degli Stati Uniti, con lo scopo di esplicare la prassi insieme al linguaggio tecnico. Di sicuro non mancherà occasione e, ve lo diciamo fin da subito, avverrà molto presto.
Dicevamo, dunque, che il parallelismo, da un lato, è fattibile con quanto accadde cinquantasei anni prima, visto che a rinunciare fu sempre un Presidente democratico, dopo aver quasi terminato il primo mandato e che, tra le altre cose, la convention si svolgeva a Chicago, proprio come quella si stava svolgendo in queste ore, a partire da oggi 19 agosto 2024 e fino a giovedì 22 di questa settimana.
Quattro giorni in cui, a meno di ribaltoni e sorprese improvvise, Kamala Harris dovrebbe, in via ancor più ufficiale, essere la candidata alla Presidenza degli Stati Uniti per il Partito Democratico e scontrarsi contro Donald Trump il prossimo 5 novembre. Anche se le tempistiche erano già state formalizzate quando pubblicammo il primo speciale su ‘Road To Usa 2024’.
Nonostante tutto, l’attesa sarà mitigata dal primo faccia a faccia organizzato per il 10 settembre prossimo, vigilia del ventitreesimo anniversario dell’11 settembre 2001. Oltre a questa data, anche in questo caso, a meno di ulteriori sorprese, i due candidati avrebbero concordato per altri due dibattiti senza specificare, al momento, i periodi esatti in cui avverranno. Si suppone, quasi sicuramente, che dovrebbero svolgersi tra la fine di settembre o per tutto il mese di ottobre.
Torniamo, però, al 1968 per ricordarvi cosa però successe dal giorno della rinuncia del Presidente Johnson, avvenuta il… del 1968? Il 16 marzo dello stesso anno, vedendo la strada ormai sgombra dall’ostacolo Johnson, Bob Kennedy, ex Procuratore dello Stato di New York, ex Ministro della Giustizia sotto la presidenza di suo fratello, John Kennedy e Senatore sempre dello Stato di New York decise di candidarsi alla Casa Bianca sperando di continuare quello che stava facendo suo fratello, assassinato il 22 novembre del 1963.
Poche settimane più tardi, il Reverendo Pastore Protestante, nonché Premio Nobel per la Pace, Martin Luther King venne assassinato a Memphis, nello Stato del Tennesse, da James Earl Ray. In quella stessa notte la rabbia dei neri montava sempre di più ci fu un’unica persona capace di placare la loro ira: lo stesso Bob Kennedy con queste parole che noi andiamo a condividere da Youtube. Immagini che vi abbiamo riproposto più volte attraverso i nostri articoli, in occasioni dei vari anniversari del tragico attentato del Lorraine Motel.
Due mesi più tardi, quando ormai era chiaro a tutti che ad assicurarsi la nomination presidenziale all’interno dello stesso partito che aveva rinunciato per correre per il secondo mandato e non solamente sull’onda emotiva di quanto accadde quattro anni e mezzo prima, Bob Kennedy, la sera del 5 giugno del 1968, vigilia del ventiquattresimo anniversario dello sbarco in Normandia, stava festeggiando, in diretta nazionale, la vittoria ottenuta nelle primarie del partito.
l’ultima sua frase, pubblica s’intende, fuori: adesso andiamo a vincere a Chicago. Ecco, questa città dello Stato dell’Illinois, in quest’ultimo periodo, in quest’ultimo mese, è stata più volte chiamata in causa per vari motivi storici; anche quando, lo scorso 13 luglio Donald Trump era stato vittima di un attentato alla sua vita. Un evento che non accadeva, durante le elezioni presidenziali, proprio da quella doppia infuocata, primavera ed estate, del 1968.
Coincidenze? Forse sì o forse no; anche se cercare di paragonare l’attentato del Senatore Kennedy a quello di Trump non è che sia proprio il massimo, indipendentemente dal fatto che chi sia il più amato e il più odiato fra i due. In fondo, il famoso termometro politico, miscelato a quello della storia, parla chiaro ancora oggi e crediamo, anche noi, al di là delle prese di parte chi sia, appunto, il più amato fra i due.
Sta di fatto, comunque, che Trump cercherà di varcare la soglia di Pennsylvania Avenue per la seconda volta, d’altronde gli spetta in base ad un principio prettamente costituzionale. I processi, gli scandali, le inchieste dell’Fbi e il modo che con cui incitò la folla in quel 6 gennaio del 2021 non lo hanno, in alcun modo, scalfito.
Si ripropone dunque, un po’, la sfida che avvenne nel 2016: all’epoca c’erano proprio Donald Trump contro l’ex first lady Hillary Clinton. Gli Stati Uniti venivano dagli otto anni di Barack Obama e a quanto pare le cose non andarono bene. Trump vinse quell’elezioni cavalcando il malcontento del popolo americano.
Molti, addirittura, diedero la colpa a gente che non aveva studiato, senza rendersi conto che era il fallimento della stessa politica a determinare quel risultato. Otto anni più tardi, dunque, siamo al punto di partenza quasi; nonostante molto è cambiato. Ma, come avete visto, anche in questo caso abbiamo esulato dal tema principale che è, di fatto, non ancora quella che sera la sfida tra Trump ed Harris.
No, semmai un parallelismo, tra presente e passato, tra la convention di Chicago di questa epoca, di quest’anno, con quella del passato, con quella del 1968, la quale non fu solamente legata alla morte di Bob Kennedy, luogo in cui lo si attendeva per ricevere la nomination presidenziale, ma perché venne interrotta da un piccolo gruppo di persone che voleva fermare la guerra in Viet-Nam.