Con l’ultimo appuntamento chiudiamo con la canzone estiva per antonomasia: Sapore di Sale di Gino Paoli

Ci abbiamo riflettuto molto su quale canzone concentrarci per chiudere questa prima serie di appuntamenti, interamente dedicati a ‘I tormentoni Estivi’. Nella nostra selezione cadeva su due opzioni. La prima era quella che ci permettesse di proseguire il nostro discorso seguendo l’ordine cronologico dei decenni; la seconda, invece, ci riporta indietro nel tempo. Non negli anni ’90, negli anni ’80. E nemmeno negli anni ’70.

Ma bensì in un periodo che viene considerato come il decennio per antonomasia. Perché, in fondo, possono passare gli anni, trascorrere i decenni ma alcune canzoni, legate a periodi storici molto particolari, saranno per sempre immortali. È il caso di questa altrettanto particolare canzone estiva del 1963; si, proprio i mitici e leggendari anni ’60.

Un’epoca, un decennio, un periodo storico mai e poi mai dimenticato e che ancora oggi ci appare come qualcosa di edulcorato; alle volte anche troppo e per tanti eventi storici che si sono susseguiti proprio in quei lunghi dieci anni. Ma torniamo alla musica, quella che fa ancora sognare generazioni e generazioni di ascoltatori delle sette note.

Dunque, la canzone di oggi, per molti, è considerata, quasi sicuramente, quasi come un inno estivo addirittura. Esagerazione da parte nostra? Forse sì o forse no. Ma sta di fatto che il successo di questo brano fu talmente tale che, anni dopo, ispirò anche una serie di film che porta lo stesso titolo; opere cinematografiche realizzate negli anni ’80. Un ventennio più tardi, diciamo.

Il primo film vide, come attori protagonisti, Jerry Calà e Christian De Sica e avete capito a cosa ci stiamo riferendo. Un singolo, dunque, che non avrebbe alcun bisogno di presentazioni e la cui leggenda, della sua nascita o ideazione, come meglio preferite, risalirebbe alla voglia, così sembra, di isolamento dello stesso autore. In effetti, ascoltando bene la canzone, questa sua intenzione è talmente palese anche se l’isolamento non è proprio in maniera totale.

Lo stesso autore si è immaginato in una casa che si trova su una spiaggia deserta e con il leggiadro suono delle onde nelle sue orecchie e nei suoi occhi. Si immaginava comunque davanti al mare. “Un flash, un lampo di luce, uno stacco dalla realtà come dovrebbe essere una vacanza, che significa un allontanamento dalle abitudini consolidate”. In fondo è proprio quello che desiderano tutti gli italiani anche in questa epoca.

Ma quelle che abbiamo riportato furono le parole con le quali il cantautore genovese esplicò il concetto che aveva sviluppato in uno dei suoi brani più celebri e famosi della storia della musica italiana: Sapore di sale. Ovviamente l’autore stesso e il cantante è il cantante genovese Gino Paoli, che in quel lontano 1963 ci regalò un capolavoro senza tempo.

Attenzione, però: dobbiamo fare una precisazione doverosa per evitare che qualcuno, ancora oggi, possa fare confusione. Il titolo del brano, dunque, è ‘Sapore di sale’, mentre la serie cinematografica era intitolata ‘Sapore di mare’, ovvero la seconda parte dell’incipit e ritornello della canzone di Gino Paoli.

Tutti la conosciamo, dunque. Tutti l’abbiamo cantata e anche distrattamente, magari proprio su una spiaggia con qualche ricordo che ci sovviene nella mente. Impossibile non considerarla parte anche di questa estate 2024. Negli anni ’60 c’era il boom economico italiano e il Nostro stesso Paese era da quindici anni fuori, come tutto il resto del mondo, dalla tragedia del secondo conflitto mondiale.

Un’epoca diversa, per non dire un’altra dimensione. Il singolo fu un successo stratosferico già a partire da quel torrido luglio di quell’anno. Certo, ci aveva lasciato qualche mese prima Giovanni XXIII° e John Kennedy sarebbe stato assassinato qualche mese più tardi, ma si respirava un’aria diversa. Un’aria di speranza, supportata dalla convinzione che il peggio, fortunatamente, era veramente passato, al contrario di oggi che sembra che siamo sempre in procinto di una nuova e possibile catastrofe. Tempi diversi e tempi che non possono essere analizzate in questa sede, prettamente musicale.

Il testo, come avete letto cari lettori, nella sua essenza non ha alcun bisogno di ulteriori interpretazioni. Semmai andassimo oltre con le parole alimenteremmo la classica operazione che ha per sinonimo il termine di pleonasmo. Invece, basta dire che le parole usate da Gino Paoli sono semplici come la melodia di accompagnamento.

Lo stesso cantautore racconta di una tipica giornata al mare, dove un uomo prende il sole in spiaggia libero da ogni pensiero. La sua compagna si tuffa in acqua per poi uscire e andarsi a sdraiare vicino a lui, ecco perché in precedenza abbiamo specificato la sua solitudine non era proprio totalmente completa; tutto ciò mentre le ore e i giorni estivi trascorrono pigri fino al termine della bella stagione.

La base musicale è il frutto della magica costruzione degli accordi che si ripetono senza mai e poi mai stancare e nella parte centrale si può lasciarsi prendere dal dolce suono del sassofono ad opera di Gino Barbieri. Per gli arrangiamenti? Beh, per chiunque non lo sapesse questa veramente è una di quelle chicche che ve la ricorderete per tutta la vita: dell’unico ed indimenticabile Ennio Morricone. Si, avete letto non bene, ma benissimo. Il Maestro delle colonne sonore dei film di Sergio Leone.

In quell’estate del 1963, però, Vittorio Salvetti non aveva ancora ideato la manifestazione musicale conosciuta come il Festivalbar, la cui prima edizione giungerà solamente nell’agosto dell’anno successivo. Tra le tante canzoni concorrenti ad essere la canzone regina, ‘Sapore di sale’ si ritrovò a giocarsi il titolo, tra le tante, con ‘Stessa spiaggia, stesso mare’. Un brano di Piero Focaccia e dal tenore più allegro e spensierato; molto, ma molto festivo.

Ma ancora: Se mi vuoi lasciare di Michele; Fatti mandare dalla mamma, leggendaria canzone di Gianni Morandi; Ritornerai di Bruno Lauzi e tantissimi altri ancora. Allora, senza perdere ulteriore tempo, andiamo ad ascoltare, chiudendo questo primo reportage sui tormentoni estivi, qui sotto non solo per riscoprire questa canzone estiva, quasi per eccellenza, ma entrare nella dimensione dei mitici anni ’60, che per alcuni di noi sono sconosciuti anche se, attraverso i racconti dei nostri nonni e dei nostri genitori e come se li avessimo vissuti anche noi in qualche modo.

LA REDAZIONE DI FREETOPIX MAGAZINE VI AUGURA A TUTTI QUANTI VOI BUON FERRAGOSTO!!!

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