In questo terzo appuntamento passiamo ad un tormentone dell’estate 2001
La prima volta che ricordammo questo brano fu un paio di anni fa scarsi; esattamente dopo il ‘Supermonday’ musicale del 16 agosto del 2023 in cui ‘La canzone del lunedì’, in quell’occasione, ampliò il suo raggio d’azione analizzando e ricordando le rispettive carriere di Elvis Presley ed Aretha Franklin, per poi tornare nei ranghi più classici per proporre proprio il brano di oggi. Quello che vi poteva regalare, si sperava, un po’ di adrenalina per potervi mettere in condizione di affrontare i nuovi sette giorni. ci riuscimmo anche in quell’occasione.
Anche in questo terzo appuntamento per la serie di reportage dal titolo: ‘I Tormentoni estivi’, ovvero le canzoni che hanno contraddistinto le estati precedenti, ci ritroviamo a parlare di un singolo estivo che stranamente, però, la data di pubblicazione a cui bisogna far riferimento cade, addirittura, oltre la fine della bella stagione. Si, perché l’album in cui è compresa questa canzone ha visto la pubblicazione il 25 settembre del 2000. Esattamente sette anni più tardi a What is Love. Come potete ben notare stiamo cercando di mantenere, in questo reportage, una sorta di successione temporale. Ma torniamo sulla canzone, partendo da un titolo in particolare ‘We are The Ark’. Vi dicono qualcosa le ultime due parole? Non crediamo al momento.
Comunque, i ‘The Ark’ erano un gruppo musicale svedese, nato oltre trenta anni fa e scioltosi una prima volta nel 2011, per poi ricostituirsi nove anni più tardi in occasione di una nuova tourneé e da quattro anni sembrano ancora in attività. A fondare la band di genere prettamente Glam Rock e Pop Rock ci pensa il cantante e pianista Ola Salo. Nel progetto rientrano il chitarrista e cantante Jepson, il bassista Leari e dal batterista Martin Rosengrdten. Era l’agosto del 1991.
Il titolo menzionato in precedenza, però, rappresentava, strano a dirsi, il loro primo vero album di debutto nel mondo della musica. Si, proprio così: esattamente ben nove anni più tardi alla fondazione ufficiale, dopo una lunga gavetta. Di genere Glam Rock, come detto; e si tratta di un tipo di rock che andava per la maggiore nel decennio 1970. Il cd, apprezzato da critica e pubblico, era composto da ben dodici canzoni; tra cui una in particolare che divenne il tormentone estivo, almeno in Italia, nell’estate del 2001.
Prima di svelarvi il titolo della canzone in oggetto della nostra analisi, andiamo ad indicare le altre undici tracce: Hey modern days; Echo Chamber; Joy Surrender; Ain’t too proud to bow; Bottleneck Barbiturate; Let your body decide; Patchouli; This sad bouquet; Angelheads; Laurel Wreath; You, Who Stole My Solitutide.
A questo punto quale è il titolo della canzone in oggetto del nostro terzo appuntamento? ‘It’s takes a fool to remain sane’, eccolo qua; e il brano venne pubblicato, esattamente, il 30 novembre del 2000, dunque due mesi più tardi dalla stessa uscita del disco di appartenenza. Fu un successo strepitoso e in Italia batté la concorrenza di molte altre hit straniere ed anche nostrane.
Difatti, anche oggi, non dobbiamo dimenticare l’inserimento, dello stesso brano, nella compilation del tradizionale Festivalbar, edizione di quello stesso anno, chiaramente. Di quella manifestazione musicale si trattava una delle ultime edizioni.
Ma andiamo a scoprire, prima, gli altri pezzi di quel periodo estivo, per poi soffermarsi sull’origine di questo particolare genere musicale a cui la canzone appartiene, il Glam Rock, per l’appunto. Allora gli artisti con i loro singoli erano: Vasco Rossi con Ti prendo e ti porto via, Siamo soli e Stupido Hotel; Pino Daniele: Sara e Mareluna; Raf con ‘Infinito’; Zucchero ‘Ahum’ e Baila; Alcazar, Crying at the discoteque; Eros Ramazzotti, L’ombra del gigante e Fuoco nel fuoco; Geri Halliwell, It’s Raining men e Scream if you you Wanna Go Faster; Stereophonics, Have a nice day e tanti altri.
Veniamo, dunque, al Glam Rock. Il nome deriva dal particolare tipo di abbigliamento, glamour, inteso come un look curato, colorato e vistoso. Ed era un sottogenere del Rock nato tra il Regno Unito e nelle grandi città americane, su tutte New York e Detroit. Deriva da diversi sottogeneri del rock medesimo: quindi dal Rock & Roll, dall’Hard Rock; Pop Rock; Garage Rock e Bubblegum.
La band svedese conquistò nel corso di quella stagione musicale, quella datata 2000/2001, diversi grammy e in Italia, tra l’altro, venne inserito anche nella top 10 dei singoli più venduti degli ultimi quattro mesi; giungendo alla quarta posizione il 13 settembre dello stesso anno. Agli Mtv Europe Awards ottenne, persino, il riconoscimento come canzone dell’anno.
Come qualsiasi brano che si rispetti anche per questo venne realizzato, per l’occasione, un videoclip. Nel filmato si vede il leader del gruppo, Ola Salo, mentre intona la canzone, camminare prima sotto ad una metropolitana e poi per le strade di una città, mai specificata; per poi suonare la parte finale della canzone sulla terrazza di un grattacielo.
Prima di lasciarvi alla visione del video, bisogna spendere due parole sul significato del testo; del messaggio che gli autori hanno voluto lanciare a chi ascolta il brano. Tralasciando il sound ritmato, le parole intonate danno vita ad un mero sfogo di liberazione per una vergogna avvertita. Leggendo il testo, in base ad una prima impressione, sembra scorgere la tematica della libertà sessuale.
Invece no, il significato è ancora ben più ampio e abbraccia tante situazioni di vita. Gli autori invitano ad andare oltre alle paure che ci possono pervadere e bloccare per il timore, appunto, di essere giudicati.
Come, per esempio, di avere qualche chilo di troppo, di seguire strade ed ambizioni differenti rispetto alla massa, di pensarla liberamente senza essere etichettato a causa della superficialità della gente. Insomma, un bel messaggio sociale per una canzone che, solo in apparenza, sembra possedere abbastanza superficiale. Invece gli autori voleva dire qualcosa usando la classica musica commerciale la quale, in quei primi anni del nuovo millennio, iniziava ad essere un po’ troppo bistrattata.
Come per Sandy Marton e Haddaway, anche per il gruppo musicale degli The Ark non gli è riuscito di replicare lo stesso successo ottenuto nell’estate del 1993.