Dieci anni fa si spegneva tragicamente il Genio Naturale di Robin Williams

Abbiamo iniziato così e quello che avete appena visto doveva essere solamente una delle tante puntate di Happy Days, serie leggendaria che giusto in questo 2024 festeggia un duplice anniversario molto speciale. Dicevamo, dunque, che doveva essere una puntata come le altre, con tutti personaggi pronti a far sognare i telespettatori americani e di tutto il mondo. Si attendeva Ricky Cunningham e la sua famiglia, si attendevano i suoi amici, si attendeva il mitico e leggendario Fonzie e suoi pollici alzati, con la classica espressione ‘Hey’. Nessuno, però, poteva immaginare l’impensabile. In fondo ogni battuta è prevista dal copione. Ogni gesto da fare davanti alla macchina da presa era prevista dalla sceneggiatura e dal regista di turno.

Nessuno, dunque, aveva previsto l’imprevisto. È vero, sembra un gioco di parole riuscito male ma che rispecchia la realtà di quello che accadde in quel set televisivo in cui, dalla prima puntata, era stato allestito il salotto di casa Cunningham. Sulla scena c’erano Ron Howard, Ricky Cunningham per l’appunto, e Fonzie, Henry Winkler. Entrambi avrebbero dovuto facilitare l’ingresso in scena di un nuovo personaggio. Di quei personaggi secondari e che vanno e che vengono e che non sono fissi all’interno della storia principale. Tutti quanti, ripetiamo, si aspettavano le tipiche movenze di Fonzie e la timidezza di Ricky. Invece i due personaggi si ritrovarono ad essere messi da parte da un uragano inatteso.

Da qualche tempo si stava facendo strada un talento particolare della recitazione. In quell’episodio doveva apparire vestito nel ruolo di uno strano alieno con indosso solo una tuta rossa. Ma non era quello, era altro: era il suo modo di intendere e mostrare quello che sarebbe stato un buffo visitatore proveniente dallo spazio. Talmente buffo che per una volta i due attori protagonisti furono messi da parte. Non era mai successo fino ad allora e non accadde più per il resto delle stagioni avvenire di Happy Days. Era l’anno 1977 ed era la terza stagione per lo show televisivo creato da Garry Marshall.

Un anno più tardi, quello stesso personaggio bizzarro, particolare, totalmente improvvisato e fuori dal comune anche come alieno trovò spazio in una serie televisiva tutta sua, per una sorta di spin – off della serie madre. Il personaggio si chiamava Mork e le sue storie, le sue avventure, vennero trasportate dagli anni ’50 alla fine degli ’70; per poi concludersi all’inizio degli anni ’80. Il titolo della serie: Mork & Mindy.

Per quanto riguarda l’interprete? Nessuno si aspettava che sarebbe diventato non uno ma il miglior improvvisatore del mondo. Nessuno si aspettava che ci avrebbe regalato le più belle storie della storia del cinema. Nessuno si aspettava che ci avrebbe fatto ridere e commuovere, per poi farci piangere in un giorno anonimo di dieci anni fa.

Il suo nome era Robin McLaurin Williams, conosciuto meglio e semplicemente come Robin Williams. Nato a Chicago il 21 luglio del 1951, presso l’ospedale St. Luke, Robin Williams è stato tante cose nel mondo del cinema. È stato un alieno, come detto; braccio di ferro, uno speaker radiofonico, un iconico professore di un college fin troppo conservatore, un rivenditore di auto, due volte medico, Peter Pan, un marito che cerca la propria moglie nei meandri dell’inferno. E ancora: una tata che tutti vorrebbero, un improvvisato Presidente degli Stati Uniti d’America, un robot che voleva capire la vita e tanto altro ancora. Certo, abbiamo menzionato solo i ruoli positivi, ma negli anni della sua carriera si dedicò anche a ruoli negativi.

Ma è anche vero che ne abbiamo dimenticati altri in questo lungo elenco. Non vi preoccupate, però; li ricorderemo tutti, ma proprio tutti in questo che è il primo vero appuntamento con il reportage interamente dedicato a lui. Come sempre, comunque, andiamo con ordine ripartendo dalla sua data di nascita; ripartendo da quel 21 luglio del 1951 che il cinema dovrebbe ricordare sempre, ogni anno. Suo padre, Robert Fitzgerald Williams, lavorava alla Ford Motors, mentre sua madre, Laurie McLaurin Smith, era una modella di Jackson, nello Stato del Mississippi. Una volta trasferitosi in California, Robin manifestò la Sua voglia di studiare teatro, subito dopo aver lasciato la facoltà di Scienze Politiche.

Il trasferimento da Chicago a Los Angeles, della famiglia Williams, avvenne nel 1967. Prima di quella che poi si rivelerà essere la sua scelta di vita, Robin comunque conseguì il diploma di liceo. Una volta lasciata la facoltà di Scienze politiche, in seguito, tornò lungo la East Coast per coronare il suo sogno di diventare attore si iscrisse alla prestigiosa Julliard School, in cui ebbe come insegnante l’attore John Houseman. Non solo.

Durante quel periodo, durante la Sua formazione, lo stesso Robin ebbe la fortuna di dividere la stanza con un’altra futura stella del cinema mondiale ma, anche lui, dal tragico destino: Christopher Reeve. Il futuro Superman degli anni ’70 e ’80.

La loro sarà amicizia vera, soprattutto quando uno dei si troverà in grosse difficoltà. Ma di questo ne parleremo più avanti. Robin Williams, dunque, alla Julliard School affinò il suo dono naturale dell’improvvisazione con la tecnica dei mimi. Purtroppo, non piacendogli troppo tale tipo di tecnica se n’è torno nuovamente in California, questa volta a San Francisco per intraprendere la vera carriera teatrale. Siamo tornati, più o meno, al punto di partenza: quando nel 1977 Robin Williams esordì in tv nella scena del telefilm appena menzionato. Eppure, in quello stesso anno prese parte anche ad altri show televisivi: tra cui il Richard Pryor Show e la serie La Famiglia Bradford. Si trattava, in quest’ultimo caso di comparsate.

Osservando bene la sua carriera, l’anno 1977 si potrebbe dire che non lo vide solamente apparire in TV, tra programmi e telefilm; anche il grande schermo gli iniziò a concedere una piccola possibilità. Il mondo del cinema, appunto. A partire dallo stesso anno, fino a 9 anni più tardi, ovvero nel 1986, lo stesso Robin Williams prese parte, anche con piccoli ruoli, a diverse pellicole. Soprattutto con una che gli avrebbe potuto regalargli, quasi nell’immediato, una piccola consacrazione: quella dedicata al personaggio di Braccio di Ferro, nel film omonimo del 1980; risultando, purtroppo, un fiasco colossale. Consacrazione che giunse sette anni più tardi. Ma a questo ci arriveremo presto.

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