Mini-speciale interamente dedicato alla The Voice degli anni ’80-90 Whitney Houston

Sono trascorsi ormai dodici lunghi anni da quando la musica perse una delle più belle voci e una delle più belle stelle lucenti che fino a quel momento erano apparse nel firmamento musicale. Una voce, la sua, suadente, dolce e potente, apprezzata da tutti ed entrata nel mito, definitivamente, nel 1992 per la colonna sonora di un film che da qualche anno ha compiuto i suoi trenta anni: Guardia del Corpo, con Kevin Costner. Stiamo parlando della ‘The Voice’ al femminile e che lo stesso Franck Sinatra, da lassù non se la prenda a male, se si trova a dividere tale titolo con super talentuosa e cantante Whitney Houston.

In questo mini-speciale non ricorderemo solamente la sua figura, la sua vita e i suoi successi, ma ci soffermeremo su un paio di canzoni. La prima è strettamente connessa alla rubrica interamente dedicata agli anni ’80, Forever 80s, la seconda è quella ‘I will love you always’ citata poco fa, ma di questa canzone ne parleremo più avanti.

Nata il 9 agosto del 1963 a Newark, nello Stato di New York, la Houston è stata riconosciuta per l’immenso talento vocale e per il soprannome, attribuitole da un’altra grande personalità afroamericana dello star system americano Oprah Winfrey, The Voice. Lo stesso riconoscimento musicale venne, qualche anno più tardi, attribuito anche a Frank Sinatra.

Il suo esordio risale al 1977, a soli 14 anni quando esordì una prima volta come cantante di sostegno per il singolo della Micheal Zagler Band, Life’s a party. I suoi genitori si chiamavano John R. Houston ed Emily Drinkard Houston, il nome di quest’ultima, molto probabilmente vi dirà qualcosa. Era conosciuta nell’ambiente musicale con il soprannome di Cissy ed era cantante soul del gruppo The sweet Inspirations, un gruppo che fungeva da appoggio per i cantanti del calibro di Elvis Presley ed Aretha Franklin, non proprio due pivellini, come si dice in gergo.

Le abilità vocali di Whitney vennero notate subito, tant’è vero che si pensò di farla esordire già in quegli ultimi anni finali del decennio 1970. Fu solo nel 1981 che venne messa sotto contratto dalla Tara Productions in via del tutto ufficiale. Fino a quel momento aveva anche partecipato ad un singolo come voce in sottofondo e lavorato anche come modella. Due anni più tardi partecipò come voce solista e ancora come voce di supporto, addirittura, per Jermaine Jackson, fratello di Micheal e membro dei Jackson 5.

Ormai il suo nome si era sparso e un biennio più tardi, nel 1985, fece il suo esordio con il suo primo album in assoluto. Per quanto riguarda la sua consacrazione dovette attendere ancora due anni più tardi grazie al suo secondo long play. Se il titolo del primo album fosse stato semplicemente ‘Whitney Houston’, il secondo sarebbe bastato solamente il suo nome di battesimo: ‘Whitney’. Dal 1985 fino al 1992 furono sette lunghi anni bellissimi, ricchi di successo, culminati con la partecipazione cinematografica nel 1992, supportata dalla stupenda colonna sonora.

In seguito, l’immagine della ragazza perbene, quella della porta accanto per intenderci, lasciò spazio ad un’altra persona che faceva continuamente tardi nello studio di registrazione e, di conseguenza, i vari concerti venivano rinviati o cancellati. Incominciarono a girare brutte voci sul suo conto. Voci che, anni più tardi, vennero confermate. Purtroppo, la cantante faceva uso di sostanze stupefacenti e nulli furono i tentativi per salvarla. Era ormai una questione di tempo.  

La sua fine giunse l’11 febbraio del 2012 in una camera d’hotel di Beverly Hills. La causa della morte sarebbe stata l’annegamento causato da un infarto. A dare l’allarme fu il suo ex marito, Bobby Brown, che non la sentiva rispondere al telefono da un po’ di tempo. Qualche anno prima si fece largo addirittura la voce Bobby Brown la picchiasse. Durante un’intervista fu la stessa cantante ad affermare il contrario e che ciò accadde una sola volta.

Non solo, si vocifera sempre che fu lo stesso Bobby Brown ad iniziarla alla droga, oltre, come detto, a subire qualche atto di violenza. Si potrebbe dire, addirittura, che la vicenda di Whitney Houston ricorderebbe, in via del tutto indiretta, quella di Tina Turner. Solo che La Regina del Rock si salvò per poi lasciarsi quasi all’inizio dell’estate scorsa.

A questo punto passiamo alla musica, di quella musica che sarebbe un classico brano del lunedì. Di quelli che scuotono chiunque per affrontare il primo giorno della settimana; cosa che facciamo proprio in questo primo giorno della settimana datata 5 agosto 2024 per omaggiare, celebrare e ricordare la cantante più premiata nella storia della musica. Come abbiamo precedentemente, Whitney Houston nel decennio 1980 vide un periodo felice e di successi. Nel 1987 uscì il suo secondo long play intitolato solamente, si fa per dire, con il suo nome battesimo.

‘Whitney’ comprendeva 11 tracce, di cui cantata in coppia con sua madre. Nella tracklist ne era presenta una che la lanciò, in modo definitivo, nell’olimpo delle sette note l’artista afroamericana: I Wanna dance with somebody (Who loves me) che, precisamente, era anche la prima traccia del disco.

Il testo venne scritto dal duo musicale conosciuto come Boy Meets Girl, ovvero da George Merrill e Shannon Rubicam. L’intenzione era quella di proporre la canzone a Whitney, facendo ascoltare la cassetta con la demo al produttore della casa discografica Clive Davis. Se quest’ultimo non avesse accettato, il singolo avrebbe fatto parte dei dischi dei ‘Boy meets girl’; aggiungendo che non solo la storia della musica anni ’80 sarebbe cambiata ma anche la carriera, stessa, di Whtiney avrebbe avuto un’altra direzione.

Fortunatamente Davis accettò e la Houston dimostrò di raggiungere l’estensione vocale sulla nota ‘do’. Il singolo esordì nelle radio il 2 giugno del 1987 e in classifica, nella Billboard hot 100 per intenderci, ci entrò il 27 dello stesso mese, rimanendo per tre lunghe settimane. Nel 1988, Whitney Houston, per questa canzone ottenne ben tre premi: un Grammy Award come miglior interpretazione vocale pop femminile; un american music award come miglior singolo pop/rock; un garden state musica award per il miglior video musicale.

Il sound dance pop del singolo dimostrò ulteriormente l’enorme capacità della cantante di adattarsi a qualsiasi genere di musica, nonostante da un punto di vista naturale fosse portata per il soul ed il gospel.

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