Imperdibile appuntamento musicale con le migliori cover della storia della musica

E siamo giunti alla fine di questa trilogia. Terz’ultimo appuntamento con le cover che, comunque nella sua essenza, non sta in nessun caso a significare, che sarà l’ultimo in tutto e per tutto. Questa è solo una prima trilogia, ma più avanti. dunque, se due giorni fa abbiamo sfiorato, con la cover di Summertime Blues, il biopic del 1987 dedicato alla sfortunata figura di Ritchie Valens, oggi andiamo a ricordare il suo successo più grande.

Si, proprio così: anche lui divenne famoso per una canzone non sua, per una ballata che nessuno conosceva, in primo momento, ma che era estremamente popolare in una parte ben precisa del continente americano. Attenzione, ripetiamo: abbiamo detto continente americano e non la nazionale a stelle strisce.

Come ben si sa, le cerimonie matrimoniali, specie quelle che poi proseguono di fronte ad un più che abbondante banchetto, vengono sempre accompagnate dalla musica. Da che mondo e mondo è così. tradizioni dure a morire, tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. Ciò alle volte capita anche con le canzoni, come spesso abbiamo potuto appurare.

Accade la stessa cosa anche con questo brano che stiamo per ricordare. Più che un singolo è una vera icona della cultura popolare musicale, guarda la versione originale era già di per sé un canto popolare che veniva intonato, precisamente, nello Stato di Veracruz, in Messico.

Le cronache dell’epoca non ci riportano in che modo questa versione sia nata e né tanto meno del perché. ciò che si potrebbe solamente ipotizzare è di restringere il tempo in cui sarebbe stata eseguita la prima volta per poi arrivare all’anno della cover ufficiale: diciamo intorno agli anni ’40, tra la metà e la fine di quel decennio. Forse anche anni ’30 e chi, addirittura, farebbe risalire l’origine della canzone durante l’assedio dello Stato di Veracruz nell’anno 1914.

Come non conosciamo neanche il perché, alla stessa versione originale, gli è stato attribuito un titolo abbastanza particolare, attraverso il quale si fa riferimento non proprio a qualcosa di positivo. Sostanza stimolante ottenuta dalla macerazione benzoica delle foglie di coca, inducendo, tra l’altro, una sensazione di energia, attenzione e loquacità. Avete capito bene. Questa intera definizione è riconducibile ad un unico e solo nome: la Bamba.

Dunque, ‘La bamba’, a parte la derivazione del titolo, era una canzone per matrimoni, cantata durante la celebrazione dell’unione tra due persone che si vogliono bene e che hanno deciso di unire il loro percorso di vita. La storia del rock vuole, in un momento ben preciso, che il testo e la melodia di chiunque l’avesse ideata doveva rimanere entro i confini di Veracruz.

Un ragazzino, un ispano-americano, con la musica nel sangue e con la chitarra sulle spalle, si dice, che la conosceva da tempo e che ad un certo punto, trovò il modo di provare le note sulle corde della sua chitarra personale. La stessa leggenda, poi riportata nel biopic del 1987, volle che questo incontro tra la melodia e l’uomo avvenisse nel posto più impensabile del mondo: in un bordello. Basta vedere il film ‘La Bamba’ proprio del 1987.

È vero, solo per questa canzone dovremmo realizzare uno speciale a parte, uno speciale in cui nella prima parte si racconta la storia della versione originale, nella seconda parte la storia del cantante e nella terza ed ultima parte come si è arrivati al biopic con la versione dei Los Locos. Ma stiamo nell’ambito delle cover e di più, almeno per il momento non ci possiamo allargare, come si suol dire.

Sta di fatto che rischieremmo di anche non avere informazioni sufficienti per poter ricordare e riportare un aneddoto così importante nella storia della musica. Com’è che si dice: mai dire mai. Comunque, Richard Steve Valenzuela, in arte Ritchie Valens, era in procinto di terminare di incidere il suo primo vero album. Tutto in stile rock’n’roll. Insomma, era la nuova stella della musica e, forse anche un po’ esagerando, se non avesse fatto quella fine terribile avrebbe potuto esser tranquillamente considerato l’Elvis Presley degli ispano-americani.

Si, forse è vero: siamo andati un po’ troppo in là con i giudizi, seppur positivi, anche perché, purtroppo, da quel maledetto 3 febbraio del 1959 non possiamo avere la controprova di quanto detto. Sta di fatto, comunque, che gli serviva una canzone per chiudere il lato b del suo primo disco. Una sera, accompagnando il fratello in un improbabile giro in Messico, fermandosi in un bordello e non tanto per volontà sua, trovò l’ispirazione per l’ultimo brano che gli serviva.

Inizialmente, il suo manager, nonché anche discografico, era restio nel fargli cantare quella canzone visto che Ritchie Valens, fino a quel momento, si era esibito e registrato le canzoni solo ed esclusivamente in inglese. Valens affermò che poteva tentare di cantare in spagnolo, anche se altri fonti affermano che anche lo stesso Ritchie non ne fosse propriamente convinto. Imparò foneticamente il brano, dopo che il testo gli venne trascritto da una sua zia e poi il resto è storia della musica.

Quasi una trentina di anni più tardi, come ripetuto più volte, in questo articolo, la canzone viene ripresa dal gruppo musicale Los Locos per la soundtrack del film, diretto da Guy Ritchie, che prende il titolo della canzone. L’attore che interpreta Ritchie Valens, Lou Philip Diamond, durante la scena dell’esibizione in cui la canzone viene fatta ascoltare per la prima volta, canterà in playback.

Una cover, questa, la cui missione, un po’ come la canzone che abbiamo ricordato lunedì, era quella di non far perdere la memoria senza intaccare il mito e la leggenda dell’originale. Missione compiuta, si potrebbe dire. anche perché, rispetto alla versione di Ritchie Valens, ‘La Bamba’ del 1987 si piazza subito prima in classifica, contro il ventiduesimo posto della versione del cantante adolescente. Si, proprio così: Ritchie Valens morì per un incidente aereo all’età di soli diciassette anni il 3 febbraio del 1959.

A dire il vero, cari lettori, questa è una storia che non vogliamo raccontarvi, in modo particolare, nell’anno in cui si celebrano i 70 anni del rock, ma chissà, anche in questo caso, mai dire mai.

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