Con la rinuncia di Biden per il secondo mandato è ripartita la corsa verso la Casa Bianca

In questa terza ed ultima parte del primo speciale, interamente dedicato alla corsa alla Casa Bianca, come promesso, riprendiamo, seppur brevemente il discorso su Kamala Harris notando, fin da subito, che lei è, nella storia degli Stati Uniti d’America, la seconda donna che si candida per la presidenza. La seconda volta che una donna, seppur diversa, si scontra contro Trump in quella che potrebbe comunque sembrare una sorta di rivincita del 2020. Nata il 20 ottobre del 1964, Kamala Harris rischierebbe, il prossimo 5 novembre di farsi un bel regalo di compleanno, seppur posticipato di una quindicina di giorni. Californiana doc, la sua città natale è Oakland. La sua carriera politica ha inizio nel 2015, dopo essersi fatta le ossa come procuratrice della California.

L’occasione le giunse sotto un piatto d’argento quando la dem Barbara Boxer, dopo 24 anni di junior senator, ovvero chi ricopre tale tipo di carica non per molto tempo, decise di ritirarsi. Kamala tentò di occupare il vuoto lasciata dalla collega riuscendo nell’intento ma nell’anno successivo, nel novembre del 2016. Guarda caso, nello stesso mese ed anno in cui Donald Trump divenne Presidente degli Stati Uniti d’America.

Per essere eletta senatrice, la Harris se la dovette vedere contro Loretta Sanchez nelle cosiddette elezioni generali e anche lì ottenne il seggio al Senato. Da quando è diventata vicepresidente degli Stati Uniti il suo percorso giuuridico è ormai conosciuto, inteso come donna di legge, come Procuratrice dello Stato della California in cui si è imbattuta in ogni tipo di caso, dall’immigrazione e ai reati sessuali.

Una gavetta non proprio di poco conto, senza nulla togliere comunque agli che potevano essere considerati, almeno fino a ieri, gli altri pretendenti per la corsa alla nomination presidenziale. In modo particolare, oltre alla più volte citata Michelle Obama, la quale si è sempre tirata fuori in tutti i modi dalla contesa, ci sarebbero da menzionare, su tutti, Josh Shapiro e Mark Kelly, rispettivamente Governatori degli Stati della Pennsylavania e dell’Arizona.

Entrambi, fino a qualche giorno fa, erano i più papabili per cercare di scalzare la stessa Kamala e, semmai non ci fossero riusciti, di essere considerati, uno o l’altro s’intende, come vice. Soprattutto per le loro posizioni più equilibrate, secondo quanto è emerso fino adesso, rispetto a quella che è la candidata numero 1 per evitare che Donald Trump ritorni alla Casa Bianca.

È vero, su una cosa avete perfettamente ragione cari lettori e lo dobbiamo ammettere. Questo primo speciale, inaugurale per la rubrica ‘Road To Usa 2024’ e che allo stesso tempo rilancerà, come vedrete più avanti, anche altre tematiche legate agli Stati Uniti d’America, è stata scritto mentre gli eventi e le notizie si accavallano senza capire quale potesse essere, alla fine, la strada maestra scelta dallo stesso Partito Democratico per affrontare Trump.

Ciò però non significa che non ci siano stati o che non continuino ad esserci problemi anche per Donald Trump. Al momento il possibile suo vice sarebbe il Senatore degli Stati Uniti J. D. Vance, eppure da più parti, anche se in sottovoce, si profilerebbe la possibilità di far entrare nella sua amministrazione, con un ruolo di spicco ovviamente, l’indipendente candidato Rfk jr. Si, avete capito bene il figlio del Senatore degli Stati Uniti assassinato proprio in quel maledetto giugno del 1968 e il cui evento anticipava quella famosa convention di Chicago di cui vi parleremo e ricorderemo più avanti.

Al momento, lo stesso avvocato Rfk jr avrebbe più volte rifiutato i vari inviti del Tycoon manifestando la volontà, piena, di continuare da solo e riuscendo ad erodere, cosa non proprio di conto, il vantaggio dello stesso Trump. Anche Kamala Harris pare stia riuscendo in questa stessa impresa, nonostante Donald sia ancora in vantaggio in Stati chiave.

Tornando sul figlio di Bob Kennedy, vi ricordiamo che già parlammo di lui in tempi non sospetti quando, una volta tentato in maniera fallimentare le primarie del Partito Democratico, annunciò di volersi candidare come indipendente e con un messaggio ben preciso che, di sicuro, non ha lasciato indifferenti gli stessi elettori americani.

Più o mano le sue parole furono queste: non voglio rappresentare un sistema che ha mentito a voi e che ha ucciso persone a me care. Come avete potuto vedere, semmai leggere, il messaggio è forte e chiaro e, ancora, anche il riferimento lo è. Sono due le date a cui Rfk jr fa riferimento, date che il giornale, per un motivo ed un altro, ha sempre celebrato: il 22 novembre del 1963 e la notte tra il 5 ed il 6 giugno del 1968.

Date, giorni e notti in cui l’America venne traumatizzata per ben due volte, diciamo tre: per non dimenticare anche l’assassinio di Martin Luther King il 4 aprile del 1968. Traumi, appunto, che hanno anche dei luoghi. Il primo è ritenuto un luogo di valore storico, quella Dealey Plaza di Dallas in cui rimase vittima di un attentato l’allora 35° Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Il secondo era l’Ambassador Hotel, di Los Angeles, demolito nel 2006. Teatro dell’assassinio di Robert Francis Kennedy.

Dunque, quella dell’attuale Kennedy, disconosciuto, addirittura dalla sua stessa famiglia, che ha delle idee abbastanza controverse ma, ed è qui il punto quel ‘ma’, che ci impone di considerarlo e di non tagliarlo fuori dalla corsa presidenziale. A questo punto e ci verrebbe anche naturale chiedercelo: candidato indipendente per la corsa alla Casa Bianca è mai riuscito a diventare Presidente?

La storia stessa ci viene in soccorso con una risposta positiva: George Washington; ma di lui, del Primo Presidente della Storia degli Stati Uniti ve ne parleremo più avanti.

Prima di lasciarvi, dandovi appuntamento ai prossimi speciali di ‘Road To Usa 2024’, senza svelarvi quando saranno pubblicati, rimaniamo ancora nell’orbita di questo particolare ‘triangolo’ che nessuno, quasi sicuramente, aveva considerato, parafrasando il grande Renato Zero, effettuando, al momento, una valutazione dei tre candidati.

Partendo dal presupposto che Donald Trump, rispetto a quando si affacciò nel 2016, non è più da considerare come una novità ambigua, rivelatasi poi tale per alcune situazioni; considerando anche il fatto che anche lo stesso Rfk Jr potrebbe essere si una novità, ma meno ambiguo dello stesso Trump, seppur troppo mina vagante, l’unica che potrebbe esserlo sarebbe proprio Kamala Harris: una donna alla Casa Bianca, come Presidente, non c’è mai stata. Sarà la volta buona?

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