Imperdibile appuntamento musicale con le migliori cover della storia della musica

Come aprire questa settimana? Questa che si sviluppa tra la fine del mese di luglio ed il mese di agosto? Semplice: con un altro speciale musicale che terrà banco per diverso tempo. Uno speciale musicale che, nella sua essenza, è il primo vero appuntamento di una serie quasi unica che vi proporremo nel tempo e che, nelle singole pubblicazioni, abbiamo trattato non proprio sporadicamente: quello delle cover in cui, in alcuni casi, si sono rivelate essere meglio delle originali, seppur oggi si parte da una canzone, la versione originale, ha fatto storia; nonostante la cover sia di alta qualità.

Cover e brani originali, non solo, che hanno fatto la fortuna anche del cinema, inserite come pilastri della colonna sonora di appartenenza. Ce ne siamo accorti in più di un’occasione con lo stesso James Brown, per esempio; con Martha and Vandellas o addirittura Frankie Valli, tanto per citarne alcuni.

Perché in sostanza l’elenco non è lungo, è lunghissimo e attraverso questi appuntamenti speciali vi renderemmo edotti attraverso aneddoti e storie legati allo sviluppo e dell’impatto culturale che le stesse hanno avuto nei confronti del pubblico internazionale. Bando alle ciance e partiamo con il primo singolo di oggi, ammettendo anche una mancanza a FreeTopix Magazine, rispetto agli altri anni precedenti.

Facciamo riferimento alla presenza quasi classica delle cosiddette canzoni estive o tormentoni estivi in questa fase del giornale. Ci viene spontaneo ammetterlo anche grazie o causa, come meglio preferite, della scelta inaugurale di oggi. Ma come sempre andiamo con ordine e con la consapevolezza che anche questa mattina vi instilleremo un bel po’ di carica per affrontare questa nuova settimana con la canzone di oggi.

Dunque, in principio fu il tempo di Eddie Cochran nei tardi anni ’50; poi fu il tempo dei Los Locos e di Brian Gretzer durante primi anni della seconda metà degli anni ’80 in occasione del biopic di uno più sfortunati talenti che la musica rock, e la musica in generale ricordino, a tal punto da definire la sua tragica scomparsa come la cosiddetta ‘morte del rock’, avvenuta la notte del 3 febbraio del 1959.

Ovviamente stiamo facendo riferimento a Ricky Valenzuela, meglio conosciuto come Ritchi Valens, e la sua sfortunatissima parabola. Il biopic era proprio quello dedicato a lui, dall’inconfondibile titolo ‘La Bamba’, interpretato da Lou Philip Diamond. Ma su questa canzone ci torneremo più avanti. sempre in merito al film diretto da Luis Valdez, abbiamo inteso, che la nostra attenzione si sposterà su un’altra canzone. Sempre la stessa epoca di Ritchie Valens e anche questa parte risultò essere determinante per la composizione della soundtrack del film biografico.

Era il lontano 21 luglio del 1958 quando per le radio iniziarono a diffondersi le note sublimi e ritmate, attraverso accordi di chitarra che diventeranno eterni, di ‘Summertime Blues’. Una ballata nel genere indicato in cui sfociava, però, in un’altra tipologia di musica: il rockabilly, sottogenere del rock.

Brano non principale del 45 giri intitolato ‘Love again’, Summertime Blues venne scritta dallo stesso Cochran insieme al suo manager Jerry Capehart. Il testo, nella sua essenza, è molto semplice ed è di poche presente. Racconta la storia di un ragazzo, un adolescente, che durante il periodo estivo non riesce a trovare il tempo per uscire con la propria fidanzata a causa dei continui impegni di lavoro a cui deve sottostare per colpa del suo capo perché lo fa lavorare fino a tardi.

Ironicamente, nel testo viene raccontato che lo stesso giovane protagonista, pur di poter uscire con la donna della sua vita in quel momento, decide di darsi malato e di dirlo al proprio superiore, ma non serve. Ci si mettono di traverso anche i suoi genitori che gli impediscono di prendere la macchina per uscire con la sua ragazza.

A quel punto, per la disperazione, decide di recarsi persino alle Nazioni Unite per denunciare la sua situazione. Scrive al suo deputato preferito, ma siccome non può votare perché, nei fatti è ancora minorenne, non viene neanche preso in considerazione.

Quindi un testo semplice e ironico accompagnato da un sound potente e ritmato; supportato, a sua volta, dalla voce dello sfortunato cantante statunitense che morì un anno dopo a Ritchie Valens e anche lui in un incidente. D’auto questa volta. È inutile dire l’effetto che ha avuto sulle classifiche di tutto il mondo, diventando, a tutti gli effetti, un tormentone di quell’estate di fine anni Cinquanta e conquistando, con il tempo, generazioni di appassionati e non solo della musica rock, tra cui uno in particolare o almeno così dobbiamo credere o pensare.

Si, perché quasi trenta anni più tardi, in occasione del già citato biopic sullo sfortunato giovane talento ispano-americano ‘Summertimes Blues’ venne rispolverata e riproposta non proprio in versione originale, ma con un sound tipicamente anni ’80 e, quindi, ancor più travolgente dell’originale.

L’autore della versione del 1987 è un chitarrista la cui carriera si è tendenzialmente sviluppata su cover di canzone in chiave rockabilly, compreso proprio il singolo di Eddie Cochran. Nato il 10 aprile del 1959, un anno dopo alla pubblicazione della canzone e un anno prima della morte del cantante originale, Brian Setzer donerà al mondo, forse e tra le tante si sono poi realizzate nel tempo, la migliore versione di ‘Summertime Blues’.

Oltre al Setzer e a partire dall’anno 1962 sono state incise più di sette versioni differente e in tutte le salse: da quella county di Alan Jackson a quella degli Who. Nell’elenco si annoverano persino i Beach Boys che furono i primi ad inaugurarlo e ancora: i Blue Cheer, il gruppo canadese dei Rush, addirittura anche da noi un gruppo musicale si è cimentato sulla canzone di Cochran: era il 1982 quando il Gruppo italiano iniziò ad inondare le radio con ‘Ancora Summertime Blues’.

È chiaro che tutto quello che abbiamo detto su questa canzone non basta e neanche sullo stesso Eddie Cochran e Brian Setzer. In questo primo appuntamento ci siamo solamente limitati a ricordare sia la versione originale e la sua cover che, in epoche diverse e per motivi diversi, hanno conquistato il mondo rispetto ad altre versioni che sono state le migliori rispetto alle originali. Ma questa è un’altra storia.

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