Con la rinuncia di Biden per il secondo mandato è ripartita la corsa verso la Casa Bianca

Forse è la prima volta che ci capita di anticipare qualcosa o forse perché, una volta svelato alcuni degli argomenti dedicati alle presidenziali americane, avevamo già svelato, almeno in parte, quello che avevamo in mente. Da come viene eletto il Presidente degli Stati Uniti, i suoi poteri; le origini e modalità organizzative delle convention, come si vota nelle medesime e, oltretutto, quale fu la prima convention storica.

Per non dimenticare quelle che hanno segnato un’epoca, come abbiamo già ricordato nella prima parte; quella di Chicago, appunto. I vari Presidenti degli Stati Uniti che si sono susseguiti, quali sono quelli più amati e semmai quelli più detestati. Tutto questo, in verità lo avevamo già svelato nello speciale per le elezioni presidenziali del 2020 ma, in questo 2024, saranno approfondite ulteriormente tutte queste tematiche. Una per una e, sperando, di non dimenticarne nessuna.

Detto questo ritorniamo a quello che sarà, a quello che ci aspetta. Ripartiamo dalla prossima convention di Chicago, che si svolgerà, come detto, dal 19 al 22 agosto, ma che prima, sempre ricordato ieri, sarà anticipata da un voto virtuale che garantirà, almeno per quello che è emerso fino adesso, la nomination effettiva per la stessa Kamala Harris entro il prossimo 7 agosto. Ecco, tenendo a mente tutte queste date vi sveliamo il vero motivo del perché, questo speciale, è un po’ atipico rispetto agli altri fino ad ora pubblicati.

Da quanto siamo partiti lo scorso 13 giugno, ogni speciale è stato spalmato entro la giornata che chiude la settimana, la domenica per intenderci. Questo primo triplice appuntamento con ‘Road To Usa2024’ appare atipico per un semplice motivo: è iniziato di sabato, prosegue oggi di domenica e continuerà anche nella settimana che verrà e che sarà.

Questo perché, dopo tutto? dalla prossima settimana ancora, quella che avrà inizio con il giorno 5 agosto si dovrebbero chiudere proprio i tempi di votazione, seppur virtuali, in favore di Kamala Harris, partirà, in via ufficiale e da parte nostra, quindi, il conto alla rovescia: mancheranno effettivamente al 5 novembre solamente ben tre mesi e novantatré giorni alla data X.

Dunque, a questo punto cosa ci resta veramente da fare? Prima di conoscere, in via del tutto generale e senza entrare troppo nel merito, quella che è l’unica vera candidata per il 5 novembre, a meno che non ci siano altri scossoni in queste ore, e gli altri governatori i quali, nonostante hanno già dato il loro endorsement a Kamala Harris, oltre a rientrare in gioco, aspirano, comunque, alla poltrona da vice – presidente, sarebbe meglio spendere almeno due parole su quello che accade tredici giorni fa nella notte tra il 13 ed il 14 luglio a Donald Trump.

Qualcuno lo bolla come una farsa, qualcun altro ha alzato il dito contro i toni troppo alti verso di lui, dimenticando quelli del Tycoon in più di un’occasione seppur in maniera anche sibillina; senza dimenticare che quando i toni sono troppo alti, da una parte e dall’altra, alla fine la corda rischia di spezzarsi sul serio e per un semplice motivo: l’incapacità di dare, sia dall’una che dall’altra parte, risposte certe e per i motivi più disparati alla popolazione. Discorso che, per certi versi, vale anche per la nostra penisola.

Ma non tergiversiamo troppo per andare troppo oltre o comunque uscire fuori strada o, ancora, perdere il filo di quello che in verità vogliamo dire e riportare in questo primo speciale dedicato alle ‘redivive’ presidenziali americane di questo 2024.

Dicevamo di Trump e del suo tentativo di omicidio durante suo comizio elettorale durante una fiera agricola nella cittadina di Meridian, nello stato della Pennsylvania, nella notte tra il 13 ed il 14 luglio scorso, tenendo presente l’orario italiano. Una notizia che, per molti, avrebbe riportato l’America e la stessa politica americana indietro di oltre cinquanta anni, facciamo quasi sessanta anni.

Riportandola indietro proprio da quella maledetta estate del 1968 in cui avvenne l’assassinio del Senatore Bobby Kennedy e la convention per quelle primarie, ripetiamo per l’ennesima volta, svolse in quel di Chicago; con Lyndon Johnson che aveva deciso di rinunciare alla corsa per il suo secondo mandato già nel marzo di quello stesso anno.

Non solo, la memoria riporta ad un altro attentato in cui il Presidente, in carica, si salvò per miracolo: era il 30 marzo del 1981 quando l’allora Commander in chief Ronald Reagan venne raggiunto da un colpo di pistola, tra i tanti sparati dal suo attentatore, che poteva essere fatale. Dunque, un vizio mai perso quello degli americani e che non se la prendono a male.

Un richiamo comunque, per alcuni, quasi dovuto all’anno 1960 s’intende. Perché in effetti, bisogna anche essere onesti, erano effettivamente per ben cinquantasei anni che non accadeva o che comunque non si riproponeva, seppur alla lontana, una situazione del genere durante la fase tra le primarie e la convention finale. Eppure, perché per molti, invece, l’attentato a Trump viene visto come una farsa? Forse perché il cecchino ha fallito la missione? Doveva per forza fare fiasco per arrivare a definire quel gesto come non vero?

Semmai la missione dell’attentatore sarebbe andata a buon fine? Cosa sarebbe mai successo? Dopo tale atto subito lo stesso Tycoon è tornato ad essere al centro dell’attenzione, quasi come una sorta di eroe o come vittima sacrificale. Come voler quasi apparire come un martire.

Ecco, forse è proprio questa la sensazione che non convincerebbe fino in fondo su quanto è successo tredici giorni fa. Al di là di queste congetture, illazioni e ipotesi l’unica cosa che conta è al momento, soprattutto da parte nostra, è quella di non entrare in merito alle polemiche; cercando in ogni modo, quando ci saranno ulteriori sviluppi, di analizzare fino in fondo la vicenda.

Senza comunque dimenticare che vi dobbiamo ancora parlare di Kamale e dei suoi aspiranti avversari o vice per poi tornare a parlare della sponda opposta, solo in ambito storico e di mera curiosità. Solo che, al momento è come fatto notare in precedenza, più che di una sola America ce ne sono due e di visioni e prospettive totalmente differenti l’una dall’altra e che cercheremo di scoprire in questi lunghi mesi fino al 5 novembre…

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